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Carlo Nordio, un ministro da giustizia di partito

Saverio Lodato 08 Febbraio 2023

Ma non è possibile.
A un paio di settimane di distanza dall”’affaire Donzelli-Delmastro”, quando deflagrò in Parlamento la bomba-Cospito; la bomba-mafiosi; la bomba-dirigenti Pd accusati di aver fatto in un colpo solo la “riverenza” all’anarchico bombarolo e ai mafiosi, uniti appassionatamente dalla comprensibilissima voglia di scrollarsi di dosso il 41 bis; ancora non sappiamo chi aveva torto, chi aveva ragione, chi ci speculò sopra, chi mentì, chi fece il furbo, chi strumentalizzò chi, chi si fece strumentalizzare, chi violò la legge, oppure no.
Di sicuro, ci sono tre cose.
Giorgia Meloni, premier, non vuole che siano allontanati i gemelli-gioielli, Delmastro e Donzelli. Lei gli estremi non li vede.
Giorgia non vuole che si tocchino i “suoi”, vengono da lontano, e vanno tutelati e imbalsamati alle loro poltrone, a prescindere, come avrebbe detto 
Totò.
La Procura di Roma sta indagando a seguito dell’esposto del parlamentare di Europa Verde, 
Angelo Bonelli.
Il quale, in quanto parlamentare che si considera uguale ai suoi colleghi, aveva chiesto di visionare la mela della discordia: il documento di 54 pagine, spifferato in Parlamento, mentre dal ministero della giustizia si è visto recapitare appena 10 righe. Questo, almeno, è quello che denuncia lui.

Infine, il neo ministro della giustizia, Carlo Nordio, che potrebbe ispezionare sull’intera vicenda, avendone strumenti e poteri, preferisce compulsare il dizionario dei sinonimi, forse anche perché l’ordine che ha ricevuto dall’alto – Ordine di Giorgia – è di quelli che non si discutono.
Documenti “segreti”? O “segretati”? O “non segreti, ma non divulgabili”? O “riservati”? O “sensibili”?
Vai a sapere. Forse non lo sapremo mai.
Potenza di un ministro della giustizia. Costretto ad annaspare fra le carte, incapace di venirne a capo per dire una parola chiara ai cittadini, simile a quel ministro delle ferrovie che, in epoca fascista, stando alle barzellette, chiedeva agli altri passeggeri, come lui in attesa del treno, perché il treno fosse in ritardo. Fin quando un passeggero, avendolo riconosciuto, lo apostrofò con queste parole: “Ma lei non è il ministro delle ferrovie? Lei lo dovrebbe sapere perché il treno è in ritardo”.
Morale della favola: non sarebbe ora che il ministro Nordio, quantomeno per amore di verità, ci dicesse se i gioielli-gemelli, tanto cari alla Meloni, hanno il diritto di restare dove stanno?
Nordio si sarà fatto un’idea di quelle carte divulgate. Diversamente, il problema sarebbe assai più grave di quanto appare a prima vista.
Un conto è rispondere al partito, un conto è rispondere alla giustizia.


saverio.lodato@virgilio.it

La rubrica di Saverio Lodato

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fonte:https://www.antimafiaduemila.com/rubriche/saverio-lodato/93813-carlo-nordio-un-ministro-da-giustizia-di-partito.html