di Clemente Pistilli, Andrea Ossino – La Repubblica
Per anni i fratelli Leonardo e Francesco Corni hanno gestito il grande spaccio di cocaina a Sabaudia rifornendo noti professionisti, forze dell’ordine e politici. Le dosi consegnate a bordo di una Porsche. Fino all’errore definitivo: tagliare la strada a due vigilesse
15 OTTOBRE 2023
AGGIORNATO ALLE 19:59
Fino all’estate del 2022 l’imprenditore Leonardo Corni riceveva premi in pubblica piazza, con tanto di congratulazioni dei vertici dell’amministrazione comunale di Sabaudia. Adesso però l’imprenditore non può neanche avvicinarsi al comune a Sud di Roma. Anzi, non può neanche entrare nella provincia di Latina.
Capita, specialmente se mentre si è sottoposti all’obbligo di firma per una faccenda di droga ci si inalbera contro due vigilesse tagliando anche la strada a una macchina della polizia locale. Ma andiamo con ordine.
Per anni i fratelli Corni, in particolare Leonardo e Francesco, hanno collezionato appalti pubblici con le loro ditte, hanno gestito attività gettonate, come bar e stabilimenti balneari, e avuto rapporti stretti con le forze dell’ordine e la politica. Qualcosa si è incrinato quando a Sabaudia, durante la consiliatura di Giada Gervasi, il Comune è stato costretto a chiudere in tutta fretta le scuole dopo un intervento di disinfezione.
I carabinieri del Nas, indagando, hanno ritenuto che fosse stato usato un prodotto pericoloso negli undici plessi cittadini, e proprio Leonardo Corni finisce a processo. Poco importa alla politica locale.
Accade così che lo scorso anno, al termine di una manifestazione di boxe inserita tra gli eventi estivi, il vice sindaco di Sabaudia, Giovanni Secci, si congratula con l’imprenditore, impegnato nell’Asd Sabaudia Boxe Team.
“Noi siamo a disposizione della vostra associazione”, assicura il politico. Tre mesi dopo scattano gli arresti e i Corni vengono accusati di gestire il grande spaccio di cocaina nella città turistica, rifornendo anche noti professionisti, commercianti, forze dell’ordine e politici.
Droga che Leonardo avrebbe consegnato a bordo di una potente Porsche Panamera. Per quei fatti Leonardo Corni è finito ai domiciliari. Poi, la scorsa primavera, la misura viene ridotta: obbligo di firma. All’uomo non basta e chiede la revoca totale di ogni misura. Un desiderio che è stato anche esaudito, almeno inizialmente. Perché il procuratore aggiunto Carlo La Speranza ha presentato ricorso.
E ha fatto presente ai giudici cosa era accaduto solo qualche settimana prima. Leonardo Corni infatti avrebbe parcheggiato l’auto in maniera maldestra e due vigilesse lo hanno multato. Un oltraggio.
L’uomo avrebbe cercato le due donne fin dentro il comando dei vigili, poi le avrebbe incontrate per strada inveendo contro di loro e tagliando loro la strada. Circostanza, quest’ultima, che Leonardo Corni nega essere mai accaduta. Se sia accaduta o meno lo stabiliranno i magistrati. Sicuramente non potrà più accadere: a Leonardo Corni infatti è stato revocato l’obbligo di soggiorno in tutta la provincia di Latina.