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Colombia: ucciso procuratore paraguaiano a colpi d’arma da fuoco

Colombia: ucciso procuratore paraguaiano a colpi d’arma da fuoco

Jean Georges Almendras 11 Maggio 2022

Si chiamava Marcelo Pecci, aveva origini italiane. Si occupava di importanti casi legati al narcotraffico. Funzionari colombiani, paraguaiani e degli Usa al lavoro sul caso

Grandissimo stupore, e grande indignazione, ha causato in Paraguay e nel mondo l’assassinio martedì 10 maggio, in terra colombiana, del procuratore antidroga paraguaiano Marcelo Pecci, di origini italiane, in una spiaggia di Cartagena. L’attentato è stato messo a segno nella zona costiera del hotel Decamerón nell’Isola di Barú. Il Procuratore, specializzato nel contrasto alla criminalità organizzata, aveva 45 anni ed era in luna di miele. Sua moglie è una giornalista che, secondo le prime informazioni, lavorava per un mezzo di comunicazione dell’ex presidente Horacio Cartes. Il pubblico ministero invece lavorava nel distretto giudiziario del Procuratore generale Sandra Quiñones. I media paraguaiani hanno riferito che Pecci si era occupato di casi rilevanti, ed era noto nell’ambiente della magistratura del Paese per la sua capacità professionale. Al momento si ignora il movente dell’assassinio, ma si sta rafforzando l’idea che il fatto possa essere correlato alla sua attività come pm, benché non si scartano altre ipotesi di altro tenore.

In attesa della fine delle indagini, l’episodio è stato giudicato come un attentato grave contro la procura paraguaiana. Partendo da questa premessa si lavorerà per determinare eventuali legami dei sicari con elementi del narcotraffico colombiano e con narcos paraguaiani. Si cercherà quindi di definire i possibili mandanti che potrebbero riguardare i due paesi Paraguay e Colombia, entrambi travolti dal narcotraffico regionale. Sono molte le vite sacrificate nelle più diverse situazioni negli ultimi anni (principalmente giornalisti, come il nostro collaboratore Pablo Medina), ma mai – fino ad oggi – era stato ucciso un procuratore paraguaiano fuori dal territorio dove risiede, lavora e svolge le sue indagini. La moglie del procuratore ucciso ha dichiarato alle autorità ed ai media colombiani che suo marito non aveva ricevuto alcuna minaccia e che nessuno dei due sospettava una possibile agguato mortale.

La notizia si è diffusa a macchia d’olio in tutto il Paraguay. Il pubblico ministero Pecci si era recentemente sposato con la giornalista Claudia Aguilera (attualmente in stato di gravidanza), ed erano in viaggio di nozze. L’attentato è avvenuto quando Pecci e sua moglie sono stati accerchiati da sconosciuti sopraggiunti a bordo di modo d’acqua. Con rapidi movimenti due individui sono scesi dalla moto e si sono avvicinati sparando con armi automatiche, colpendo a morte Pecci, mentre la moglie è rimasta illesa. Un guardiano del posto è intervenuto e ne sarebbe uscito con lievi ferite.

Gli assassini, nel frattempo, si sono dati rapidamente alla fuga e le autorità sono sulle loro tracce.

Dal Paraguay si segnala che Marcelo Pecci indagava su casi particolarmente rilevanti, alcuni legati al narcotraffico, come quello riguardante l’Operazione ‘A Ultranza’, una delle maggiori operazioni antidroga nel Paraguay. Ma Pecci si era occupato anche del caso della morte dell’imprenditore Mauricio Schwartzman, ad opera di killer paraguaiani, che faceva parte di un’organizzazione criminale ed era sotto indagine nell’ambito di detta operazione ‘A Ultranza’.

Il pubblico ministero si occupava anche delle indagini sull’assassinio di una donna di nome Fátima Rejala, avvenuto nella città Mariano Roque Alonso. La donna aveva lavorato per il clan Insfrán, anch’esso finito sotto indagine nell’inchiesta ‘A Ultranza’.

Pecci si era anche occupato dell’investigazione sul quadruplice omicidio avvenuto a Pedro Juan Caballero, il 9 settembre dello scorso anno, dove perse la vita la figlia del governatore di Amambay, la giovane di 19 anni Hahylee Carolina Acevedo.

Considerando l’impatto sociale del delitto, e il fatto che la vittima faceva parte della squadra di lavoro del Procuratore generale Sandra Quiñones, di corrente ‘cartista’ e, ancora, che come lei era strettamente legato alla delegazione diplomatica nordamericana, le indagini procedono a 360° e non viene escluso nulla.

I vertici della polizia nazionale hanno affidato le indagini a squadre colombiane di elevato livello professionale specializzate in omicidi, che in realtà però agiscono con il consenso presidenziale; contemporaneamente una commissione di ufficiali della polizia paraguaiana sarebbe in viaggio verso la Colombia per partecipare alle verifiche. Anche dagli Stati Uniti sarebbe stata offerta collaborazione al fine di chiarire il fatto.

Nel frattempo nel Paese, l’Associazione di Agentes Fiscales del Paraguay in un breve comunicato ha espresso rammarico per l’attentato e il Ministero per gli Affari Esteri ha espresso attraverso un comunicato che sosterrà la moglie della vittima; il console paraguaiano in Colombia sarà presente a Cartagena per seguire da vicino il corso degli avvenimenti.

Dal governo paraguaiano il presidente Mario Abdó Benitez ha diffuso un comunicato dove “condanna energicamente” il tragico fatto. “Il vigliacco assassinio del pm Marcelo Pecci in Colombia veste a lutto tutta la Nazione Paraguaiana”, aggiungendo ancora raddoppiamo il nostro impegno di lotta contro il crimine organizzato”.

È la prima volta che viene ucciso un pubblico ministero paraguaiano in Colombia
Sono tante le riflessioni da fare a seguito dell’assassinio di Pecci, una morte estremamente significativa se si guarda il contesto generale. La vittima fa parte del Ministero Pubblico di un paese considerato un Narco-Stato in cui negli ultimi mesi ci sono stati importanti attività illecite da parte del narcotraffico locale e regionale, come altrettanto importanti sono state le operazioni di contrasto delle autorità statali. Di recente non sono mancati i morti, frutto dei controversi rapporti tra narcotrafficanti e le loro reti operative. Le forze di sicurezza hanno risentito degli effetti di questi fatti, dove il veleno criminale non perdona e dove i regolamenti di conti sono ormai la normalità, a volte senza badare ai ranghi, le professioni, o incarichi di potere.

Pubblici Ministeri e giudici sono sempre stati vittime del crimine in tutto il mondo, come ad esempio in Italia, per citare uno dei più emblematici paesi dove le mafie siciliane sono state prese come esempio da altre organizzazioni criminali. Ed oggi, il narcotraffico transnazionale continua a spargere le sue ramificazioni, dove circolano tonnellate di cocaina e miliardi di euro, ma, è chiaro, non senza prima colpire uomini e donne in posti chiave, con il bonus di occasionali spargimenti di sangue.

Né Colombia, né Paraguay, con le loro rispettive autorità e governanti, sono estranei a questi procedimenti, a queste logiche mafiose e queste metodologie. In conseguenza, questo episodio puntuale provoca dolore non solo nella famiglia del pubblico ministero, e nei suoi ambiti lavorativi, ma suscita anche un’infinità di interrogativi in particolar modo riguardo ai moventi dell’attacco. Ora l’inquietudine maggiore che suscita particolarmente dall’omicidio è che rappresenta un unicum per vie delle sue caratteristiche in quanto è il primo che riguarda la criminalità di due paesi. Infatti si pensa trattarsi di un’azione premeditata e con una logistica adeguata e preparata in anticipo.

Viene da chiedersi: perché un pubblico ministero paraguaiano in luna di miele viene assassinato a colpi di pistola pubblicamente, in una spiaggia del Caribe, in Colombia? Cosa c’è veramente dietro a questo fatto che consideriamo un vile attacco alle istituzioni e alla giustizia? Può essere considerato un gesto della criminalità per liberarsi di un uomo giusto che stava affrontando le mafie paraguaiane, legate forse con le mafie colombiane? Ci troviamo forse davanti ad un fatto dai contorni confusi? Si tratta di un fatto che ci può portare a ricordare, o paragonare, gli attentati in Italia degli anni ‘90, dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino? Sono tutte domande lecite. E si dovrà arrivare a delle risposte con una certa urgenza. Una vera corsa contro il tempo.

Con il passare delle ore e dei giorni potrebbero giungere novità da parte degli investigatori. Arresti inclusi. E si potrà definire se il crimine di Pecci rientra in un’orrenda escalation di violenza da parte del crimine organizzato, specialmente narcotrafficanti, contro funzionari pubblici giusti.

In attesa di sapere almeno una delle verità su come si sono svolti i fatti, sembra confermarsi una situazione preoccupante, come abbiamo detto molte volte su questa testata, poiché la logica mafiosa sta dimostrando ancora una volta che il narco stato paraguaiano si starebbe consolidando sempre di più nei confini territoriali, colpendo persone oneste, con la complicità di elementi criminali di altri paesi – in questo caso la Colombia – non meno colpito dalla mafia.

Tra pochi giorni, il 23 maggio, in Italia si commemora il 30° anniversario dell’attentato in cui morirono il magistrato del pool antimafia di Palermo Giovanni Falcone, di sua moglie e della sua scorta. Un omicidio eccellente che in qualche modo ritroviamo, in forme diverse, nel delitto di Pecci, altro magistrato antimafia assassinato dalla mafia. A distanza di decenni sembra che quel macabro agire del cancro mafioso si sia esteso nel mondo, senza tempo né limiti, in un calendario dove le date del dolore provocato dalle mafie risultano inesorabilmente implacabili. Non importa né quando, né dove, né come.

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fonte:https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/309-topnews/89518-colombia-ucciso-procuratore-paraguaiano-a-colpi-d-arma-da-fuoco.html