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Commemorazioni,la memoria,il racconto ? No,grazie,se essi non si accompagnano ad una lotta dura per la soluzione dei tanti problemi che impediscono una lotta seria alle mafie.Non stiamo per prendere per i fondelli la gente.L’antimafia seria si fa con la DENUNCIA,DENUNCIA DEI MAFIOSI E DI CHI NELLO STQTO E NELLA POLITICA LI AIUTA.Altrimenti é presa in giro.

Non è compito nostro accertare se vi sia o meno un condizionamento del voto elettorale da parte di soggetti individuali o organizzazioni malavitose.
Questo compito spetta agli inquirenti istituzionali e noi non intendiamo assolutamente svolgere al riguardo un’azione sostitutiva per la quale, peraltro, oltre a non averne titolo, non disporremmo nemmeno di risorse e strumenti.
Vogliamo però – e questo lo pretendiamo come cittadini, oltre che come Associazione antimafia – che le indagini si facciano e si facciano bene e che, una volta fatte, vengano seguite da provvedimenti giudiziari seri.
E qui nascono tutte le nostre perplessità.
Perché la nostra sensazione, stando alla realtà, è che certi fenomeni non siano affatto attenzionati e studiati.
Stiamo parlando del Lazio e, in particolare, del sud del Lazio, al confine con la Campania.
La legislazione italiana, fatta da un Parlamento composto, nelle varie legislature, anche da gente inquisita e condannata per reati gravi, non consente ampi spazi di manovra all’ Autorità Giudiziaria per sviluppare un’azione di contrasto rapida, approfondita e risolutiva.
Con la scusa di un malinteso senso di… “garantismo”, il poliziotto, il carabiniere, il finanziere, il PM impegnati in inchieste ed operazioni contro le mafie ed i delinquenti si trovano di fronte ad una serie di limiti, di difficoltà.
E questo è un aspetto.
Poi ce ne sono degli altri che sono:
1) la mancanza di cultura e di preparazione in tema di lotta alle mafie. Il più delle volte i magistrati e le forze dell’ordine presenti ed operanti nei territori non si rendono conto dei mutamenti che le mafie si sono imposti sul piano della stessa loro identità e della loro operatività.
L’azione di contrasto ancora viene condotta con un’ottica da ordine pubblico e questo è profondamente sbagliato perché il mafioso di oggi non è il comune delinquente che spesso ci fanno vedere i media. Il mafioso moderno è un parlamentare, un uomo di governo, un direttore generale, un sindaco, un ingegnere, un generale, talvolta anche qualche magistrato, un banchiere, un bancario, un avvocato, un commercialista, un notaio, un imprenditore e così via.
Gente in giacca e cravatta che gestisce capitali, che legifera, dispone, comanda.
Gente delle istituzioni che si contrappone ad altra gente delle istituzioni.
2) l’infedeltà.
Le cronache ci riportano quasi quotidianamente casi di infedeltà determinati da un sistema diffusissimo di corruzione all’interno non solo dei partiti politici ma anche e, soprattutto, nelle istituzioni dove il marciume ha raggiunto livelli inimmaginabili.
Un tale stato di cose potrebbe incidere, a nostro avviso, anche a livello di operatività del funzionario di polizia, del sottufficiale o dell’ufficiale fedeli e solerti, i quali, temendo che le loro informative potrebbero non essere prese nella giusta considerazione, non si sentirebbero incoraggiati a fare il proprio dovere.
3) l’assenza di un impianto adeguato e di risorse e strumenti necessari.
Noi stiamo insistendo da tempo sulla necessità di dotarsi di un impianto e di un’organizzazione più solidi e razionali.
Ad esempio, stiamo evidenziando due cose importanti:
a) alle Procure ordinarie vanno assegnati quei PM che, scaduto il limite massimo della loro attività nelle DDA, debbono ritornare al loro ruolo ordinario.
b) vanno istituite più DDA soprattutto in quelle regioni maggiormente aggredite dalle mafie (non riusciamo, al riguardo, a comprendere le ragioni per le quali nel Lazio, una regione dove sono concentrate tutte le mafie nazionali ed internazionali, debba esistere SOLO una DDA, quella di Roma, peraltro con personale insufficiente).
Stiamo lavorando da qualche tempo cercando di evidenziare a quei Gruppi parlamentari che si sono dichiarati disponibili ad affrontare la battaglia nelle sedi centrali istituzionali i problemi e le urgenze.
Purtroppo, abbiamo trovato ascolto, ad oggi, solamente dal Gruppo del M5S.
Gli altri non hanno nemmeno risposto alla nostra richiesta di incontrarli.
Quando noi sosteniamo a gran voce che è solo una perdita di tempo (e di soldi) organizzare manifestazioni, sfilate, commemorazioni, incontri sulla legalità se non si mettono a fuoco e si risolvono questi problemi, lo facciamo proprio partendo dalla constatazione che la lotta alle mafie va fatta in maniera diversa e non con le chiacchiere.
La lotta alle mafie la si fa, se la si vuole fare veramente, riorganizzando gli apparati operativi, investigativi e giudiziari, dotandoli di mezzi e personale esperto e fedele e incoraggiando, non demotivando, il personale che opera.
Un altro discorso delicato e complesso:
il ruolo delle Prefetture e dei Prefetti.
Ma qui ci fermiamo perché questo è il cuore dei problemi e non si può certo fare in questa sede e in poche righe.
Ma questo, ci si creda, è uno dei problemi più caldi che ci stiamo ponendo e che stiamo ponendo.
Ne riparleremo.