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Catania e il record di errori sospetti nei bilanci di aziende e negozi

Il Corriere della Sera, Lunedì 5 settembre 2016

Catania e il record di errori sospetti nei bilanci di aziende e negozi
Alla Camera di Commercio due terzi delle anomalie in Italia. L’indagine della Procura

Succede a Catania. Succede ormai da anni, sempre allo stesso modo e sempre più o meno alle stesse imprese. Senza che nessuno però se ne sia mai accorto prima d’ora. Ma quando si è accesa per caso una lampadina è bastato verificare i dati delle ultime annualità per far emergere una situazione allucinante. Ed è partito un esposto alla Procura della Repubblica della città etnea. Che contiene numeri impressionanti. Perché i due terzi di tutte le anomalie relative alla presentazione dei bilanci delle società di capitali rilevate nel sistema informatico camerale si concentrano nella sola Camera di commercio di Catania. Nel 2010 sono 1.958 su 2.982, pari al 65,7%: ben 1.679 su 2.339 l’anno seguente (71,8%); 1.114 su 1.660 nel 2012 (67,1%); 906 su 1.423 nel 2013 (63,6%); 917 su ancora 1.423 nel 2014 (64,4%); 1.111 su 1.709 nel 2015. Persino dopo che l’esposto è arrivato ai giudici la cosa è proseguita imperterrita.

L’anomalia
Se è vero che nella prima metà del 2016 le anomalie sui bilanci alla Camera di commercio di Catania sono 379 su un totale nazionale di 649: il 58,4 per cento. Per capirci, a un tasso di errore delle altre Camere di commercio che oscilla fra lo 0 e lo 0,1%, alla Camera etnea il margine è arrivato in certi anni al 14 per cento. E c’è di più. Perché decine di quelle imprese per cui si registrano anomalie nel deposito dei bilanci, sono in odore di mafia. Senza poi considerare che le categorie più interessate dal singolare fenomeno risultano le più rischiose: dai costruttori al commercio di ortofrutta, passando per le ditta di trasporto. Abbastanza perché la cosa non sia stata presa sottogamba dai magistrati che se ne occupano. Tanto più considerando che la Procura di Catania ha aperto un’inchiesta più a largo raggio sull’attuale progetto di fusione delle Camere di commercio di Catania, Siracusa e Ragusa. Procedura gestita da un commissario ad acta, Alfio Pagliaro, che risulta lo stesso segretario generale della Camera di Catania dove si riscontrano tutte quelle strane anomalie nei bilanci delle società. I magistrati indagano sull’ipotesi di falso: vogliono accertare se alcune grosse aziende siano state a loro insaputa iscritte a qualcuna delle organizzazioni imprenditoriali che si contendono il potere nella futura grande Camera di commercio della Sicilia orientale, con lo scopo di far pendere la bilancia dalla propria parte quando si arriverà alla conta. C’è per esempio il caso di un’impresa con 650 dipendenti che si sarebbe ritrovata affiliata a un’associazione di trasportatori vicina alla Confcommercio.

Lo schema
Tuttavia il filone di inchiesta sulle anomalie dei bilanci promette ben altre sorprese. Sarebbe stato già individuato uno schema operativo, che dalle imprese passerebbe attraverso il filtro di un ristretto gruppo di agenzie per arrivare fino ad alcuni impiegati della Camera di commercio addetti al caricamento dei dati nel sistema informatico. Sono loro che materialmente costruirebbero ad arte quelle anomalie per cui i bilanci delle società, pur figurando depositati nei termini, non comparirebbero nel sistema che dopo molto tempo. L’organizzazione è perfetta. Ma perché si fa una cosa del genere?

I motivi
La prima motivazione è semplice. Se un’azienda ha una struttura contabile interna che fa acqua non riuscirà a presentare il bilancio entro i limiti previsti. La data limite è quella del 31 luglio, superata la quale scatta una multa piuttosto salata, 1.020 euro per ogni amministratore. Che però nel caso di un’anomalia informatica ovviamente non si paga, soprattutto considerando che il giochetto è studiato facendo apparire regolare la presentazione dei documenti contabili. Tutti quei soldi, e sarebbero milioni di euro l’anno nel caso di Catania, non entrano nelle Cassa della Camera di commercio: lecito sospettare che esista una qualche contropartita, presumibilmente economica, per chi si adopera a costruire l’operazione. Il che non è un dettaglio. Difficile però credere che imprese catanesi in numero tanto rilevante non siano in grado di consegnare i loro bilanci in tempo. Ci devono essere quindi anche altre ragioni, oltre alla sciatteria contabile. Dicevamo che le aziende vittime di quelle anomalie sono in gran parte le stesse e appartengono a certi settori precisi. Per alcune di loro, quelle di costruzione, c’è in ballo la periodica partecipazione agli appalti pubblici, condizionata a una ben determinata situazione finanziaria che dai bilanci è facilmente rilevabile. Altre sono invece costantemente sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti, che spesso e volentieri scavano nelle banche dati. E questo può magari significare qualcosa…