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C’è anche chi esulta, facendo finta di ignorare che la disoccupazione giovanile E’ drammaticamente in aumento: al 30% quasi. E un Paese con una gioventù senza avvenire è un Paese morto. Si vergognino!

Occupazione, l’allarme dell’Istat

Dati dell’Istituto nazionale di statistica aggiornati a maggio 2010: stabile il tasso di disoccupazione rispetto ai mesi scorsi, ma in aumento di 1,2 punti percentuali sullo stesso periodo del 2009. Il dato più eclatante è quello sulla disoccupazione giovanile al 29,2 per cento, mai così alta dal 2004, da quando l’Istat ha inaugurato le serie storiche. Sacconi soddisfatto: “Disoccupazione stabile e più bassa rispetto al resto d’Europa”, opposizione all’attacco

A maggio il tasso di disoccupazione si è mantenuto stabile, per il terzo mese consecutivo, all’8,7%. Secondo i dati Istat, risulta però in aumento rispetto a maggio 2009 (7,5%) di 1,2 punti percentuali. In calo anche il numero di occupati che a maggio 2010 segna il -0,2% su base mensile e il -1,1% rispetto a maggio 2009. Il tasso di occupazione è pari al 56,9 per cento, in diminuzione di 0,1 punti percentuali rispetto ad aprile e di 0,8 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Preoccupa la disoccupazione giovanile, che non è mai stata così alta da gennaio 2004, da quando cioè sono iniziate le serie storiche dell’Istat: il livello del 29,2 segnato a maggio scorso, infatti, non è mai stato toccato precedentemente. Il 29,2% supera anche il dato del 2009, anno nero della crisi, quando il tasso di disoccupazione giovanile registrò la percentuale del 27,1%. Rispetto ai mesi precedenti, inoltre, il dato del 29,2% mostra peraltro un trend in forte aumento: la disoccupazione giovanile ha segnato infatti il 29,1% ad aprile, ma a marzo fu decisamente più contenuto (27,6%) e a febbraio invece si registrò il 28,2%. Rispetto al maggio del 2009, l’aumento è addirittura del 4,7 per cento.

Dati negativi anche per le donne,con tasso di disoccupazione femminile pari al 10,1 per cento, in aumento rispetto ad aprile (0,1 punti percentuali) e rispetto al mese di maggio 2009 (+1,2 punti percentuali). Migliora invece il rapport deficit – Pil: Nel primo trimestre 2010, l’indebitamento netto delle amministrazione pubbliche in rapporto al Pil (dati grezzi) si è ridotto di 0,5 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2009 (8,7 per cento e 9,2 rispettivamente).

Per il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi “i dati Istat sono molto incoraggianti perché ci dicono che il tasso di disoccupazione si è bloccato”. Sacconi sottolinea che il tasso di disoccupazione “è per il terzo mese consecutivo all’8,7% contro una media europea del 10%”, ricordando come i dati dell’Istituto di statistica “vanno letti in comparazione con i mesi precedenti”. Quanto ai giovani “il dato non è una novità”, e per Sacconi “non c’è una risposta che sia quella di investire, da parte delle regioni, su formazione e apprendistato”. Ad ogni modo, conclude Sacconi, “stiamo lavorando a un intesa quadro fra stato, regioni e parti sociali”.

Non è d’accordo l’opposizione. Marina Sereni del Partito democratico attacca: “Il Paese affronta una crisi senza precedenti come oggi ci confermano i dati assolutamente allarmanti della disoccupazione tra i giovani che raggiunge la cifra record del 29,2%. Se non si metteranno al centro della politica il lavoro, la crescita, la possibilità per le nuove generazioni di avere un futuro dignitoso e non precario, l’Italia sarà destinata al declino e sarà impossibile anche risanare i conti pubblici”.

Secondo Maurizio Zipponi, responsabile lavoro dell’Italia dei Valori “i dati diffusi oggi dall’Istat sulla disoccupazione sono uno schiaffo a questo governo che non riconosce la profondità della crisi e dei processi sociali che stanno mettendo ai margini i lavoratori, soprattutto i precari, i giovani e le donne, le piccole e medie imprese e gli artigiani. Inoltre – spiega l’esponente dell’IdV – sarebbe interessante conoscere una proiezione fino a dicembre 2010, quando la disoccupazione reale arriverà abbondantemente oltre il 10 per cento, visto che andranno in scadenza una serie di strumenti di protezione sociali come la cassa integrazione ordinaria e in deroga”.

Zipponi conclude: “A questo quadro va aggiunto poi il numero di aziende individuali che, a causa della stretta creditizia delle banche, sono sull’orlo del fallimento o con i libri in tribunale. Il governo però sembra non rendersi conto di tutto questo”.
Francesco Scommi

(Tratto da Aprile online)