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Cassino, sigilli al convento della camorra Sequestrati beni per 150 milioni di euro. E c’è ancora chi nega la presenza mafiosa a Cassino e nel Frusinate!

Sigilli al patrimonio del boss Luigi Terenzio e suo figlio: 41 case, un albergo, 10 società, 2 barche e conti bancari

ROMA – Rapporti con la camorra, il clan dei Casalesi e la Banda della Magliana. Sono le pesanti accuse che hanno portato all’alba di giovedì al maxi-sequestro dei beni del boss di Cassino, Luigi Terenzio , e di suo figlio Vincenzo: 150 milioni di euro. Il sequestro, disposto dal tribunale di Frosinone, era stato richiesto direttamente dalla Procura distrettuale antimafia (Dia) di Roma. Tra i beni ai quali gli uomini della Direzione distrettuale antimafia hanno posto i sigilli figurano un albergo ricavato da un ex convento sopra Cassino, 41 proprietà in palazzi da Roma a Napoli, yacht da 2mila euro al giorno, 10 società e negozi di abbigliamento in tutta Roma.

PADRE E FIGLIO – Al centro delle indagini c’è il boss di Cassino, arrestato nel luglio dello scorso anno, Luigi Terenzio ed il figlio Vincenzo. Entrambi erano finiti in manette nell’ambito dell’operazione investigativa «Grande Muraglia». Nel corso dell’operazione, che ha visto impegnati oltre cento agenti della Dia, sono stati sequestrati tra Roma, Cassino e Frosinone, unità immobiliari, l’albergo ricavato dall’ex edificio monastico, 22 terreni, 48 conti correnti e contratti finanziari con istituti di credito e intermediari operanti sia nella Capitale che in Ciociaria.

LA MERCE CONTRAFFATTA – Secondo quanto accertato dagli investigatori del centro operativo della Dia di Roma, diretto dal colonnello Paolo La Forgia, la merce contraffatta, delle migliori griffe giungeva nel porto di Napoli a bordo di navi. Successivamente veniva stoccata a Cassino negli stessi magazzini dei Terenzio per poi essere trasferita a Roma dove grazie alla collaborazione di esponenti della comunità cinese veniva rivenduta nei negozi del quartiere Esquilino. I Terenzio avevano inoltre collegamenti nella capitale anche con il clan Nicoletti per il commercio di autovetture. «Emerge – ha detto Giancarlo Capaldo, capo della Procura distrettuale antimafia di Roma – una mutazione della criminalità che amplia il proprio intervento in tutti quei settori finanziari utili per riciclare i proventi illeciti. Il giro d’affari del contrabbando di merci contraffatte ha quasi raggiunto, se non superato, quello degli stupefacenti». A Vincenzo e Luigi Terenzio il tribunale di Frosinone ha applicato la misura dell’obbligo di soggiorno nel comune di Cassino per due anni. Gli investigatori hanno inoltre individuato altre sei persone che erano state utilizzate come ‘”este di legno” e che risultavano intestatari di alcune società

(Tratto dal Corriere della Sera – Roma)