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Caso verbali Amara, intervista ad Ardita: “Regole infrante, quelle copie non firmate non dovevano essere ricevute”

Il Fatto Quotidiano

Caso verbali Amara, intervista ad Ardita: “Regole infrante, quelle copie non firmate non dovevano essere ricevute”

di Marco Lillo | 1 MAGGIO 2021

Consigliere Ardita, secondo l’ipotesi di indagine lei sarebbe stato (insieme ad altre persone di altri settori) oggetto di un’attività di dossieraggio basata su accuse di Pietro Amara, false, nei suoi confronti. Perché?

Ritengo che si sia tentato di colpirmi perché in tutti gli incarichi istituzionali che ho ricoperto, compreso quello attuale, mi sono battuto perché non ci fossero santuari inviolabili.

Lei ha denunciato insieme al collega Antonino Di Matteo il “dossieraggio anonimo” e ha testimoniato a Perugia. Praticamente siete stati i primi soggetti istituzionali a tirare fuori in pubblico il tema dei dossier con i verbali di Amara.

Bisogna agire con trasparenza. Anche se ci sono cose false potenzialmente idonee a screditarci, bisogna formalizzarle quanto prima. Chi non ha nulla da nascondere non deve temere che quella cosa sia resa pubblica. Le accuse dei verbali riguardano numerosissime persone, quasi tutte molto più importanti di me. Sono certo che per ciascuna si potrà facilmente verificare la veridicità o falsità delle accuse e anche la genesi e gli interessi che le hanno determinate.

Come spiega il silenzio al Csm dopo le parole di Di Matteo. Non hanno capito? Qualcuno sapeva? Imbarazzi?

Ritengo siano ancora tutti increduli, ma confido sul fatto che se qualcuno sa qualcosa contribuirà a ricostruire in modo completo la verità.

Per i pm la mano che veicolava il verbale contro di lei potrebbe essere stata quella della ex segretaria del suo collega di corrente al Csm, Piercamillo Davigo. Lei conosceva immagino la Dottoressa Contrafatto. La vede più come un corvo o un semplice postino?

Sono sconcertato. La dottoressa Contrafatto è una persona semplice, non la ho mai ritenuta capace di strategie o cattiverie. La conosco da tempo ed è sempre gentile con tutti, non riesco proprio a vederla nel ruolo ideativo di corvo. Quindi il mio sconcerto è ancora maggiore.

La ex segretaria di Davigo sarebbe solo la persona che li ha spediti. I verbali di interrogatorio segreti di Amara sono usciti dalla procura di Milano. Al consigliere Davigo sarebbero stati consegnati da chi interrogava Amara, il pm Paolo Storari. Si può fare?

È chiaro che non si può fare. Non si possono estrarre copiacce non firmate di atti segreti e farli circolare. Le istituzioni operano in modo formale, con atti ufficiali e nel rigoroso rispetto del segreto. E la legge prevede i mezzi di risoluzione di ogni possibile conflitto fra colleghi di un ufficio. Non è certo quello di rivelare atti segreti privatamente, fuori da ogni ritualità, a chi non ha titolo per riceverli.

Davigo però potrebbe avere informato (genericamente, senza consegna dei verbali e tramite il vicepresidente del Csm David Ermini) il capo dello Stato.

Ritengo impossibile che il capo dello Stato o i suoi Uffici abbiano accettato di ricevere quelle copie informali acquisite in quel modo.

Invece sull’arrivo dei verbali non firmati da un pm al consigliere del Csm c’è stata un’anomalia?

Potremmo parlare più che di una anomalia, di una catena di anomalie, culminata con dei reati già contestati.

Lei ha avvertito un cambio di atteggiamento di Davigo o di altri al Csm verso di lei?

Ci sono state divergenze con Davigo riguardo all’attività consiliare, fino a giungere alla interruzione di ogni rapporto. Ma non ne voglio parlare qui. Lo farò in caso nelle sedi competenti senza temere niente e nessuno.

Ai primi di marzo del 2020 vi siete spaccati sulla nomina del procuratore di Roma. Le scelte possono essere state condizionate dai verbali poco attendibili e comunque non verificati sulla fantomatica Loggia massonica Ungheria?

Se fosse così sarebbe grave, ma sono certo che chi fa parte dell’organo di autogoverno ha gli strumenti per potersi difendere e reagire come ho fatto io. Sono dell’idea che l’unica strada è la trasparenza, come ha dimostrato il consigliere Di Matteo. Mi aspetto che si cerchi la verità fino in fondo, che ciascuno paghi per le responsabilità anche penali che si accerteranno.

Lei crede all’esistenza di logge massoniche occulte che condizionano la vita pubblica?

Certo che sono esistite e possono esistere, come ci ha insegnato l’esperienza della P2. E’ una possibile deviazione della democrazia. Ci sono anche lobby meno formali e altrettanto pericolose come una variante resistente a un possibile vaccino. Vanno debellate le une e le altre.

Davigo dice che non poteva mandare gli atti in prima commissione del Csm perché c’era lei.

Un consigliere non può mandare atti direttamente a una commissione, ma semmai deve passare dal comitato di presidenza. Inoltre può inviare atti, non copiacce senza firma. Chiunque riceva carte che hanno l’aspetto di copie trafugate ha un solo obbligo: rivolgersi all’ufficio giudiziario e formulare una denuncia come hanno fatto i giornalisti Massari e Milella e il consigliere Nino Di Matteo.