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Ci attaccano perché siamo scomodi e, perciò, non ci siamo mai illusi di ricevere apprezzamenti se non da pochi onesti

SIAMO SCOMODI E NON CI SIAMO, PERCIO’, MAI ILLUSI DI RICEVERE GRATIFICAZIONI ED APPREZZAMENTI. ANZI!

E’ dal primo momento della nostra nascita, 6 anni fa, che siamo bersaglio di attacchi, che ci provengono da tutte le direzioni.

Siamo scomodi e, perciò, ci attaccano. Lo fanno perché ci siamo sempre rifiutati di far parte di un “sistema” paragonabile ad una sorta di tritacarne che ti stritola, ti riduce a poltiglia, ti omologa, ti rende conforme ad un “ modello”: quello che ti consente di parlare sì, ma in maniera soft, sfumata; di parlare di mafia in genere, o meglio di mafie, ma raccontandone semplicemente storia e caratteristiche, non di denunciarle, facendo, quando è possibile, nome e cognome dei mafiosi. Questo non è consentito.

Il “ sistema” non si tocca! Non si tocca, soprattutto, quando parte integrante di quel “ sistema” sono anche soggetti delle istituzioni e della politica.

“Il pericolo maggiore per l’Italia contemporanea non è costituito tanto dalle pur agguerrite organizzazioni mafiose che ne percorrono il territorio quanto dal consolidamento e dall’espansione di un costume mafioso che inquina il funzionamento medesimo dello Stato e delle sue istituzioni” (La mafia come metodo”, di Nicola Tranfaglia).

E, ancora:

“Non è vero che la mafia è quella che si vede in tv, e che i corrotti e i criminali sono una malattia della nostra società. Qui, in Italia, la corruzione e la mafia sembrano essere costitutive del potere, a parte poche eccezioni (la Costituente, Mani pulite, il maxiprocesso a Cosa Nostra) ” (“Il ritorno del Principe”, di Saverio Lodato e Roberto Scarpinato, magistrato in prima linea).

Ci è capitato e ci continua a capitare, che, quando noi ci troviamo a toccare in un modo o in un altro il cuore di quel “ sistema”, si scatenano le reazioni.

Violente e le più imprevedibili.

Spaventati? Per niente!

Siamo liberi e tali vogliamo restare. Abbiamo di proposito deciso, sin dall’inizio, di non chiedere e di non prendere un euro dalle istituzioni, proprio per rivendicare sempre la nostra autonomia da tutto e da tutti.

OPERIAMO CON I SOLDI CHE PROVENGONO DALLE NOSTRE TASCHE E NE SIAMO ORGOGLIOSI!