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Caso Orlandi, Tescaroli: ”Se Pippo Calò collaborasse aprirebbe scenari importanti”

Jamil El Sadi 14 Gennaio 2023

Il procuratore aggiunto di Firenze intervistato da La Stampa sulla scomparsa della giovane cittadina vaticana

Quella di Emanuela Orlandi è una di quelle vicende che “si collocano in un ampio contesto” criminale e di interessi. Un contesto che “vide episodi di grande valenza storica come l’attentato al Papa del 13 maggio ‘81, la repressione in Polonia attuata dal generale Jaruzelski, l’ultima guerra di mafia che in Sicilia portò all’affermazione dei Corleonesi”. A parlare è il procuratore aggiunto di Firenze Luca Tescaroli, uno dei magistrati che ha indagato più a fondo le pericolose connessioni tra lo Ior, il Banco Ambrosiano, Cosa Nostra e la banda della Magliana; e che – tra le altre cose – ha avuto modo di intuire le relazioni pericolose che hanno dato origine alla cosiddetta “pista finanziaria” dietro il Caso Orlandi. Dopo la riapertura del caso della scomparsa della giovane cittadina vaticana Tescaroli analizza la vicenda del rapimento dialogando con il giornalista Ferruccio Pinotti per La Stampa. Il Caso Orlandi “merita di essere approfondito – ha detto il procuratore –. Se anche la Procura di Roma riterrà di riaprire l’inchiesta archiviata nel 2016 non compete a me stabilirlo, pur se ritengo che la ricerca della verità sia un dovere morale”. E suggerisce una pista che potrebbe offrire importanti contributi per la soluzione del caso: sentire il boss di Cosa nostra Pippo Calò. “Ha 91 anni, è in carcere e se decidesse di collaborare, come è stato chiesto dalla avvocatessa Laura Sgrò, si aprirebbero scenari conoscitivi importanti” ha continuato Tescaroli. Oltre al contesto criminale, il Caso Orlandi si colloca in periodo “peculiare”. “Quel 22 giugno 1983, che era situato a un anno di distanza dalla morte di Calvi che a Londra — stando a una sentenza ormai passata in giudicato — ha stabilito essere stato ucciso sotto il Ponte dei Frati Neri: si tratta di un’epoca che vedeva un forte attivismo della Banda della Magliana, che aveva intrecciato rapporti con il Vaticano da un lato e con la mafia e la politica dall’altro – ha continuato il magistrato -. La mia inchiesta ha portato alla luce, attraverso riscontri fattuali e l’apporto di numerosi collaboratori di giustizia, i rapporti ibridi tra Calvi, lo Ior, Marcinkus da un lato e con le organizzazioni criminali di tipo mafioso dall’altro. È emerso, con sentenze confermate in Cassazione, che Calvi è stato ucciso e che l’Ambrosiano è stato utilizzato per massicce operazioni di riciclaggio di capitali riconducibili a Cosa Nostra, anche tramite lo Ior. Credo che il caso Orlandi ed i ricatti incrociati vadano collocati in questo contesto”. Pinotti, in conclusione, riporta all’attenzione del magistrato il fatto che una delle ipotesi della vicenda è che Emanuela Orlandi fosse stata scambiata o rapita, per difficoltà tecniche, al posto di Raffaella Guagel, figlia di Angelo, già “aiutante di camera” di Papa Luciani; nonché assistente di Benedetto XVI e di Papa Giovanni Paolo II. In varie società a cui era interessato “l’immobiliarista” Flavio Carboni – uomo d’affari coinvolto in alcuni dei più grandi misteri d’Italia come Calvi e P2 (anche se assolto in via definitiva) – figurava tra i soci tale Rita Guagel, stesso cognome di Angelo e Raffaella. Un episodio che Tescaroli ricorda bene perché “quel nome figurava nelle carte dell’inchiesta condotta dal pm Oliviero Drigani di Trieste. Sono profili e spunti che andrebbero approfonditi”. Ecco perché il magistrato accoglie con grande favore l’iniziativa del Vaticano sulla riapertura dell’inchiesta, dietro alla quale c’è una volontà della cupola vaticana (e quindi di Papa Francesco). “Provo il massimo rispetto per l’iniziativa del Vaticano anche perché — giova ricordarlo — si tratta comunque di uno stato straniero e quindi l’iniziativa è certamente stata avallata ai più alti livelli – ha detto Tescaroli a Pinotti –. Va accolta quindi positivamente: cercare la verità è un obbligo morale di ordine generale e giuridico, oltre che — in questo caso — un tributo nei confronti della famiglia Orlandi e un ristoro nei confronti dei parenti che tanto hanno sofferto per la loro congiunta e per la mancata emersione dei fatti, nonostante tanti sforzi investigativi”. Tescaroli è ben consapevole che sono passati quarant’anni, ma nonostante ciò “per la ricerca della verità c’è sempre tempo, perché determinati reati sono imprescrittibili e soprattutto perché senza verità non c’è giustizia”.

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fonte:https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/309-topnews/93369-caso-orlandi-tescaroli-se-pippo-calo-collaborasse-aprirebbe-scenari-importanti.html