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Caso Bardellino, c’è la perizia

La Dda ha restituito i devices alle 12 persone destinatarie delle perquisizioni di luglio scorso La consulenza sui contenuti ritrovati negli apparecchi può ricostruire la rete di relazioni e coperture

di GRAZIELLA DI MAMBRO

Latina Oggi, Giovedì 4 Gennaio 2024

Si è chiusa un’altra tappa cardine nell’inchiesta sull’a gguato a Gustavo Bardellino, avvenuto il 15 febbraio del 2022 nella concessionaria «Buonerba» e per il quale sono indagate tre persone, una di queste per favoreggiamento. La Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli ha infatti restituito tutt i devices sequestrati durante le perquisizioni del 26 luglio scorso. E’ dunque terminata l’attività di perizia sui contenuti, dai quali la Dia, cui è stata affidata la parte relativa al recupero delle informazioni conservate negli apparecchi, ha ricavato la relazione per la Procura Distrettuale. Un passaggio tecnico che però rappresenta anche una tappa tra le più delicate di questa vicenda che sin dal primo momento è apparsa piena di ombre e buchi. Le perquisizioni di cinque mesi fa contengono i contatti sul territorio ma pure quelli con esponenti ancora di spicco nel clan dei casalesi. In totale le persone interessate dalle perquisizioni tra Formia e Minturno furono 12, l’entourage della famiglia Bardellino, e 28 per altrettanti residenti in provincia di Caserta. Al centro delle verifiche l’agguato avvenuto diciotto mesi prima nell’autosalone sull’Appia in cui Gustavo Bardellino risulta essere un dipendente con ruoli apicali e dove tornò a lavorare il giorno dopo il suo ferimento, per il quale risultano ad oggi indagati Luigi Diana, un costruttore di 47 anni originario di Caserta e residente a Formia, e Giovanni Lubello, 47 anni di Casal di Principe e anch’egli residente a Formia, ex marito di Katia Bidognetti, la figlia di Francesco, detto Ciocciotto e’ m e z z anotte, ritenuto a sua volta un capo storico del clan dei casalesi. Oltre a loro è indagato per il solo reato di favoreggiamento Vito Iacopino, l’uomo di 81 anni che risulta formalmente proprietario della villa di viale dei Pini 7 nella quale è stato ritrovato il bunker che si ritiene sia stato il nascondiglio di Antonio Bardellino, che, sempre secondo questa ricostruzione, non sarebbe stato ammazzato in Brasile nel 1988 bensì avrebbe trattato il suo volontario allontanamento dal feudo dell’agro aversano. La nuova informativa contenente gli esiti delle perizie è stata consegnata a fine anno, allo scadere dei tre mesi dalla data del sequestro per fini probatori, e potrebbe essere la prima vera mappa dei contatti in essere nella rete di Gustavo Bardellino, vittima dell’agguato ma protagonista di una ragnatela di rapporti che finora era stato impossibile srotolare.