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Comuni sciolti per mafia: 24 casi in 2 anni, quasi sempre giunte di destra

LA MOTIVAZIONE – “Gli investitori fuggono per colpa di questi provvedimenti”

DI GIAMPIERO CALAPÀ

26 NOVEMBRE 2022 – Il Fatto Quotidiano

La lotta alla mafia a parole, sventolando bandiere con effigi di Paolo Borsellino, è un conto; un altro conto sono i fatti e le intenzioni: introdurre paletti per rendere più difficile lo scioglimento dei Comuni per l’infiltrazione di consorterie criminali allargherebbe lo scarto tra chiacchiere e azioni. C’è un altro curioso aspetto che salta all’occhio elencando solo le più importanti delle ultime amministrazioni commissariate (in tutto dieci nel 2022 e quattordici nel 2021), cioè il colore politico, con giunte quasi sempre composte da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia o da liste civiche comunque legate al centrodestra: il 21 novembre Anzio (centrodestra), il 6 maggio Torre Annunziata (centrosinistra), il 24 febbraio Castellammare di Stabia (centrodestra), il 27 dicembre 2021 Ostuni (centrodestra), il 30 agosto Rosarno (centrodestra), il 6 agosto Foggia (centrodestra). Senza considerare il Comune di Terracina, feudo proprio di Fratelli d’Italia, non sciolto per mafia, ma con il consiglio comunale dimessosi in blocco dopo gli arresti che la scorsa estate coinvolsero anche la sindaca, poi rimessa in libertà.

Incomprensibili, poi, le motivazioni echeggiate in Consiglio dei ministri per rendere più complicato lo scioglimento per mafia, anche a fronte di quanto si legge, nero su bianco, a firma ministero dell’Interno nell’apposita relazione del 2021: “L’operato delle commissioni si è incentrato sul risanamento amministrativo, sul ripristino delle regole e del buon andamento nella gestione dell’ente; infatti, le diffuse irregolarità riscontrate, certamente ascrivibili anche alle condotte dei funzionari e dirigenti locali, hanno messo in luce una generale compromissione dell’azione amministrativa che si è discostata sempre più dai principi di legalità e di trasparenza, riflettendosi poi sulla regolarità e sull’efficienza nell’erogazione dei servizi destinati alla cittadinanza. In altri termini, è stata rilevata una diffusa trascuratezza nella tutela dell’interesse pubblico, attribuibile in parte all’operato dell’apparato burocratico ma, soprattutto, alla responsabile inerzia o alla tacita connivenza degli organi politici che, nella generalità dei casi, non hanno esercitato le funzioni loro proprie di controllo e di direzione politico-amministrativa, lasciando spazio ai sodalizi e agli interessi della criminalità organizzata”.

Sostenere che gli investitori esteri fuggano per colpa degli scioglimenti e non, casomai, per colpa delle infiltrazioni mafioso-criminali scoperte dalla magistratura, a cui consegue lo scioglimento, non è molto diverso dal sostenere che con la mafia bisogna convivere come auspicò il ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi nel 2001 (governo Berlusconi-2).

Altrettanto ardito sarebbe sostenere che un commissariamento costi troppo per le casse dello Stato, posto che democrazia e legalità hanno un prezzo. Soltanto per fare un esempio, a Foggia la cifra prevista per coprire indennità di carica e rimborsi spese della commissione fino al febbraio 2023 è di quasi mezzo milione di euro, ma nello stesso periodo il Comune pugliese in diciotto mesi avrà risparmiato più di un milione (sindaco, assessori e consiglieri comunali sarebbero costati 65 mila euro al mese), denari che potranno essere investiti a beneficio della città e dei foggiani.

Dal 1991, anno di istituzione del commissariamento per infiltrazioni mafiose, sono stati sciolti con successivo invio del commissario prefettizio in media dodici enti all’anno (da un minimo di tre nel 1995 al massimo di 34 nel 1993), per lo più Comuni ma anche aziende sanitarie o altre strutture pubbliche. Anche l’associazione Avviso pubblico chiede modifiche alla normativa di scioglimento, come già la stessa Rosy Bindi da presidente della commissione Antimafia, ma con questi obiettivi: “Sono ricorrenti i casi in cui lo stesso Ente locale risulta oggetto di plurimi scioglimenti nel corso degli anni, talvolta anche a breve distanza di tempo l’uno dall’altro. La riformulazione dell’istituto dovrebbe porsi come obiettivo primario quello di creare le condizioni perché l’attività di bonifica che segue lo scioglimento del Comune sia efficace e duratura”.

Fonte:https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/11/26/comuni-sciolti-per-mafia-ventiquattro-casi-in-due-anni-quasi-sempre-giunte-di-destra/6886677/