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Clan Mallardo alla sbarra, chiesti 206 anni di carcere per il gruppo Olimpio

Di Antonio Mangione

Si è tenuta stamattina la requisitoria del pubblico ministero della DDA di Napoli, Dottoressa Antonella Serio (che si è succeduta alla requisitoria del PM Ilaria Sasso del Verme), nel processo nei confronti del clan Mallardo che si sta celebrando nell’aula bunker del carcere di Poggioreale innanzi al GUP Dottoressa Maria Gabriella Iagulli.

Alla sbarra 23 imputati, tra presunti elementi di vertice e gregari della malavita. Lunga la lista dei reati contestati, tutti aggravati dal metodo mafiosoestorsione, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco, false attestazioni in atti destinati all’autorità giudiziaria, favoreggiamento personale, fittizia intestazione di beni, impiego di denaro di illecita provenienza, autoriciclaggio, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

Tra coloro che hanno chiesto di essere giudicati con il rito alternativo figura anche Michele Olimpio, ritenuto il reggente del clan ritenuto componente la cosiddetta Alleanza di Secondigliano insieme con i clan Contini e Licciardi. Istanza per l’abbreviato anche per la moglie del reggente, Lyudmylla Pylypenko, che secondo gli investigatori svolgeva il ruolo di «ufficiale di collegamento» tra il reggente in carcere e gli affiliati. Sei imputati hanno invece scelto di affrontare il dibattimento: si tratta di Antonio CristianoAngela D’AlterioAnna e Luigi MicilloVincenzo Olimpio e l’ucraino Volodymyr Trybushuk , accusato di avere impiegato denaro, beni o utilità di provenienza illecita usati per pagare la moglie di Michele Olimpio assunta «fittiziamente», secondo gli inquirenti, come dipendente del suo bar.

Queste le richieste di condanna: OLIMPIO Michele 18 anni; CECERE Stefano 14 anni; QUARANTA Mario 16 anni; CICCARELLI Antonio 3 anni e 4 mesi; CICCARELLI Giuseppe 10 anni; DI NARDO Domenico 3 anni; DI VIVO Carmine 8 anni; LAMA Salvatore 10 anni; MALLARDO Francesco 12 anni, MALLARDO Giuseppe 8 anni, MARZANO Antonietta 3 anni; NAPOLITANO Raffaele 6 anni; OLIMPIO Pasqualina 8 anni; PIROZZI Angelo 8 anni; PIROZZI Vincenzo 8 anni; PYLYPENKO Lyudmyla 9 anni; RAIANO Maria Raffaela 2 anni; RUGGIERO Marco 12 anni; RUSSO Antonio 10 anni; Speranza Giuseppe 8 anni, Antonio Tesone 10 anni; Biagio Vallefuoco 8 anni; Giuseppe Seccio 10 anni.

Il collegio difensivo è composto dagli avvocati: Giuliano Russo, Celestino Gentile, Luigi Poziello, Alessandro Caserta, Sergio Aruta, Paolo Trofino, Aniello Palumbo, Michele Giametta, Marco Sepe, Luca Gili, Nunzio Mallardo, Antonio Giuliano Russo, Giampaolo Schettino, Leopoldo Perone, Ciro Arino, Giuseppina Di Domenico, Annarita Formicola, Vittoria Pellegrino, Ciro De Gregorio, Antonio Del Gaiso.

I fatti sono inerenti al 2017, quando la reggenza del clan Mallardo era nelle mani di Michele Olimpio. Nei guai sono finiti anche Antonio Tesone, Ciccarelli e tanti  gregari, affiliati e fiancheggiatori del clan, che si era riorganizzato dopo gli arresti dei boss. Nei guai sono finiti anche Tesone, Ciccarelli e tanti.

I summit

Dalle indagini è emerso che il reggente del clan, durante i giorni di permanenza a Giugliano, organizzava summit con gli altri affiliati e gestiva i proventi delle attività illecite che confluivano in una cassa comune da cui gli affiliati attingevano denaro sia per il proprio sostentamento che per quello dei detenuti e delle loro famiglie. Lo stesso indagato, secondo le emergenze investigative valutate dal gip, è, quindi, divenuto capace di aggregare attorno a sé una serie di affiliati per il tramite dei quali gestiva le attività criminali, in particolare le estorsioni ai cantieri edili, sia nel territorio cittadino di Giugliano che nei territori di Licola, Varcaturo e Lago Patria.
Il principale indagato, Michele Olimpio, già condannato alla pena di trent’anni per omicidio, stava momentaneamente scontando la pena in regime di detenzione domiciliare (motivata da ragioni di salute) in un comune del Piemonte ed era stato autorizzato a recarsi per alcuni giorni al mese a Giugliano per sottoporsi a cure odontoiatriche. Per giustificare la sua assenza in occasione di un controllo dei carabinieri nell’abitazione dove era ristretto in detenzione domiciliare, l’uomo aveva presentato un falso certificato medico scritto da un dentista compiacente che pure è stato arrestato.
Per la gestione del clan, lo stesso si avvaleva, tra gli altri, anche dei suoi familiari più stretti tra cui la moglie, una delle sorelle e il cognato, arrestati perché raggiunti da gravi indizi di partecipazione all’organizzazione. L’individuato reggente del clan si impegnava sia nella risoluzione di conflitti interni, gestendo i rapporti con il gruppo scissionista delle “palazzine” di Giugliano, sia nel consolidare gli storici rapporti del clan Mallardo con i clan napoletani dei Contini e Licciardi che con lo stesso costituiscono l’Alleanza di Secondigliano. Dalle indagini emergevano, inoltre, alcune fittizie intestazioni di beni. In particolare un’agenzia di scommesse, di fatto riferibile al reggente del clan ma formalmente intestata alla nuora e gestita dal figlio, e altri beni fittiziamente intestati a prestanome. Tutti i beni sono stati sottoposti a sequestro preventivo.

Fonte:https://internapoli.it/clan-mallardo-alla-sbarra-chiesti-206-anni-di-carcere-per-il-gruppo-olimpio/