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Caserta, Scafuri: «Dare fiducia a chi si ribella alla criminalità».

NOTA dell’ASSOCIAZIONE CAPONNETTO.SIAMO I PRIMI AD  INTRAVEDERE NELLA SFIDUCIA  DELLE GENTE PERBENE  NEI CONFRONTI DELLE ISTITUZIONI IN GENERE UNO DEI MOTIVI – PER NON DIRE IL MOTIVO – DEL RIFIUTO A COLLABORARE ED A DENUNCIARE.MA SI COMMETTE UN GROSSO ERRORE NEL GENERALIZZARE IN QUANTO CI SONO MAGISTRATI E RAPPRESENTANTI DELLE FORZE DELL’ORDINE  CHE  SONO PERSONE ONESTE E CHE FANNO IL LORO DOVERE.BASTA TROVARLI  PER RAPPORTARSI CON ESSI  PER AIUTARLI A COMBATTERE IL CRIMINE.NOI ABBIAMO AVUTO IL PIACERE E L’ONORE DI CONOSCERE IL COMANDANTE PROVINCIALE DEI CARABINIERI DI CASERTA E POSSIAMO METTERE LE MANI SUL FUOCO SULLA SUA ONESTA’ E  SULLA SUA PREPARAZIONE.CONOSCIAMO ALTRI UFFICIALI E SOTTUFFICIALI  DEI QUALI NON POSSIAMO NON DIRE LA STESSA COSA.PERSONE PERBENE,FEDELI SERVITORI DELLO STATO DI DIRITTO,QUELLO VERO.
IN PROVINCIA DI CASERTA,POI,HANNO APPLICATO  UN “METODO”  PARTICOLARE NEL PERSEGUIRE LA CAMORRA CHE BISOGNEREBBE APPLICARE  DOVUNQUE,APPUNTO IL “METODO CASERTA “,UN METODO CHE ISTITUZIONALIZZA  IL RACCORDO STRETTISSIMO FRA LE FORZE DELL’ORDINE IN MODO CHE NON SI VERIFICHI QUELLO CHE AVVIENE  IN ALTRI TERRITORI LADDOVE LA MANO SINISTRA NON SA QUELLO CHE FA LA DESTRA,I CARABINIERI NON SANNO QUELLO CHE FANNO LA POLIZIA DI STATO,LA GUARDIA DI FINANZA ED IL CORPO FORESTALE DELLO STATO E VICEVERSA.QUESTO CHIARAMENTE DIPENDE DAI PREFETTI E DAI COMITATI PROVINCIALI  PER LA SICUREZZA E L’ORDINE PUBBLICO,ED E’ PERCIO’ CHE NOI DICIAMO DA ANNI CHE LA COSIDDETTA ANTIMAFIA SOCIALE DEVE SPOSTARE LA  PROPRIA  ATTENZIONE DALLE CHIACCHIERE AI PROBLEMI CONCRETI E FARE IN MODO CHE IN  OGNI PROVINCIA VENGA ADOTTATO  UN METODO  “METODO CASERTA “.FATTI E NON CHIACCHIERE O,PEGGIO ANCORA,BUSINESS.
SE CI FOSSERO MENO “MI PIACE “ E MENO “ CONDIVIDO” E PIU’ ATTENZIONE ED IMPEGNO  SUI FATTI E NON PIU’ SULLE CHIACCHIERE QUANTO CI GUADAGNEREMMO TUTTI ,A COMINCIARE DAL PAESE  !!!!!!!!!!

Il Mattino, Domenica 3 Luglio 2016,

Caserta, Scafuri: «Dare fiducia a chi si ribella alla criminalità»

di Tina Cioffo

Inno di Italia e alzabandiera in memoria del carabiniere Salvatore Nuvoletta nel 34esimo anniversario della sua uccisione per mano della camorra. È cominciato in modo solenne il pomeriggio di ieri con il colonnello Giancarlo Scafuri comandante provinciale dei carabinieri di Caserta, a Casa don Diana in occasione del Festival dell’Impegno Civile. È cominciato nella solennità del ricordo ma è proseguito con toni amicali dettati dallo stesso Scafuri che parlando ai ragazzi casalesi ma anche ad un gruppo di 22 volontari provenienti dall’Emilia Romagna ha parlato di coraggio, di riscatto, di paura e di scelte. Una sorta di bilancio dei suoi quattro anni in provincia di Caserta, cominciati nel periodo post stragista e con il modello Caserta promosso da più parti. «C’è tanto da fare ma tanto è stato fatto. La gente non ha più timore di denunciare.

In provincia di Caserta sono nove compagnie e 1500 carabinieri, siamo un corpo che agisce e nessuno di noi sarebbe qualcosa senza il lavoro degli altri», ha detto Scafuri calcolando la media di due ordinanze a settimana. «Avevo 15 anni e vivevo a Roma con la mia famiglia, al secondo anno di liceo, erano gli anni di forte passione politica e certo qualcuno ha mal visto questa mia scelta – ha raccontato- ma sono andato avanti così come avevano già fatto i miei familiari e così come ha già cominciato a fare mia figlia che a 16anni ha deciso di entrare alla Nuziatella». Un pezzo di vita condiviso con la gente di Casal di Principe e non solo, tra i familiari delle vittime innocenti, amministratori casalesi e imprenditori antiracket. «Negli anni in cui la camorra dettava la legge gli imprenditori erano costretti o a piegarsi o ad affiliarsi, oggi invece è diverso gli imprenditori denunciano, si ribellano e fanno con noi azione preventiva. Sulla cattiva imprenditoria si continua però a indagare e da loro si passa poi agli amministratori e ai legami con la politica», ha continuato disegnando un excursus che non ha messo la provincia di Caserta all’ultimo posto. Ha fatto il contrario, ha parlato «delle buone cose, dei buoni prodotti, dei buoni amministratori che nel Casertano ci sono con un livello di corruzione non diverso da altri posti di Italia».

Milano, Como, Palermo, Napoli, in Brianza sono alcuni dei posti nei quali Scafuri ha lavorato prima di arrivare a Caserta. Sarà trasferito a Reggio Calabria e lì troverà Federico Cafiero de Raho a capo della Procura, che contro il clan dei Casalesi ha fatto molto. «Siamo dinanzi a una criminalità diversa ora, quella che non spara facilmente ma continua comunque a fare affari. Faccio indagini in maniera asettica preferisco arrestare qualcuno in meno piuttosto che un arresto sbagliato», ha confessato, aggiungendo «Ci sono personaggi di spessore criminale che potrebbero ritornare in libertà ma sono già partite informative ed indagini per prepararci anche a questo». Una iniezione di calma anche dinanzi alla vicenda di Augusto Di Meo, testimone dell’omicidio don Don Giuseppe Diana che il 25 giugno ha ricevuto una telefonata minatorio. Con il fotografo Scafuri è voluto andare anche a prendere un caffè a dimostrazione che non è solo. «Con Augusto ci sono i carabinieri ma c’è anche l’associazionismo punto d’avanguardia di questo territorio», ha sentenziato convinto «del bisogno di dover tendere la mano a chi cambia vita e distanze dalla criminalità».