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Castellammare di Stabia. Ras cartelli stradali. Padre e figlio sospettati di avere fatto sparire beni della Carpenfer

Castellammare di Stabia. Hanno creato molteplici società facenti capo direttamente o indirettamente a loro, utilizzate per far sparire beni e denaro di un’altra azienda fallita. Società importanti che negli anni hanno lavorato anche per Autostrade per l’Italia, Pavimental, Autostrade Meridionali. Il reato di cui dovranno rispondere gli imprenditori Mario Vuolo di 62 anni e suo figlio Antonio di 27 anni è di bancarotta fraudolenta in concorso: guardia di finanza e magistrati hanno accertato che erano loro gli amministratori di fatto della «Carpenfer Roma srl» con sede a Castellammare. Ieri mattina i militari della compagnia stabiese, diretti dal comandante Mario Aliberti, coordinati dalla Procura di Torre Annunziata, hanno eseguito nei confronti dei Vuolo due misure cautelari emesse dal gip oplontino Elena Conte. Il 62enne è agli arresti domiciliari mentre per Antonio Vuolo è scattato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Nell’ambito dell’inchiesta risulta indagato anche Fioravante Di Stefano di 48 anni, legale rappresentante della Carpenfer dal 2010 al 2013, indicato dalle autorità come prestanome dei Vuolo. È stato inoltre posto sotto sequestro preventivo un autocarro Iveco del valore di circa 10mila euro. Le indagini continueranno anche nei prossimi giorni quando potrebbero scattare nuovi provvedimenti da parte dell’autorità giudiziaria: i finanzieri sono al lavoro, infatti, per risalire al reale patrimonio degli imprenditori. La ditta Carpenfer è già finita alla ribalta delle cronache più volte negli ultimi anni e il suo nome compare nelle inchieste di ben quattro Procure: Firenze, Santa Maria Capua Vetere, Alba e Monza. Si tratta di indagini incentrate sulla concessione di appalti, sui cui ci sarebbe anche l’ombra della criminalità organizzata, per la costruzione di caselli e altre strutture sulle autostrade italiane per la quale sarebbe stata utilizzata manodopera non qualificata e materiale scadente. Un esempio su tutti: il cartellone di metallo che indicava l’uscita di Santa Maria Capua Vetere sull’Autosole precipitato sull’asfalto nel dicembre del 2011. Tornando al caso della bancarotta, un primo e più evidente risultato delle indagini dei finanzieri è stato quello di ricondurre con chiarezza la Carpenfer a Mario, già condannato una volta per bancarotta fraudolenta, ed Antonio Vuolo. La società è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Torre Annunziata il 17 gennaio 2013. Il modus operandi era quello di dichiarare fallita l’azienda, impedire la ricostruzione del patrimonio attraverso la contabilità e spostare beni, denaro e lavoratori verso altre aziende costituite dai Vuolo: l’obiettivo era quello di evitare l’attacco dei creditori. La frode è avvenuta alterando costantemente le scritture contabili della società in modo da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio e del volume d’affari, omettendo di riportare i reali cespiti patrimoniali posseduti ed effettuando anche fittizie cessioni a società risultate poi comunque riconducibili ai presunti responsabili della bancarotta. Secondo gli inquirenti il ruolo centrale sarebbe rivestito da Mario Vuolo, autore e regista delle operazioni di bancarotta che, servendosi della complicità del figlio Antonio, ha costituito varie società, tutte operanti nel medesimo settore della carpenteria metallica stabiese. Tutte le aziende hanno utilizzato lo stesso personale, la stessa officina, gli stessi uffici localizzati nel complesso immobiliare dei Vuolo. I finanzieri hanno ricostruito i movimenti degli imprenditori incrociando dichiarazioni dei dipendenti e verifiche dei conti correnti delle società.

(Francesco Ferrigno – Il Mattino)