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Clan della 167 di Arzano, dai capi ai ‘soldati’: ognuno aveva un ruolo specifico

Clan della 167 di Arzano, dai capi ai ‘soldati’: ognuno aveva un ruolo specifico

Di Antonio Mangione

27 Aprile 2022

In 336 pagine di ordinanza è stata ricostruita la faida della 167 di Arzano. Gli investigatori hanno definito tutti i ruoli, capi, promotori e partecipi. C’era chi dava gli ordini, chi si occupava della droga, chi delle estorsioni, chi della custodia delle armi: ognuno aveva un ruolo ed un compito specifico. In totale sono 27 gli arrestati nel blitz di lunedì 25 aprile, giorno della Liberazione ad Arzano. Il clan della 167 è una derivazione degli Amato-Pagano che ha la sua roccaforte nelle palazzine di Arzano. Da qui ha gestito per anni diversi traffici illeciti: omicidi, estorsioni, spaccio di sostanze stupefacenti, porto e detenzione di armi da guerra e comuni da sparo, riciclaggio.

Il capo promotore è  stato Renato Napoleone. Successivamente al suo arresto, il clan si riorganizzava sotto la guida dei due Cristiano, Pietro e Pasquale, e Giuseppe Monfregolo. In seguito agli arresti avvenuti nel corso degli anni, la reggenza è stata assunta da uno dei tre. Riguardo agli altri ruoli i magistrati hanno definito ruoli e competenze criminali. Ad esempio Raffaele Monfregola era “incaricato della gestione delle attività estorsive, occupandosi, nell’esecuzione delle direttive fornite dai reggenti, di avanzare le richieste estorsive, raccogliere le somme corrisposte dalle vittime e verificare la corrispondenza di quanto incassato con quanto riportato nell’apposito elenco”. Francesco Monfregola “era incaricato della gestione delle attività estorsive, occupandosi di avanzare le richieste estorsive, raccogliere le somme corrisposte dalle vittime, anche partecipando alle riunioni in cui l ’attività estorsiva era programmata ed a quelle in cui si verificavano le somme incassate nonché operativo anche nel campo dello spaccio di sostanze stupefacenti”

Raffaele Alterio “con il ruolo di coordinatore delle attività estorsive poste in essere sul territorio, che provvedeva anche personalmente ad avanzare, occupandosi anche della loro programmazione e successiva verifica nonché con il compito di coordinare le attività di spaccio”

Antonio Caiazza “era l’uomo di fiducia di Monfregolo Mariano, che accompagnava anche ai summit con altri clan e del quale curava la sicurezza, attivo nell’imposizione delle estorsioni e nel traffico di sostanze stupefacenti , curava anche la custodia e la conservazione di armi e droga nella disponibilità del clan D’ARIA MARIO, uomo di fiducia di Monfregolo Mariano, attivo sia nel settore delle estorsioni sia in quello del traffico di sostanze stupefacenti con il ruolo di coordinatore e supervisore dell’attività illecita”. 

Carlo Raiano, impegnato nell’imposizione delle estorsioni, “era uomo di fiducia di Monfregolo Mariano, del quale curava anche la sicurezza, si occupava degli aspetti logistici ed organizzativi del sodalizio, anche occupandosi del noleggio delle autovetture e del coordinamento delle attività di spaccio”

Gennaro Alterio “con il compito di curare l’attività estorsiva, anche coordinando l’attività di coloro che procedevano materialmente all’imposizione, ed attivo anche nel settore dello spaccio di sostanze stupefacenti”

Luisa Grassini (mamma di Monfregolo) fornendo il proprio contributo in occasione delle riunioni finalizzate alla programmazione e successiva verifica dell’esito dell’attività estorsiva e nella ripartizione delle risorse da destinare agli affiliati detenuti, ha curato i contatti con Monfregolo Giuseppe durante il periodo di latitanza ed ha provveduto alla custodia ed al confezionamento della sostanza stupefacente

Anna Monfregolo (sorella di Monfregolo) “fornendo il proprio contributo nel corso delle riunioni strategiche aventi ad oggetto le estorsioni, la ripartizione dei proventi illeciti o altre decisioni relative alle scelte del sodalizio camorrìstico, ha curato le comunicazioni con Monfregolo Giuseppe durante il periodo di latitanza e si è occupata della custodia e del confezionamento della sostanza stupefacente”

Antonietta Santoro con il compito di curare le comunicazioni con il compagno Monfregolo Giuseppe durante il perìodo di latitanza e di detenzione in carcere

Davide Abate “incaricato della gestione delle attività di spaccio per conto del clan, segnatamente presso la piazza di spaccio di Piazza Cimmino e della vendita con consegna agli acquirenti, attivo anche nel settore delle estorsioni”

Raffaele Liguori“con il compito di presidiare il territorio, prevenendo sia possibili interventi delle Forze dell’Ordine sia eventuali atti ostili da parte dì clan contrapposi nonché di curare, sotto le direttive di Cristiano Pasquale, le attività illecite del sodalizio”

Luigi Piscopo “operativo nel settore delle estorsioni e dello spaccio di sostanze stupefacenti”

Raffaele Portente “operativo nel settore delle imposizioni delle estorsioni e del traffico di sostanze stupefacenti”

Pasqualina Errichiello “con il compito di presidiare il territorio, vigilando su eventuali interventi delle Forze dell’Ordine da comunicare tempestivamente agli altri affiliati, di curare i rapporti con le vittime delle estorsioni e di procurare locali o abitazioni per lo svolgimento delle attività illecite”

Umberto Passante “con il ruolo di autista dei familiari di Cristiano Pasquale  dello svolgimento di attività di supporto per conto del sodalizio”

Patrizia Auletta “metteva a disposizione del sodalizio il proprio appartamento per consentire che ivi fossero svolte le attività illecite, tra le quali il pestaggio di affiliati o rivali, lo svolgimento di riunioni operative e il deposito e la custodia di sostanza stupefacente”

fonte:https://internapoli.it/clan-della-167-di-arzano-dai-capi-ai-soldati-ognuno-aveva-un-ruolo-specifico/