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Clan dei Casalesi. Zagaria, messaggi dal 41bis

Clan dei Casalesi. Zagaria, messaggi dal 41bis

Per l’Antimafia il boss continua a guidare la cosca sfruttando gli incontri coi familiari. La relazione nelle mani della Dda: le urla dei nipoti per coprire le indicazioni date alla sorella Gesualda

Di Giuseppe Tallino -31 Gennaio 2021

CASAPESENNA Domande di rito: come stanno i fratelli, come stanno i nipoti, come va con la scuola e come si comportano gli avvocati. Le visite mediche da fare e quelle già fatte, i pacchi ricevuti o che riceverà. Un copione che Michele Zagaria cerca di seguire ad ogni colloquio, indipendentemente da chi ha di fronte.

Il capoclan, al 41 bis dal 2011, e chi va a fargli visita sanno che qualsiasi parola detta in quella stanza, qualsiasi sguardo lanciato al di là del vetro, che si tratti della prigione di Parma, Opera o L’Aquila, viene ripreso ed archiviato. Rispettare quel copione è la sola arma che hanno per sentirsi al sicuro. Serve a proteggere il secondo livello delle loro chiacchierate, quello che va inteso (da chi conosce il codice mafioso) e non ascoltato.

Volti al vetro

Ma lo scorso 21 giugno, quando il boss, recluso a Tolmezzo, ha incontrato la sorella Gesualda e tre suoi nipoti, c’è stato un fuori programma che ha messo in allerta il Gruppo operativo mobile (il settore della penitenziaria che segue i detenuti ristretti nei reparti di alta sicurezza).

Pochi minuti prima che il colloquio terminasse (era iniziato alle 9 e 25), alle 11 e 15, mentre i più piccoli parlavano ad alta voce tra loro, il detenuto e la sorella si sono avvicinati con il volto al vetro “con un’intesa di sguardi e frasi pronunciate sottovoce di cui – scrive il Gom – non si riesce a comprendere il contenuto”.
Sfruttando il rumore fatto dai nipoti, il boss e Gesualda si sono scambiati informazioni che l’ispettore addetto a controllare la conversazione non ha potuto decifrare.

Il processo

Messa nero su bianco la relazione sul colloquio, il direttore del reparto di Tolmezzo l’ha inviata alla Dda di Napoli. E il pm Maurizio Giordano ha deciso di usarla nel processo proprio a carico di Zagaria (tribunale di Napoli Nord), nel quale è accusato di aver continuato a guidare il clan dalla cella. Sfruttando i colloqui con i parenti e attraverso gli interventi in videoconferenza negli altri procedimenti dove è coinvolto, secondo la Dda continua a dettare la linea agli affiliati. Ed è possibile che le parole non decifrate dall’ispettore, scambiate a giugno tra il detenuto e la sorella, possano riguardare proprio la cosca casalese.
Il pm, in primavera, interrogherà in aula il poliziotto che ha assistito al colloquio tra Michele e Gesualda Zagaria.

Le domande del boss

Nella relazione del Gom vengono ripercorsi tutti i temi affrontati dal padrino con la sorella nelle due ore di colloquio. La conversazione inizia con le domande del boss ai nipoti sulle condizioni di salute di Pasquale, il fratello. “Si è fatto chiatto”, gli dicono. Il germano, grazie all’emergenza sanitaria e al corto circuito tra Dap e Sorveglianza di Sassari, in quel periodo aveva lasciato la prigione sarda per i più comodi domiciliari a Pontevico, in provincia di Brescia (adesso è tornato in cella). Il boss si informa, poi, sul lavoro della sorella, impegnata a scuola e al negozio, su Tatonno (Antonio, ndr), altro fratello, e sui nipoti Filippo, il delfino, e Nicola Capaldo, figli della sorella maggiore, Beatrice. Era preoccupato che fossero rimasti coinvolti nelle rivolte carcerarie. Ma nessuno dei due era a S. Maria Capua Vetere, si trovavano nelle prigioni di Lanciano e Secondigliano.

Il matrimonio di Raffaella

Era isolato da più di un mese. E con la sorella, annota il Gom, si lamenta “del divieto di incontro con il suo compagno di gruppo”. Voleva andare via dal Tolmezzo, ma era convinto che non gli avrebbero concesso il trasferimento. E per la sorella, con tutto “il bordello” che stavano facendo giornali e tv era normale. Gesualda gli parla pure degli occhiali che gli servivano. Il boss, inoltre, si informa del matrimonio che aveva in programma Raffaella, figlia della sorella Elvira Zagaria. Il futuro marito è Giuseppe Diana, il colletto bianco di Casapesenna qualche settimana fa arrestato perché coinvolto nell’inchiesta della Dda fiorentina sul presunto giro di società fittizie e fatture false per foraggiare il clan.

Non è l’Arena

Nel documento del Gom spunta anche Non è l’Arena, la trasmissione condotta da Massimo Giletti su La7 che ha seguito costantemente le scarcerazioni eccellenti avvenute durante la prima fase della pandemia. Racconta alla sorella di aver visto il programma. E quando la nipote cerca di intervenire sull’argomento, la zia la zittisce. “Basta! Non ci importa niente a noi!”. E poi l’incontro ravvicinato ‘al vetro’, che ha messo in allerta polizia penitenziaria e Dda.

Fonte:https://cronachedi.it/