Tanta enfasi, tanti spot, tanta propaganda, tanta grancassa e, poi, anche il Comitato Antimafia provinciale costituito dall’Amministrazione Provinciale di Roma presieduta da Zingaretti si è rivelato il solito bluff politico alla vigilia delle elezioni.
Come la Commissione Sicurezza della Regione Lazio, dove non ti consentono nemmeno di parlare se qualche volta ti invitano, l’Osservatorio sulla Legalità della stessa Regione Lazio e chi più ne ha più ne metta.
Carrozzoni vuoti che servono, con Presidenti, v. Presidenti, personale al servizio, autovetture e quant’altro, solamente a spendere denaro pubblico, senza ottenere alcun risultato concreto (la Regione Lazio pensi piuttosto a varare la legge sugli appalti e sui subappalti).
Parliamo del tanto decantato “ Comitato Provinciale Antimafia” costituito dall’Amministrazione Provinciale di Roma.
All’inizio tanto entusiasmo, poi, alla costituzione del cosiddetto” comitato di coordinamento”, è venuta fuori la solita logica dei partiti.
Dentro le sigle “affidabili” ed “irreggimentate”, magari senza alcuna rappresentanza nel territorio provinciale e regionale, fuori quelle libere da vincoli con i partiti.
Fuori il CODICi, fuori la Caponnetto.
Che farsa.
La verità è che fare antimafia vera, a questa classe dirigente politica, bianca, rossa, azzurra, turchina, verde, nera e così via, non interessa proprio!
Tutta propaganda e bla bla e, intanto, le mafie stanno finendo di occupare tranquillamente tutti gli spazi rimasti disponibili.
Durante l’ultima riunione della Commissione Sicurezza della Regione Lazio convocata da Zaratti dopo i fattacci di Nettuno ed Ostia, unica Associazione antimafia presente, ci siamo azzardati a fare una disanima dei “motivi” per i quali le mafie dilagano nel Lazio.
Abbiamo citato i servizi fatti da “Repubblica”-cronaca di Roma-il 27 e 28 luglio uu. ss. a proposito dell’inesistenza nel Lazio di condanne per “associazione a delinquere per associazione mafiosa” (il 416bis), abbiamo parlato dell’insufficiente azione di aggressione ai capitali mafiosi da parte delle forze dell’ordine e delle magistrature locali, delle vicende che portarono alcuni anni fa alla richiesta -non accolta dal Prefetto dell’epoca che pur nominò una commissione di accesso agli atti di quel Comune – di scioglimento di una vecchia Amministrazione Comunale di Ardea.
Un senso di fastidio di fronte alle nostre parole, occhiatacce, scambi di commenti non di certo benevoli e, poi, la burrasca:
“Questa è un’audizione”, ”mandate i verbali alla Procura della Repubblica”, ”Ardea è il fiore all’occhiello della legalità” e così via.
E’ dovuta intervenire la consigliera regionale dell’IDV Anna Maria Tedeschi, presente alla seduta, per annunciare che avrebbe chiesto le scuse ufficiali della Commissione all’Associazione Caponnetto per aver detto le cose che tutti, peraltro, sanno.
La ringraziamo pubblicamente, ma ci teniamo a dirle che ormai noi siamo abituati a ricevere insulti, minacce velate e quant’altro.
Tanto sono i fatti a smentire tutti questi signori!!!