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Comm. antimafia per l’Alto Adige: infiltrazioni, politica assente e controlli blandi

Luca Grossi 12 Settembre 2023

Traffico di droga, infiltrazioni mafiose nelle amministrazioni pubbliche, controllo blandi, omicidi e suicidi eccellenti. Al contrario di ciò che si potrebbe sembrare è questo il profilo dell’Alto Adige che emerge da una relazione della commissione antimafia del 9 maggio 2022 in riferimento alla provincia autonoma di Bolzano.

Le attività svolte dalle forze di polizia hanno riguardato prevalentemente il contrasto al traffico e allo spaccio di stupefacenti, ai reati predatori, al contrabbando di sigarette ma anche al contrabbando di idrocarburi.

Infatti nel Trentino Alto Adige, come nel Veneto, vi è il problema delle petrolmafie, con tutta una serie di interessi che si sono spostati, da parte di assetti della criminalità organizzata, verso il settore del commercio del carburante. Oltre a questo vi sono anche numerose infiltrazioni della criminalità organizzata nel settore degli appalti pubblici.

Si legge nel documento che gli “imprenditori spesso percepiscono l’azienda mafia come un circuito economico parallelo, che garantisce la possibilità di usufruire di capitali in tempi rapidi e senza troppi vincoli o fardelli, che invece, giustamente, il mondo bancario oggi pretende dal territorio e dall’imprenditore”.

Naturalmente, vi è stata anche l’operazione Perfido in riferimento all’infiltrazione della ‘Ndrangheta nel settore dell’estrazione del porfido, detto anche ‘l’oro rosso’.

Il Commissario del Governo della Provincia di Trento, Gianfranco Bernabei ha ricordato davanti alla commissione che “l’operazione Perfido ha messo in luce che l’organizzazione criminale indagata si era instaurata in questo territorio da oltre vent’anni; quindi, aveva superato quella fisiologica resistenza, quel fisiologico pregiudizio che il settore imprenditoriale rivolge a chi arriva dall’esterno, come è accaduto nella vicenda degli alberghi alla quale ho fatto cenno e che ha acceso immediatamente l’alert. Nel caso dell’operazione Perfido, questa penetrazione radicata nel tempo aveva superato le barriere di difesa fisiologiche del territorio”.

Per questo motivo Giovanni Endrizzi (oggi ex senatore e al tempo membro della commissione antimafia) aveva detto che “questi territori, non classicamente caratterizzati dalla presenza mafiosa, si assista a un fenomeno che non è il tipico antagonismo tra l’organizzazione mafiosa e lo Stato, tra l’organizzazione mafiosa e il tessuto economico. Quindi, non c’è una sorta di competizione esterna, ma una internalizzazione, con la mafia che entra nell’economia, nelle istituzioni, nelle amministrazioni locali e, partendo da illusorie sinergie, diventa sostitutiva. In questo senso, siamo di fronte a un cambio di passo qui al Nord. Mi chiedo se non sia opportuno aggiornare la definizione di metodo mafioso, di cosa sia più precisamente la violenza o l’assoggettamento. In questo territorio non si spara o non si minaccia o non si incendia; se, però, non si trova lavoro se non a determinate condizioni; non si riceve credito se non a determinate condizioni; non si partecipa ad appalti se non a determinate condizioni; allora la violenza c’è comunque, ma ha solo sfumature diverse. Mi chiedo, in definitiva, se non sia opportuno un qualche aggiornamento normativo, perché c’è un’evoluzione in corso che mette un po’ fuori passo nel contrasto”.

Le difficoltà nell’iter investigativo, inoltre, provengono prevalentemente dalla mancata collaborazione da parte di altri Stati anche extra europei e la mancanza di input informativi da parte di dei pubblici amministratori sul territorio.

Anche il portavoce del Coordinamento lavoratori del porfido, Walter Ferrari, ha segnalato un “disimpegno dell’amministrazione precedente, guidata da Roberto Dalmonego, le cui ragioni sono illustrate nella relazione. Tale disimpegno probabilmente è dovuto all’allarme suscitato nella compagine locale dalla fuga di notizie sulle indagini in corso avvenuta nel dicembre 2019 dalla procura della Repubblica di Trento”.

L’Alto Adige non è un territorio idilliaco poiché come ha ricordato Michaela Biancofiore (oggi senatrice), “vi sono stati altri omicidi e suicidi politici eccellenti in Alto Adige, come Christian Waldner o Alexander Langer, e gente che è sparita in maniera molto particolare”.

Anche dal punto di vista dell’amministrazione della giustizia stanno avvenendo fatti inquietanti: innanzi tutto vi è una grave carenza di organico come ha ricordato il Direttore Agenzia Dogane di Bolzano, Stefano Girardello, ribadendo che “i funzionari nel frattempo vanno in pensione e non c’è ricambio“.

“Stanno passando alla Provincia anche l’Agenzia delle entrate e la Corte dei conti – ha detto Biancofiore – e questo mi fa rabbrividire. Sono già passati alla Provincia, infatti, gli uffici dell’organizzazione giudiziaria. In due terre che hanno un condizionamento così forte, il fatto che anche la magistratura contabile e la magistratura ufficiale passino sotto il controllo del potere politico, cioè chi controlla il controllore, a me fa venire la pelle d’oca, francamente”.

In ultimo ha preso la parole anche il segretario comunale di Lona-Lases, Marco Galvagni, comunicando ai commissari di aver “individuato i fattori per cui ritengo che il Trentino sia strutturalmente predisposto a catalizzare gli interessi della criminalità organizzata, sia sotto il profilo statutario, sia sotto il profilo delle normative delegate alle Province. Sappiamo, peraltro, che quello del Trentino è un terreno ricco. Nella fattispecie, il Comune di Lona-Lases, come altri, è ai vertici della ricchezza trentina, a fronte di un sistema di controlli molto blando. Inoltre, non è da sottovalutare il fatto che la frammentazione amministrativa in Comuni molto piccoli non consente di avere una struttura amministrativa in grado di garantire standard di legalità elevati in tutti i settori: appalti, verifiche contabili e quant’altro. Ad esempio, a prescindere dai possibili risvolti penali, con riferimento all’inchiesta Perfido, nell’amministrazione di Lona Lases erano direttamente presenti i fratelli Battaglia, diversamente dai comuni di Brescello o Viadana dove, se c’era infiltrazione, era comunque esterna”.

Immigrazione, mafia e Criminalità Transnazionale
È dagli anni ’70 che l’Alto Adige è stato fortemente interessato da un fenomeno di immigrazione.

Alcuni di questi soggetti, però, hanno continuato a mantenere legami con le famiglie di origine, in particolare con le comunità calabresi della ‘Ndrangheta.

Oltre a questo il territorio è interessato da fenomeni di criminalità straniera di origine magrebina, riconducibile ad alcuni Paesi dell’Est, in particolare Tunisia e Albania. Da ciò ha origine anche il fenomeno delle baby gang, ragazzi che, il più delle volte, non appartengono alla comunità storica locale, ma hanno un background migratorio.

“Si tratta di gruppi stranieri che però denotano un elevato livello di organizzazione ed elevati rapporti transnazionali. Al momento, i gruppi più attivi sono quelli albanesi, per quanto riguarda il traffico di stupefacenti, e moldavi, per quanto riguarda le attività di assalto ai bancomat” ha detto il Comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri Colonnello Raffaele Rivola davanti alla commissione antimafia in missione a Bolzano il 9 maggio 2022, presente per approfondire la situazione della criminalità organizzata nella provincia autonoma.

“Si potrebbe dire – ha poi dichiarato – che ci troviamo in un fase nella quale queste organizzazioni di stampo mafioso, alla strategia dell’occupazione per mezzo dell’intimidazione e dell’uso della forza, preferiscono una strategia di colonizzazione, caratterizzata da un minor uso della forza, sostituendo alla tradizionale metodologia più violenta degli atteggiamenti più lineari, apparentemente leciti, caratterizzati dalla dissimulazione di attività economiche o dalla prospettazione di progettualità legate agli investimenti finanziari, anche attraverso l’avvicinamento di ambienti istituzionali e politici. In questa fase sono senz’altro importanti, non solo le attività di intelligence” ma “anche l’osservazione di eventuali reati spia, che sono indicativi di questi tentativi di inserimento a basso profilo, quindi meno eclatanti e meno capaci di evocare il metodo mafioso”.

Infine il Consigliere della Provincia Autonoma di Bolzano, Diego Nicolini ha ricordato in sede di commissione che “esiste il problema della droga. Circola tantissima droga in provincia di Bolzano. Ho assistito la settimana scorsa ad un’audizione della Commissione sanità dove si diceva che Bolzano è la seconda città italiana per consumo di cocaina. Questo si può sostenere dall’analisi delle acque reflue. È seconda soltanto a Milano; in più è un traffico anche molto sostenuto”.

Freunde im Edelweiss
Ai commissari la senatrice Biancofiore aveva riferito che nel libro “Freunde im Edelweiss (scritto dal giornalista Christoph Franceschini ndr), che significa Amici nella Stella Alpina” si raccontava del “malaffare relativo a un appalto da 880 milioni per il trasporto pubblico e per la società di mobilità locale, la SAD (Südtiroler Autobus Dienst AG).

Questo libro sta facendo molto scandalo e vorrei chiedere al giornalista Franceschini se c’è un rapporto tra la SAD e una nota società editrice altoatesina”. “Quello che mi ha colpito molto nel suo libro” – ha detto – è “un passaggio che mi collega ad altri omicidi eccellenti o comunque ad altri omicidi-suicidi eccellenti, che ci sono stati in Alto Adige e che francamente mi preoccupano”.

Nel libro “si accenna alla morte improvvisa morte del padre dell’attuale assessore alla mobilità. Mi viene la pelle d’oca a dirlo, ma, a quanto emerge dalle carte riportate nel libro, questi doveva essere condizionato per quanto riguardava questo appalto. La morte sarebbe avvenuta incidentalmente, a causa di una caduta da un tetto. Secondo quanto si legge dalla documentazione di questo libro, invece, questa morte non sarebbe molto chiara; così come non è stata chiara in passato quella dell’amico Christian Waldner, che agli inizi della mia carriera politica conoscevo bene e che era un consigliere degli allora liberali di Hager; ugualmente, a me è sempre risultato molto curioso anche il suicidio del compianto Alexander Langer. Questa forse non è mafia, ma certamente crea sospetti molto inquietanti, per quanto ci riguarda e come rilevavo prima, che nella comunità tedesca, che è diversa da quella italiana o che, comunque, non ha le stesse fonti, non sia trapelato quanto segue. Un anno fa una inchiesta, davvero con profili mafiosi e che probabilmente è stata ripresa di più dai giornali di lingua italiana, si è occupata dell’affiliazione delle ‘ndrine, in un bar di via Arese, del clan italiano Papalia di Delianuova in Calabria. Come abbiamo rilevato con la Commissione, quindi, se non ci sono insediamenti autoctoni di stampo mafioso, iniziano però ad esserci infiltrazioni”.

Foto © Imagoeconomica

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fonte:https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/254-focus/97184-comm-antimafia-per-l-alto-adige-infiltrazioni-politica-assente-e-controlli-blandi.html