Questa mattina,
io ed altri colleghi portavoce 5 Stelle – Giulia Sarti, Massimiliano Bernini, Eleonora Bechis e Francesco D’Uva – ci siamo recati nei pressi del Viminale per incontrare una rappresentanza dei testimoni di giustizia, che arrivavano a Roma per protestare contro il governo Renzi, per la mancata istituzione della Commissione Centrale per le speciali misure di Protezione.
Senza entrare troppo nel tecnico, vi basti sapere che questa commissione serve a dirimere ed a risolvere ogni problematica relativa ai testimoni di giustizia (che sono cittadini incensurati che decidono di denunciare la malavita organizzata e di testimoniare nei processi, mettendo a rischio la propria esistenza e quella dei famigliari) ed ai collaboratori di giustizia (che sono invece membri di organizzazioni criminali che hanno deciso di pentirsi e di fare un accordo con lo Stato, al fine di collaborare all’accertamento delle verità giudiziarie ed all’individuazione di ogni responsabile).
Dunque, i testimoni di giustizia sono cittadini onesti e coraggiosi. Un esempio da seguire e da tutelare, in un Paese come il nostro, in cui troppo spesso il cittadino è culturalmente spinto (o “consigliato”) a voltarsi dall’altra parte, a far finta di non vedere, per sopravvivere in contesti di illegalità e delinquenza cronica, dove lo stato è – o sembra essere – colpevolmente assente.
Alcune di queste persone dunque, questa mattina, hanno organizzato un sit-in pacifico davanti al Ministero dell’Interno, per cercare di spronare il Governo, e nello specifico il ministro Alfano, a fare il proprio dovere, e cioè a prendersi cura della esistenza di questi coraggiosi cittadini, che a causa del loro nobile gesto finiscono spesso per perdere l’attività lavorativa, i propri beni personali e la serenità famigliare. Questi cittadini necessitano del sostegno dello Stato (con la esse maiuscola), che viene concretizzato ed attuato attraverso la commissione centrale, ancora colpevolmente non ricostituita a tre mesi dall’insediamento del governo Renzi.
In questo contesto, nonostante i comunicati stampa diramati ieri dall’Associazione Antimafia Caponnetto e dalla comunicazione del gruppo parlamentare del M5S, nessun giornale, radio e televisione era presente oggi all’iniziativa dei testimoni di giustizia. Segno questo che, in una campagna elettorale in cui l’attenzione è catalizzata tutta dalle performance mediatiche dei leader dei partiti principali, non c’è spazio per parlare di problematiche antimafia. Ed è segno anche, come denunciamo da tempo noi del MoVimento 5 Stelle, che in questo paese l’informazione – tranne casi sporadici – non svolge eticamente e liberamente il proprio compito di cane da guardia del potere politico ed economico, ma anzi ne è assoggettata e ne tutela gli interessi.
Nonostante ciò è stata questa di oggi, per noi portavoce 5 Stelle, una splendida esperienza. Dopo il sit-in e l’incontro di una nostra delegazione con dei funzionari del Ministero dell’Interno – che naturalmente ci hanno assicurato e rassicurato che tra pochi giorni sarà operativa la commissione centrale – abbiamo trovato il tempo di fermarci per conoscere meglio, fare due chiacchiere e confrontarci con i testimoni di giustizia presenti, ascoltando dal vivo le loro storie e le loro problematiche di vita.
E fin quando ci saranno persone come queste, che mettono in gioco la propria serenità famigliare, i propri beni e spesso la propria vita per affermare un principio di giustizia e di legalità, senza fare compromessi con la propria coscienza, questo Paese avrà una speranza di risollevarsi e di sconfiggere definitivamente la cultura mafiosa, ancora insita in una parte del popolo italiano.
PS: Un ringraziamento particolare al mio collaboratore oltre che grande amico, Roberto Fontana, che ha tenuto i contatti e seguito direttamente le tematiche legate ai testimoni di giustizia. Anche se spesso da fuori non si vede, dietro ogni atto ed ogni iniziativa di un portavoce 5 Stelle, c’è un lavoro di squadra che fa la vera forza del MoVimento.
Cristian Veg Iannuzzi, deputato