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Che fa la poltica di fronte all’assenza dello Stato nella lotta contro le mafie in provincia di Latina??? Chiacchiere, aria fritta!

Il problema dei problemi in provincia di Latina, provincia notoriamente sotto il tallone dei clan, delle ‘ ndrine e delle famiglie di ogni specie saldamente ramificate sui territori, non è tanto rappresentato da tali ramificazioni, quanto, soprattutto, dall’ assenza dello Stato, un’ assenza cui si coniugano una contiguità con le mafie di importanti pezzi della politica e delle istituzioni, oltre che le imperdonabili distrazioni ed impreparazione di quella parte della politica che non è collusa con i mafiosi e, infine, la pavidità e l’ omertà della maggior parte della società civile.

Ciò è ampiamente provato, peraltro, dalle poche inchieste più significative che sono state fatte negli anni – “ Formia Connection” per Formia e “ Damasco” per Fondi – e dalle notizie pervenuteci, ma che nessuno a quanto pare ha voluto finora verificare, in ordine a presunte interferenze nelle campagne elettorali anche recenti – vedi il “ caso Itri “ – di familiari di boss a favore di questa o quella lista di candidati.

Il “ caso Formia Connection” , con i suoi esiti giudiziari per la parte relativa al possibile reato di voto di scambio (archiviazione), è stato veramente scandaloso.

Come pure altrettanto scandaloso è il silenzio di tutta la politica e della società civile, nessuno escluso, che, pur di fronte alla nomina di soggetti nominati nelle intercettazioni telefoniche fatte dalla Polizia di Stato ad importanti cariche politiche ed istituzionali, tacciono e fanno finta di niente.

La sensazione che da tali comportamenti si ricava è che tutto il discorso relativo alla radicata presenza mafiosa nella provincia di Latina (ma solo in questa?) è essenzialmente, se non esclusivamente, di natura politica.

E’ la politica, quasi tutta, che vuole che le cose continuino così.

In altri tempi ed in altri territori le classi dirigenti politiche sarebbero state cacciate a pedate nel sedere.

Purtroppo, in provincia di Latina, un territorio in cui la subcultura mafiogena è innervata ormai nello stesso tessuto sociale e culturale diventandone la cultura dominante, soluzioni del genere sono impensabili.

E’ inutile, quindi, sperare, almeno nei tempi medio-brevi, in un sussulto di dignità e di orgoglio della gente.

Il compito di combattere malaffare e mafie resta, quindi, purtroppo come sempre, affidato a quelle minoranze illuminate composte da pochissime persone pulite e coraggiose, che pur ci sono, oltre che alle forze dell’ ordine ed alla magistratura, locali soprattutto.

Purtroppo anche qui si ripetono le dolenti note.

Scienza e conoscenza ci inducono a sostenere la tesi secondo la quale “ quando le Procure funzionano funziona tutto il resto”.

Leggiamo in continuazione dichiarazioni alla stampa di soggetti che si improvvisano analisti del problema senza nemmeno conoscerne i contorni.

C’ è chi chiede l’ istituzione di una sezione della DIA in provincia di Latina, chi il rafforzamento degli organici, chi altre amenità del genere.

Si tratta di soggetti che non sono in grado -o non vogliono? – di affrontare i problemi così come sono realmente.

Non servono né DIA, né un maggior numero di uomini e donne (nella Questura di Latina una dirigente ed un ispettore alla Criminalpol hanno fatto in un anno sul piano delle indagini economiche, patrimoniali e finanziarie, quello che non era stato in 30 anni).

Il lavoro di intelligence richiede solamente volontà e capacità.

Pochi uomini e donne, determinati e capaci.

Punto.

E ciò è possibile ottenere se c’ è la volontà politica di ottenerlo

E se qualcuno chiama Questore e Comandanti provinciali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza e dice ad essi “ voglio questo e quello”.

Tutto il resto è aria fritta.

Noi abbiamo gioito quando abbiamo visto la sostituzione dei vertici della Procura di Latina.

Qualunque cambiamento – e ripetiamo, qualunque – avrebbe segnato un miglioramento della situazione:

Un salto di qualità.

Non ce la facevamo più a sentire frasi come “ in provincia di Latina non c’ è una presenza radicata della mafie” o a leggerne altre, come nel caso dell’ abusivismo edilizio a Ss. Cosma e Damiano, ” ci troviamo in presenza di una situazione consolidata negli anni” per cui non è possibile risalire ai responsabili…

Di conseguenza, tutto archiviato.

Stavamo scoppiando, determinati ad andare a Roma ad incatenarci per protesta davanti ai palazzi del Ministero della Giustizia e del CSM.

Fatta questa premessa e, pur riconoscendo l’ alto spirito di dedizione, di sacrificio, di impegno e di capacità di taluni sostituti, come il Dr. Miliano, la dott. ssa Falcione, la Dr. D’ Elia e qualche altro, ai quali esprimiamo i nostri più vivi e cordiali sentimenti di riconoscenza e vicinanza, non ce la sentiamo, al momento, di estendere tale espressione.

In terra di mafia, occorrono rapidità di indagini, di interventi e di decisioni e tanta, tanta determinazione.

Tutte cose, queste, che almeno finora non abbiamo, purtroppo, riscontrato.

Come pure non riscontriamo alcun sussulto da parte della politica tutta, di sinistra, soprattutto, che dovrebbe essere quella più sensibile a queste tematiche, di fronte ad una situazione che vede il consolidamento quotidiano di mafie sempre più invasive.

Ed allora è inutile presentare interrogazioni di carattere generico in parlamento o andare in giro a parlare di legalità e di mafie, se non ci si decide mai ad affrontare i nodi reali del problema mafioso, l’ assenza dello Stato sul territorio.

Tutto il resto – ci si perdoni la terminologia – è… fregnaccia.

Aria fritta.