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Caso Di Matteo, il procuratore nazionale De Raho ci ripensa: “Revocata l’espulsione dal pool stragi”

La Repubblica

Caso Di Matteo, il procuratore nazionale De Raho ci ripensa: “Revocata l’espulsione dal pool stragi”

Nel maggio dell’anno scorso l’estromissione dopo un’intervista. La decisione a sorpresa alla vigilia della decisione del Csm

24 OTTOBRE 2020

di Salvo Palazzolo

Nel maggio dell’anno scorso, il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho aveva espulso Nino Di Matteo, all’epoca sostituto della Dna oggi al Csm, dal pool d’indagine sulle stragi. Gli contestava un’intervista ad “Atlantide” sui mandanti occulti delle bombe del 1992. Adesso, Cafiero De Raho ci ripensa e revoca il suo provvedimento, informando il Consiglio superiore della magistratura che intanto aveva aperto un fascicolo sul caso. Il 23 settembre scorso, il procuratore nazionale ha inviato una nota a Palazzo dei Marescialli facendo sapere al Csm che vuole evitare “aggravi procedurali e decisionali in un momento particolarmente delicato per la svolgimento delle funzioni e l’immagine della magistratura”. Motivazione che arriva dopo mesi di riunioni e audizioni sul caso fatte dalla Settima Commissione, la decisione era ormai imminente. Lavoro inutile, la revoca del provvedimento ha bloccato tutto, il Csm ha disposto il “non luogo a procedere”.

Risultato, quando Nino Di Matteo ritornerà alla direzione nazionale antimafia dopo l’incarico al Csm potrà riprendere il suo posto nel pool di indagine sulle stragi e i delitti eccellenti.

Contro la decisione di Cafiero De Raho erano scesi in campo una novantina di magistrati firmando una lettera aperta.

“Ha anticipato temi di indagine”, aveva accusato il procuratore nazionale. “Ha tradito la fiducia del suo gruppo di lavoro e delle procure distrettuali impegnate nelle inchieste”. Di Matteo si era difeso davanti al Csm ribadendo di aver parlato di questioni note da anni: il ritrovamento, accanto al cratere di Capaci, di un biglietto scritto da un agente dei servizi segreti, e poi anche di un guanto con un Dna femminile. In Tv, il magistrato aveva ricordato pure la scomparsa del diario di Falcone da un computer del ministero della Giustizia e aveva ribadito l’ipotesi che alcuni appartenenti a Gladio abbiano avuto un ruolo nella fase esecutiva della strage del 23 maggio 1992. “Questioni note da anni”. Il caso aveva finito per dividere anche il Csm. Ma, ora, quel provvedimento di espulsione non esiste più. Revocato con una lettera, un anno e mezzo dopo. Peraltro, proprio in seguito a quel provvedimento Di Matteo aveva deciso di andare via dalla direzione nazionale antimafia.