CIVITAVECCHIA, APPALTI: SEQUESTRO AL PORTO E NOTIFICATI 9 AVVISI DI GARANZIA
Sono state inoltre eseguite numerose perquisizioni presso le abitazioni e presso gli uffici delle
società subappaltatrici coinvolte sequestrando documentazione ritenuta di interesse per il
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Civitavecchia (RM) – Questa mattina, i Carabinieri del Comando per la Tutela dell’Ambiente – Nucleo
Operativo Ecologico di Roma, coordinati dalla Procura della Repubblica di Civitavecchia, Procuratore Capo
dott. Gianfranco Amendola e Sost. Proc. dott. Lorenzo del Giudice, hanno dato esecuzione al decreto di
sequestro preventivo emesso dal G.I.P. del locale Tribunale dott. Lorenzo Ferri nell’ambito del p.p.
1959/2014 R.G.N.R., delle opere marittime in fase di realizzazione denominate “OPERE STRATEGICHE
PER IL PORTO DI CIVITAVECCHIA 1^ LOTTO FUNZIONALE PROLUNGAMENTO ANTEMURALE CRISTOFORO
COLOMBO, DARSENA SERVIZI E DARSENA TRAGHETTI”, aggiudicate, a seguito di gara d’appalto,
dall’Associazione Temporanea d’Imprese composta da: ITINERA S.P.A, – IMPRESA PIETRO CIDONIO
S.P.A.- GRANDI LAVORI FINCOSIT S.P.A. e COOPSETTE SOCIETA’ COOPERATIVA per l’importo di oltre
130.000.000 di euro.
Nella circostanza sono stati notificati nove avvisi di garanzia nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti
responsabili, a vario titolo e in concorso tra loro, del reato di frode nelle pubbliche forniture con
l’aggravante di aver commesso il fatto su opere destinate alle comunicazioni marittime; il tutto in danno
della stazione appaltante Autorità Portuale di Civitavecchia Fiumicino e Gaeta.
Sono state inoltre eseguite numerose perquisizioni presso le abitazioni e presso gli uffici delle società
subappaltatrici coinvolte sequestrando documentazione ritenuta di interesse per il prosieguo degli
accertamenti. Non si esclude che a seguito degli accertamenti, tuttora in corso, possano emergere
ulteriori violazioni di carattere ambientale. Le verifiche venivano preliminarmente avviate dal Corpo
Forestale dello Stato a seguito di due esposti nei quali venivano segnalate delle irregolarità
nell’esecuzione dell’appalto in questione.
Successivamente, grazie ad una articolata e prolungata attività di indagine svolta dal reparto speciale
dell’Arma, si aveva modo di accertare che la frode veniva realizzata da società subappaltatrici locali le
quali fornivano materiali lapidei (rocce provenienti da cave della zona) e calcestruzzo difformi a quanto
stabilito dal capitolato d’appalto. Detti materiali lapidei, utilizzati per il riempimento dei c.d. cassoni
cellulari che costituiscono la base delle opere a mare, sono per caratteristiche, qualità, dimensioni
provenienza e natura del tutto difformi da quanto previsto dal contratto, poiché provenienti da cave
diverse da quelle indicate nella documentazione prodotta alla stazione appaltante e attraverso documenti
di trasporto ideologicamente falsi veniva mascherata la reale provenienza.
Il materiale risultava estratto e caricato su autocarri senza alcuna attività di selezione, con rocce di
dimensioni inferiori a quelle previste e con caratteristiche geologiche e meccaniche difformi da quelle
richieste dal capitolato d’appalto, nonché, in frequenti casi, mescolate a terra e marna. Anche il
calcestruzzo impiegato per la realizzazione dei cassoni cellulari è risultato di qualità inferiore a quanto
dichiarato e richiesto nei capitolati d’appalto.
Il sequestro si rendeva necessario sia per l’acquisizione di ulteriori elementi probatori, ma anche al fine di
fermare la realizzazione di opere che se terminate con tali modalità, avrebbero pregiudicato la loro
resistenza e durata nel tempo con seri rischi per la stabilità dell’opera stessa.
Allo stato attuale sono stati iscritti nel registro degli indagati per il reato di frode nelle pubbliche
forniture in concorso titolari e dipendenti delle società subappaltatrici coinvolte e non sono indagati
funzionari pubblici