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Catania, le mani della mafia anche sullo storico mercato della “fiera”

La Stampa

Catania, le mani della mafia anche sullo storico mercato della “fiera”

Dda e Polizia hanno sequestrato beni per oltre mezzo milione di euro a Giovanni Pantellaro: una parte riguarda tre grandi punti vendita su bancarella della «Fiera»

FABIO ALBANESE

PUBBLICATO IL 08 Marzo 2021

Nell’enorme «Fera ‘o luni», uno dei due mercati storici all’aperto di Catania che dalla piazza Carlo Alberto si allarga nelle strade circostanti, la «vulgata» finora era quella che «la fiera sta cambiando» perché «i cinesi stanno comprando tutto». Ora però si scopre che non sono i cinesi il problema della «fiera», ma la mafia. La Dda di Catania e la polizia hanno sequestrato beni per oltre mezzo milione di euro a Giovanni Pantellaro, 57 anni, pluripregiudicato attualmente in carcere, ritenuto appartenente alla cosca mafiosa dei Cappello-Carateddi. Una parte consistente del sequestro riguarda tre imprese individuali nei settori dell’abbigliamento e dei casalinghi, tre grandi punti vendita su bancarella della «Fiera». Per gli investigatori, sono state documentate «per la prima volta le infiltrazioni della criminalità organizzata catanese all’interno dello storico mercato della cosiddetta “Fera ‘o luni”, evidenziando l’interesse dell’organizzazione mafiosa a mantenere il controllo di determinate attività commerciali di vario genere, acquisendo autorizzazioni e concessioni amministrative intestate anche a terzi».

I beni sequestrati alla «Fiera» sono tre attività commerciali: una intestata allo stesso Pantellaro con autorizzazioni rilasciate dal Comune di Catania nel 2015, un’altra intestata a un «familiare convivente» e autorizzazione rilasciata nel 2017; una terza intestata a una persona considerata un prestanome, con autorizzazione rilasciata dal Comune nel 2013. Nel sequestro beni ci sono anche un villetta nella zona Ippocampo a sud di Catania, un appartamento e un garage nella parte ovest della città, e diversi conti correnti, «formalmente intestati a familiari ma riconducibili al predetto», come fa sapere la questura.

L’inchiesta, spiegano gli investigatori, era partita indagando proprio su Pantellaro che diveresi collaboratori di giustizia hanno indicato tra le «figure apicali» del clan mafioso dei Cappello-Bonaccorsi (questi ultimi chiamati anche «Carateddi»). E’ ritenuto personaggio di peso della cosca, con precedenti per minaccia, lesioni personali aggravate, associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, alla truffa e al tentativo di truffa ai danni di compagnie assicurative. E’ in carcere dal giugno dello scorso anno, quando fu arrestato nell’operazione antimafia «Camaleonte» assieme ad altri boss e gregari.