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COME DECADONO UNA CITTA’ ED UN TERRITORIO E SI CANCELLANO ANNI DI STORIA FATTA DI PASSIONI,TENSIONI MORALI,LOTTE,NOTTI INSONNI,PERICOLI E SACRIFICI

 

I grandi “scontri-confronti” sui grandi temi – sul “campo-boe”,foriero di morte per un’economia rispettosa delle vocazioni di un territorio; su un modello di industrializzazione e di sviluppo complessivo legati a queste; su una viabilità interna a servizio dell’agricoltura con la creazione di strade rurali ; sulla creazione e sulla difesa di un sistema di collegamenti via ferro e via mare con le grandi linee di comunicazione del Paese ; su una visione non campanilistica dello sviluppo urbanistico; sul “modello” di economia da assegnare all’ intero comprensorio e non solo alla città ; e su tanto altro ancora – sono,purtroppo,ricordi di un passato svanito ,grado a grado, nelle nebbie di un processo di penosa decadenza che si andato vieppiù accentuando con i decenni.
C’era anche qualcuno che ,sì, interpretava ,o cercava di interpretare, interessi di parte,ma ci furono anche i grandi processi ,dei quali chi scrive fu uno degli orgogliosi protagonisti,che tentarono di ripristinare un clima di moralità pubblica .
I cuori e le menti di molti – i Di Fonzo,i Denaro,i Mandolesi,i Pasquale Di Ciaccio,i Camillo Moretti,i Pasquale Di Ciaccio,gli Alfredo Bisagni,gli Erasmo Antetomaso , i Luigi Leboffe,i Tonino Cesarale,i Luigino Dell’Anno e altri ancora – pulsavano e pensavano in direzione di traguardi ben più “alti” ed “altri “di quelli da piccola bottega attuali.
Ognuno pensava a come rapportarsi ,attraverso i canali della propria parte politica,ai centri decisionali per creare sviluppo e benessere per la comunità e per attrarre investimenti di capitali “puliti”.
Ognuno si preoccupava di creare una omogeneità sociale eliminando quelle sacche di disagio e di emarginazione ,quei disequilibri fra le classi che privavano la comunità intera dell’apporto prezioso di intere categorie.
Altro che…………”rivoluzione culturale” !!!!!!!
Una metamorfosi che aveva dato dignità e ricchezza ad una città e ad un territorio afflitti da secoli da una subcultura dei “don” e delle “eccellenza”.
Un processo di crescita che nessuno é riuscito a rallentare o bloccare malgrado qualche tentativo rabbioso sfociato in denunce,espulsioni ed altro ancora a carico di qualcuno dei protagonisti.
Tutto finito,purtroppo.
Un’ eredità morale,culturale,economica creata con immensi sacrifici e buttata nei sacchi della spazzatura da chi ha operato in modo,poi, che Gaeta ed l’intero sud pontino diventassero un boccone ghiotto per orde di camorristi che ne hanno rovinato l’immagine e svilito i ruoli.
Un declino inarrestabile che si accompagna ad una mutazione anche etnica che sta cambiando i connotati di un intero territorio che si sta trasformando in una landa fatta di miserie morali e materiali.
Ed anche ,quindi,politiche.
Di cosa più meravigliarsi?
La rabbia che ti senti dentro ,di fronte a tanto disastro,é l’assenza di una qualsiasi forma di reazione da parte di un comunità che ha perso perfino la capacità di indignarsi.
Altri tempi,altri costumi,altra gente.
Una catastrofe!