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Clan Spada: per i giudici della Cassazione non ci sono dubbi sul ”metodo mafioso”

Clan Spada: per i giudici della Cassazione non ci sono dubbi sul ”metodo mafioso”

18 Aprile 2020

di AMDuemila

Ricorrono i presupposti di fatto, opportunamente valutati dal giudice del merito” per il “riconoscimento” dell’aggravante speciale del “metodo mafioso” al clan Spada di Ostia, nell’ambito del processo sul racket delle case popolari. A scriverlo è la seconda sezione della Cassazione nelle motivazioni, depositate oggi, della sentenza del 30 marzo nella quale rese definitive le condanne per un totale di oltre 50 anni di reclusione per 7 esponenti del clan. Sono stati pertanto rigettati i ricorsi degli imputati ed è stato condiviso il verdetto della sentenza di condanna emessa il 21 dicembre 2018 dalla Corte d’appello di Roma che aveva inflitto 13 anni e 8 mesi di carcere a Massimiliano Spada, 5 anni a Ottavio Spada, 6 anni e 4 mesi a Davide Cirillo, 6 anni e 4 mesi a Mirko Miserino, 7 anni e 4 mesi a Maria Dora Spada, 11 anni a Massimo Massimiani e 6 anni e mezzo a Manuel Granato. Secondo i giudici l’aggravante “risponde, nello stigmatizzare un ‘metodo’ e non un fatto, alla avvertita esigenza di prevedere un trattamento sanzionatorio più severo tutte le volte in cui l’evocazione della rappresentata (e non necessariamente esistente) contiguità ad una organizzazione mafiosa pone la vittima in una condizione di soggezione ulteriore rispetto a quella solitamente derivata dalla condizione di vittima di estorsione“. Dunque, si legge ancora nelle pagine delle motivazioni di sentenza, “non occorre che alla evocata contiguità corrisponda una concreta e verificata origine mafiosa della minaccia, dovendo il giudice viceversa limitarsi a controllare che quella evocazione sia effettivamente funzionale a creare nella vittima una condizione di assoggettamento particolare, come riflesso dal prospettato pericolo di trovarsi a dover fronteggiare le istanze prevaricatrici di un gruppo criminale mafioso, piuttosto che quelle di un criminale comune“.

Fonte:http://www.antimafiaduemila.com/