Il Mattino, Venerdì 18 Novembre 2016
Caso Deiulemar, armatore pentito fa i nomi: tremano i «vip»
di Dario Sautto
Torre del Greco. Si pente l’armatore Angelo Della Gatta. Nuovo terremoto giudiziario in vista all’ombra del Vesuvio. Uno dei soci della Deiulemar Compagnia di Navigazione, fallita nel 2012, ha deciso di intraprendere una collaborazione con la giustizia. Da circa un mese, Della Gatta sta raccontando alla Procura di Torre Annunziata i segreti che si celano dietro il crac da 800 milioni di euro della società armatoriale di Torre del Greco, che ha bruciato il tesoro di 13mila risparmiatori che avevano affidato i propri risparmi attraverso le obbligazioni.
Il nuovo arresto con annesso maxisequestro di beni per un valore di mezzo milione – ha spinto Angelo Della Gatta ad intraprendere la collaborazione. Dopo alcuni mesi di detenzione in carcere, ora vuole «vuotare il sacco» e sta raccontando come dietro il fallimento del colosso di via Tironi non ci siano solo i soci condannati in primo grado. Sta facendo nomi importanti, di imprenditori, banchieri e professionisti del Vesuviano (e non solo) che avrebbero contribuito in qualche modo alla scomparsa di ingenti capitali societari, veicolati anche verso paradisi fiscali, attraverso strumenti finanziari e società offshore. Per la Procura di Torre Annunziata le indagini sono state coordinate dal sostituto procuratore Sergio Raimondi ed Emilio Prisco del pool di magistrati oggi guidato dal procuratore Sandro Pennasilico e dall’aggiunto Pierpaolo Filippelli è sempre stato chiaro che dietro il buco milionario non si celavano solamente i titolari della società armatoriale di Torre del Greco, bensì altri complici, finora rimasti ignoti.
Tanti «colletti bianchi» e esperti della finanza avrebbero, dunque, contribuito a far sparire il tesoro della Deiulemar, anche se al momento è presto per ritenere attendibile il primo vero «pentito» del crac milionario che si sta ancora trascinando nelle aule giudiziarie del tribunale civile di Torre Annunziata, tra mancati risarcimenti e cambi della curatela fallimentare. La collaborazione è iniziata meno di un mese fa e per il momento sono pochi i verbali di interrogatorio in possesso degli inquirenti. Presto cominceranno a sfilare dinanzi agli inquirenti in questa fase come persone informate sui fatti i primi «vip» vesuviani: saranno chiamati a dare spiegazioni sull’affare che potrebbe nascondersi dietro al clamoroso fallimento avvenuto ormai quattro anni fa. Le indagini patrimoniali avevano già portato gli inquirenti anche verso Malta, dove sarebbero stati nascosti fondi per diversi milioni di euro attraverso dei «trust», strumenti finanziari molto usati nei paradisi fiscali.
Due anni fa per Angelo Della Gatta è arrivata la pesante condanna a 17 anni di reclusione per bancarotta fraudolenta, dopo il processo celebrato presso il tribunale di Roma. Tra qualche giorno si celebrerà la nuova udienza d’appello, ma la sentenza di secondo grado non dovrebbe ancora arrivare. Il 15 luglio scorso, invece, è arrivato il nuovo ordine di arresto per l’armatore, raggiunto dal provvedimento emesso dal gip di Torre Annunziata su richiesta della Procura oplontina ed eseguito dalla guardia di finanza. In carcere sono finiti anche suo fratello Pasquale e l’imprenditore Dante di Francescantonio, residente in provincia di Verona. Il sequestro per circa mezzo milione di euro ha riguardato beni non dichiarati alla curatela fallimentare.
I Della Gatta ha scritto il procuratore Pennasilico avevano continuato «a disporre di ingenti riserve di liquidità da impiegare nell’ambito di un consistente investimento immobiliare in cui gli stessi risultavano essere coinvolti in prima persona, nonché di cristallizzare la disponibilità, per interposta persona, di beni mobili». I fratelli Della Gatta erano stati arrestati per la prima volta nel luglio 2012, nell’ambito dell’inchiesta sul fallimento della Deiulemar Compagnia di navigazione, insieme con la sorella Micaela, alla figlia dell’ex ad della Compagnia Michele Iuliano, Giovanna Iuliano, e Leonardo Lembo.