Cerca

Casamonica, il funerale di Vittorio «dimostrazione di forza mafiosa»

Il Corriere della Sera, 10 Agosto 2020

Casamonica, il funerale di Vittorio «dimostrazione di forza mafiosa»

Così il Tribunale del riesame nell’ordinanza con cui ha confermato il carcere per quattro membri della famiglia arrestati il 16 giugno

di Giulio De Santis

Con il funerale di Vittorio Casamonica, celebrato il 20 agosto del 2015 tra petali di rosa lanciati da un elicottero e la musica del film «Il Padrino», i Casamonica «rivendicano ed esternano una forza mafiosa sul territorio di Roma che non ammette concorrenza». A scriverlo è il Tribunale del riesame nell’ordinanza con cui ha respinto la richiesta di riforma della misura cautelare avanzata da quattro appartenenti al clan, arrestati lo scorso 16 giugno nell’inchiesta «Noi proteggiamo Roma».

Già nell’informativa finale dell’indagine i poliziotti dello Sco (Servizio centrale operativo) avevano sottolineato come l’organizzazione del funerale fosse stata «un chiaro messaggio mafioso alla Capitale». I giudici del Riesame, prima di chiarire perché restano le esigenze cautelari nei confronti dei ricorrenti, si soffermano per 24 delle 58 pagine del provvedimento a spiegare cosa sia «l’associazione mafiosa denominata clan Casamonica». E per farlo, in particolare, un capitolo lo dedicano alla «forza d’intimidazione della famiglia». Profilo che, secondo i giudici, «va trattato prendendo le mosse dal funerale di Vittorio Casamonica, riconosciuto come un vero capo da tutti i componenti della famiglia». Ricorda il Tribunale che «l’evento ha rappresentato l’occasione per ribadire e accrescere il prestigio criminale dell’organizzazione».

Scrivono i giudici che «non va considerata casuale la richiesta, divenuta imposizione, di suonare la musica del film “Il Padrino” per rimarcare la connotazione mafiosa del clan». Prosegue nel ragionamento il Tribunale osservando come, così facendo, «i Casamonica rivendicano ed esternano una forza mafiosa sul territorio di Roma, che non ammette concorrenza». Da questa forza «discende – secondo i giudici – un indiscusso potere d’intimidazione, esercitato dagli associati per piegare le vittime delle usure e delle estorsioni». Come denotano i giudici «di questa cattiva fama (…) i Casamonica si compiacciono». Ricorda infine il Tribunale che «il funerale ha suscitato un clamore mediatico protrattosi per giorni». Dello scalpore provocato dal quelle esequie sono stati fin da subito consapevoli gli stessi appartenenti al clan, come dimostra un’intercettazione telefonica di Guerino Casamonica – soprannominato Pelé, nonché pronipote del defunto Vittorio – con suo nipote Alfredo Di Silvio, in cui quest’ultimo, commentando quanto avvenuto poche ore prima, dice: «Resterà nella storia, Pelé».

Per quanto concerne il no dei giudici alla riforma della misura va menzionato il ricorso (bocciato) di Gelsomina Di Silvio, moglie di Ferruccio Casamonica, che insieme al fratello Alessandro rappresenta uno dei due vertici della comunità sinti. Per il Tribunale Gelsomina «deve restare in carcere per il legame con il sodalizio».