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“Caso Conti” e “Caso Fondi” un unicum ?

Non vogliamo apparire ossessivi se ritorniamo continuamente sul “caso Conti”, il capitano Fedele Conti, comandante della Compagnia della Guardia di Finanza di Fondi suicidatosi sette anni fa.

Una morte misteriosa determinata da tanti misteri e sulla quale troppo frettolosamente è scesa una coltre del silenzio e dell’oblio.

Silenzio ed oblio che insospettiscono.

Come insospettiscono le motivazioni che si son volute dare, motivazioni che contrastano con la realtà.

Stando alle dichiarazioni di familiari ed amici.

“Depresso”, ”motivi sentimentali”, qualcuno ha detto..

Un “caso” che, guarda caso, ha preceduto di poco quella gragnola di avvenimenti e di inchieste che hanno portato ad un altro “caso”, il “caso Fondi”.

Un “caso”, quest’ultimo, chiuso come è stato “chiuso”, ma che per noi non lo è affatto.

Affatto, ripetiamo.

Anzi, appena aperto.

Due “casi”, Conti e Fondi, che si sovrappongono, si intrecciano, fino a diventare la stessa cosa, un unicum.

Finiti con un’archiviazione il primo e con un volo basso il secondo.

La nostra non vuole essere un’accusa nei confronti di chicchessia.

E non potrebbe essere altrimenti, considerato il fatto che noi, al contrario di tanti altri, abbiamo senso dello Stato, delle Istituzioni.

Ma, purtroppo, in Italia c’è anche chi la pensa diversamente da noi.

Il “sistema Fondi” è rimasto integro, così com’era, forse anche rafforzato.

Quel “mi sono incartato”, quel biglietto lasciato dal Capitano Conti per noi è un pugno nello stomaco che ci fa pensare…

Tanto, tantissimo.

Può significare niente e può significate tutto.

Tutto.

Può essere il prodromo di quanto poi si è verificato, o non verificato, che dir si voglia.

Perché nessuno ci convincerà mai che a Fondi, città di un sud pontino e di un Basso Lazio, con un tessuto infettati da mafia e da mafie, queste siano scomparse.

Stroncate.

Come nessuno ci convincerà mai del fatto che siano stati tre ministri ad apporsi alla richiesta di Maroni di sciogliere il Comune e che il mancato scioglimento sia imputabile a quei tre.

Perché avrebbero dovuto farlo?

E, se pure fosse così, perché lo avrebbero fatto sconvolgendo per la prima volta nella storia di un Paese la prassi che ha visto sempre accolte le richieste di scioglimento fatte dal Ministro dell’Interno?

Sempre.

C’è un “qualcosa” che non capiamo e che vogliamo capire.

Vogliamo “capire” cosa è quel “qualcosa” che, se non verrà individuato, oltre a Fondi, può colpire anche altrove, ogni altro comune, mettendosi sotto i piedi quello Stato di diritto che i nostri padri ed i nostri nonni hanno creato con il loro sangue e che noi difendiamo con i denti con tanti sacrifici e pericoli.

Quello che ci addolora e il fatto che NESSUNO, ma proprio NESSUNO, neanche a sinistra purtroppo, si ponga gli stessi interrogativi che ci poniamo noi.

Che NESSUNO chieda conto del “perché” non si parli più di quella morte strana di una persona onesta, come se fosse morto un cane (con tutto il rispetto e l’amore per il miglior amico.

dell’uomo).

Del “perché” si pensa di aver risolto il “caso Fondi” con l’arresto e le eventuali condanne di pochissime persone note da decenni e che, peraltro, non sono per lo più native di Fondi.

Noi parliamo di altro, di altri livelli e, perciò, vogliamo sapere quali sono la mente o le menti che stanno al di sopra di tutto ciò.

Traveggole le nostre?