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Catanzaro e la lunga scia di sangue. Un filo comune lega cinque delitti

Il Corriere della Sera, Sabato 24 giugno 2017

Catanzaro e la lunga scia di sangue. Un filo comune lega cinque delitti
Gregorio Mezzatesta, 54 anni, ucciso sabato mattina a Catanzaro era fratello di Domenico Mezzatesta, l’ex vigile urbano di Decollatura, condannato all’ergastolo, per aver assassinato, il 19 gennaio del 2014, i cugini Francesco Iannazzo e Giovanni Vescio.

di Carlo Macrì

CATANZARO – È una vendetta l’assassinio di Gregorio Mezzatesta, 54 anni, ucciso ieri mattina a Catanzaro. L’uomo, dipendente delle Ferrovie della Calabria, era fratello di Domenico Mezzatesta, l’ex vigile urbano di Decollatura, condannato all’ergastolo, per aver assassinato, il 19 gennaio del 2014, i cugini Francesco Iannazzo e Giovanni Vescio. Lo scorso anno la Corte di Cassazione ha annullato la condanna all’ex vigile urbano escludendo l’aggravante della premeditazione e rinviando gli atti ai giudici d’Appello per la rideterminazione della pena. L’omicidio di ieri mattina, consumato in un’ora di punta in una strada molto trafficata di Catanzaro, a due passi da un noto albergo, potrebbe essere l’ultimo episodio di una vendetta trasversale, maturata proprio dopo il duplice omicidio di Decollatura.

La scia di sangue

Il sicario che ha agito con il volto coperto da un casco da motociclista, sparando contro Gregorio Mezzatesta sei colpi di pistola, andati tutti a segno, potrebbe essere lo stesso che in passato ha ucciso Daniele Scalise, l’imprenditore di Decollatura, considerato dagli inquirenti al vertice della famiglia di ‘ndrangheta, con interessi nel movimento terra, che comanda nel paese della Sila catanzarese. Daniele era fratello di Luciano, il titolare del bar dove furono uccisi Vescio e Iannazzo. L’omicidio di Scalise è datato giugno 2014. Quattro mesi dopo Domenico Mezzatesta, latitante dal giorno del duplice omicidio, si consegnava ai carabinieri, dopo aver annunciato la sua decisione con una lettera che spiegava i motivi che l’avevano indotto a sparare ai due cugini. «Mi avevano chiesto una tangente di 1.500 euro e avevano confermato di essere stati loro a compiere l’attentato al mio escavatore»- aveva detto Domenico Mezzatesta ai carabinieri. Quel giorno assieme all’ex vigile urbano, nel bar “Reventino”, c’era anche suo figlio Giovanni, 35 anni, arrestato subito dopo l’agguato ai due cugini.

L’omicidio Pagliuso

Domenico Mezzatesta sarebbe stato convinto a costituirsi dal suo avvocato di fiducia Francesco Pagliuso, uno dei più noti penalisti di Lamezia Terme. Il professionista, segretario della camera penale di Lamezia, all’epoca si infuriò quando alcuni organi di informazione pubblicarono il video, estrapolato dalle telecamere interne al bar, con le scene della sparatoria e l’uccisione dei cugini Vescio e Iannazzo, entrambi legati alla cosca Iannazzo, da tempo in guerra a Lamezia con i Torcasio, cosca cui apparterebbe il loro assassino. La figlia di Domenico Mezzatesta, infatti, è stata battezzata da Vincenzo Torcasio, detto “Porchetta” ucciso nel giugno del 2011. L’avvocato Pagliuso fece ricorso contro la decisione dei giudici di secondo grado che avevano confermato l’ergastolo per Domenico Mezzatesta. Il sei giugno del 2016 la Cassazione gli diede ragione e rinviò il giudizio sull’ex vigile urbano-assassino a una nuova Corte d’Assise. Due mesi dopo il penalista lametino verrà ucciso a colpi di pistola nel cortile della sua villa, mentre era a bordo della sua Bmw. Il killer ha atteso che l’avvocato entrasse in macchina e gli ha scaricato addosso un intero caricatore. Il cadavere del penalista fu scoperto solo al mattino. «Era sereno e non aveva mai manifestato timori per la sua vita» ha raccontato agli investigatori la fidanzata dell’avvocato. Il penalista era impegnato in numerosi processi di ‘ndrangheta e difendeva boss e esponenti di primo piano della criminalità organizzata di Lamezia. Nel suo studio lavorava Giuseppina Mezzatesta, avvocato, figlia di Gregorio, ucciso ieri a Catanzaro. L’omicidio Scalise e quello dell’avvocato Pagliuso, sono rimasti senza colpevole. I magistrati della direzione distrettuale antimafia che indagano sul delitto di Gregorio Mezzatesta hanno ripreso i fascicoli relativi a questi ultimi omicidi e pur non confermando una strategia comune per tutti i delitti, ammettono che tutto è da legare al duplice omicidio di Decollatura.