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CAMORRA & SEGRETI. Fu Peppe Setola a sparare contro la casa di Gaetano Balivo

CAMORRA & SEGRETI. Fu Peppe Setola a sparare contro la casa di Gaetano Balivo. Oreste Basco, pretoriano di Michele Zagaria, gestiva un bar nel complesso La Fontanina di Isidoro Verolla

Sono tutti quanti elementi che risultano dalle somme tirate dal gip del tribunale di Napoli Federica Colucci nella parte dell’ordinanza Jambo che motiva l’arresto in carcere per l’imprenditore di Trentola per il quale il rapporto con Pasquale Pagano e Vasco prevedeva quasi solo pellegrinaggi spirituali, quando invece sua figlia Maria Luisa….IN CALCE LO STRALCIO DELL’ORDINANZA 

TRENTOLA DUCENTA – Le parole della staffa cioè della motivazione per la quale il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Napoli Federica Colucci adduce come base costitutiva del provvedimento cautelare in carcere per Gaetano Balivo, sono necessariamente due. Nelle ultime puntate del focus sull’ordinanza Jambo, una vera e propria pietra miliare, anche in termini cognitivi, per la conoscenza dei sofisticati apparati economici che la fazione di Michele Zagaria del clan dei Casalesi aveva messo a punto creando una rete inquinata di rapporti tra camorristi, imprenditori e politici, abbiamo attraversato tutta quanta la trattazione relativa alla posizione dell’indagato forse più importante di questa ordinanza, che è proprio Gaetano Balivo.

Oggi, invece, chiudiamo questa sezione fondamentale dell’ordinanza Jambo, partendo dalle spontanee dichiarazioni che Balivo rilascia il 31 maggio 2010. In questa circostanza, l’imprenditore si sofferma nella definizione del suo rapporto con Pasquale Pagano e Oreste Basco, in pratica la “guardia repubblicana” di Michele Zagaria. Ovviamente sminuisce e afferma che si trattava di rapporti di tipo amicale, legati a fatti privati, alla morte della moglie di Pagano e ad una relazione di amicizia intensa nata tra quest’ultima Antonietta Di Tella, e sua figlia Maria Luisa Balivo.

Il racconto dei viaggi compiuti dalle due famiglie è tra lo stupefacente e l’esilarante. In pratica non si sarebbe risparmiati un solo santuario: Lourdes, Fatima, San Giovanni Rotondo e a Medjugorje non vanno solo per un imprevisto dell’ultima ora. In pratica Gaetano Balivo, Pagano e Oreste Basco che a Balivo sarebbe stato presentato proprio da Pagano, appaiono dei pii al limite al limite dell’ascesi sacerdotale.

In più Balivo parla anche delle attività dei due. Il dettaglio lo potete leggere nello stralcio che pubblichiamo in calce. Qui però ci piace già sottolineare la dichiarazione fatta su Oreste Basco che, secondo l’imprenditore di Trentola, avrebbe gestito un bar nel complesso La fontanina gestito a sua volta da Isidoro Verolla e dalla sua famiglia.

E il nome di Isidoro Verolla ritorna in un altro passaggio delle dichiarazioni di Balivo. Precisamente in relazione alla cessione di un appartamento nel parco Magnolia dove il 31 marzo 2010, i carabinieri operarono una perquisizione e che, al tempo, sempre secondo il racconto di Balivo, questi aveva ceduto proprio ad Isidoro Verolla.

Naturalmente gli inquirenti non hanno creduto alle ricostruzioni di Balivo relativamente alla natura dei suoi rapporti con Pasquale Pagano e Oreste Basco e anche riguardo ai due episodi, alle due presunte intimidazioni di cui Balivo sarebbe rimasto vittima nell’anno 2008 e che ha anche denunciato.

Nel primo caso, quello del giorno 4 gennaio 2010, non è assolutamente provato, secondo l’autorità giudiziaria, che l’incendio subito a un impianto di Balivo sia stato di natura dolosa. Per quanto riguarda invece la sventagliata di proiettili esplosa contro il suo portone il 24 novembre dello stesso anno, il giudice, evidentemente ispirata dagli inquirenti della Dda, fa notare che quelli furono proprio i mesi di fuoco o meglio del fuoco targato Giuseppe Setola, il quale dimostrò di non aver alcun tipo di rispetto degli ordinamenti costituiti di camorra e di non farsi alcuno scrupolo nel chiedere soldi e nel fare estorsioni anche ad imprenditori, secondo il gip, intranei al clan qual era, ad esempio, Gaetano Balivo.

Sul fronte del rapporto tra l’imprenditore e la coppia dei pretoriani di Michele Zagaria, soccorre la tesi accusatoria la famosa intercettazione telefonica tra le citate Maria Luisa Balivo, figlia del costruttore e Antonietta Di Tella, moglie di Pasquale Pagano. In questa telefonata che ripubblichiamo integralmente, la Di Tella narra alla Balivo gli eventi della notte appena passata, di un blitz a casa sua dalla quale il marito si era allontanato pochi minuti prima proprio prevedendo di essere arrestato. In più le due fanno cenno alla famosa scheda dedicata che secondo gli inquirenti rappresenta un motivo incontestabile, evidente del fatto che questo gruppi di persone avessero qualcosa di grave da nascondere. In poche parole, la figlia di Gaetano Balivo appare chiaramente edotta del ruolo e del rango criminale di Pasquale Pagano.

Ed è impossibile, secondo la Dda e secondo la gip, che Gaetano Balivo, in considerazione anche del fatto che la relazione con Pagano era anche di carattere interfamiliare non conoscesse a sua volta quello che la figlia dimostrava chiaramente di conoscere nella telefonata. Per questi motivi, la gip, come potrete leggere qui sotto, ritiene adeguata l’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di Gaetano Balivo, spiegando anche perchè non è possibile applicare quella meno afflittiva degli arresti domiciliari.

G.G.

 

 

QUI SOTTO IL TESTO INTEGRALE DELL’ORDINANZA JAMBO

Infine  deve sottolinearsi come le intercettazioni monitorate siano rilevanti sia  per il contenuto sia  per l’ accertato utilizzo di utenze “dedicate”.

Sotto il primo profilo si richiama il contenuto criptico , talvolta in codice, utilizzato dal Balivo  sia nelle comunicazioni con il duo Basco-Pagano che con i fratelli Garofalo; si tratta di soggetti la cui affilazione emerge evidente in atti; non può non rilevarsi come l’ uso di un linguaggio in codice con altri affiliati è esso stesso prova della affilizione.

Ed appare rilevante sul punto il messaggio che si riporta, in cui i fratelli Balivo usano un codice utilizzato da un altro affiliato ancora, Cassandra Luigi:

Decreto nr. 1155/09 RIT DDA del 27.02.2009 – Prog. nr. 236 del 02.03.2009 – ore 15:50 – utenza 3xxxxx0 in uso a BALIVO Gaetano – in uscita verso l’utenza 3xxxxxx01 in uso a BALIVO Silvestro All. 1 – Int.

 

BALIVO Gaetano chiama BALIVO Silvestro.

BALIVO Silvestro chiede di venire fuori al cimitero che ha trovato un’altra mattonella, infatti, dice che gliela vuole far vedere lo invita a venire un minuto dietro al cimitero. BALIVO Gaetano, senza replicare, subito acconsente e gli dice che tra cinque minuti lo raggiunge.

 

Sotto il secondo profilo si rinvia al par. 8.2. in cui si è dato conto dell’ accertato sistema delle “utenze dedicate”.

Utilizzatori  di tale meccanismo erano BALIVO Gaetano, BASCO Oreste e PAGANO Pasquale, che  già il 27.09.2008, così come appurato nel corso di un’attività finalizzata alla installazione di un sistema tecnico di intercettazione e localizzazione a bordo dell’autovettura PEUGEOT 207 targata DG-912-GZ, a loro in uso, utilizzavano ben otto apparati cellulari[1], rinvenuti all’interno del portaoggetti.

In particolare, un telefono cellulare – mod. Nokia con Sim Card dell’operatore TIM – 352901028957697 – era contrassegnato dalla lettera “G”, manoscritta su un pezzo di carta fissato con del nastro adesivo sull’apparato; tale segno distintivo, già allora, aveva giustamente fatto ritenere che ogni telefono fosse predisposto per comunicare in maniera “citofonica” con un omologo, in possesso di un altro appartenente all’organizzazione; nel caso specifico, si trattava di BALIVO Gaetano. ( Relazione di Servizio nr. 43/5-266 del 27.09.2008).

La  necessità di avvalersi di un complesso sistema di comunicazione  non trova nessuna spiegazione alternativa dalla condivisione, da parte degli indagati, di condotte illecite; lo stesso infatti appare utilizzato al solo scopo di comunicare fatti e situazioni concernenti le attività criminali e finalizzato ad  eludere le indagini degli inquirenti.

Ed in effetti nessuna giustificazione alternatica, logica e plausibile, è stata fornita da Balivo Gaetano nel corso delle spontanee dichiarazioni al PM.

L’ indagato  sorpreso di nuovo  dalla PG  ad avere a che fare con uomini della famiglia Zagaria ( cfr.  precedente controllo con Nobis e Fontana ) e per di più coinvolto in una rete  “dedicata” di telefoni cellulari del clan, scoperti all’interno della vettura di cui sopra, cercava di difendersi depositando memorie difensive e rendendo spontanee dichiarazioni:

 

VERBALE DI SPONTANEE DICHIARAZIONI RESE DA BALIVO Gaetano in data 13.05.2010

 ADR.- Mi presento spontaneamente per chiarire il tenore dei miei rapporti con BASCO Oreste e PAGANO Pasquale. Io conosco quest’ultimo da ormai vari anni in quanto un mio nipote, Salvio 

BALIVO, era fidanzato con la cugina, Raffaella POLICASTRO figlia di Mimmo che abita ad Aversa. Il nostro rapporto si è poi man mano fatto più stretto ed è diventato particolarmente intenso a partire dal settembre 2007 quando il PAGANO ha sposato Antonietta DI TELLA. Un evento triste legato alla morte per un incidente degli zii di Antonietta, ha poi segnato il definitivo consolidarsi di un legame affettivo molto forte anche con mia moglie e mia figlia da un lato e Antonietta e la mamma dall’altro. IL PAGANO ha quindi cominciato a frequentare assiduamente la mia casa portandosi spesso l’amico BASCO Oreste che ho quindi conosciuto tramite lui. Per quanto ne so PAGANO gestiva un servizio ACI ma già nel 2007 non lavorava più e cercava un’altra occupazione. A me persionalmente non ha mia chiesto né aiuti economici né di trovargli un lavoro. So anche però che sia il padre agricoltore che la famiglia della moglie, sono grossi lavoratori.

Il BASCO invece gestiva un bar all’interno del complesso LA FONTANINA che è gestito da VEROLLA Isidoro e la famiglia. Abbiamo fatto alcuni viaggi insieme anche con i nostri familiari ta cui uno a LOURDES nel settembre 2009 soggiornando cinque giorni all’ hotel ACADI di LOURDES. Le prenotazioni dell’aereo e dell’albergo  sono state fatte tramite l’agenzia di un mio parente che si chiama PEZONE Pietro di Parete tramite l’opera di pellegrinaggio di Pompeiana in quanto quella di Napoli era esaurita. Nel gennaio 2008 siamo stati invece a Venezia io, BASCO, PAGANO, mio figlio Michele e mio nipote Francesco BALIVO. Anche in questo caso le prenotazioni sono state fatte tramite la medesima agenzia. In entrambi i casi ognuno pagava la sua quota. Tra maggio e giugno 2009 siamo stati io BASCO E PAGANO un giorno e mezzo ad Altopascio a trovare un parente del BASCO di nome Mimmo che vive là e fa il cottimista per il cemento armato di cui non ricordo il cognome. Abbbbiamo allogiato presso l’agriturismo IL GIRASOLE che per altro Mimmo mi disse che voleva venderlo ma chiedeva comunque troppo e loro, BASCO e PAGANO, mi dissero che nn erano interessati all’acquisto. Siamo stati anche a Montecatini e Viareggio sempre nella stessa giornata. Eravamo a bordo di un’AUDI A6 presa a noleggio da uno dei due. In quwell’occasione non so chi abbia pagato il conto o se sia stato offerto da Mimmo o dalò proprietario del GIRASOLE. Altre volte siamo stati a Pompei e a S. Giovanni Rotondo e stavamo organizzando anche un viaggio a Mejugorie per il prossimo autunno.   

ADR.- So anche che sono stati a FATIMA insieme nell’ottobre 2009 e mi hanno portato un quadretto della MADONNA. Ho saputo poi che avevano incontrato lì la fidanzata di mio nipote Michele, Marianna D’ALESSIO, che era andata con l’associazione religiosa di Trentola. So che a FATIMA sono andati solo BASCO e PAGANO senza i familiari.

ADR.- Per quanto concerne l’appartamento del parco MAGNOLIA dove è stata eseguita la perquisizione dai Carabinieri il 31 marzo 2010, intendo chiarire che quest’appartamento era stato da me già ceduto a VEROLLA Isidoro nonostante sia ancora intestato alla BIEMME Costruzioni. Io mi trovavo nel cantiere in costruzione di un parco adiacente al MAGNOLIA insieme ad un mio dipendente di nome VERDE Giuseppe. Alla richiesta dei Carabinieri mi sono subito messo a disposizione avendo il telecomando del cancello e le chiavi dell’entrata esterna del parco MAGNOLIA dove ci sono ancora appartamenti invenduti.

Spontaneamente voglio sottolineare che dopo la vicenda del 2006 ho cercato di evitare qualsiasi contatto con persone che anche lontanamente potessero associare la mia persona al clan ZAGARIA. Ogni cose che accade compresa quest’ultima operazione provoca in me una forte ansia per le conseguenze che possono ricadere su mia moglie che è anche malata. Per quanto concerne i telefoni vi devo dire che BASCO e PAGANO usavano alcuni apparecchi per sentirsi esclusivamente con la moglie e tra di loro. Esisteva poi un altro apparecchio nella disponibilità di PAGANO che utilizzava esclusivamente per chiamare me che avevamo comprato insieme al centro commerciale JUMBO o all’AUCHAN. Le schede invece le procuravano direttamente loro e non so a chi fossero intestate. Utilizzavano questo telefono solo per dei contatti sporadici. Non so perché BASCO e PAGANO avessero questa usanza anche se mi dicevano che meno si parlava al telefono e meglio era anche perché non volevano essere disturbati da estranei. Un altro telefono che ho consegnato al ROS veniva usato da mia figlia MariaLuisa e la moglie del PAGANO. Anche in questo caso le  schede erano procurate dal PAGANO che s’interessava anche delle ricariche avendo il BASCO un bar. Per la mia attività professionale io avevo un altro telefono aziendale che ho consegnato al ROS. Quest’ultimo telefono è intestato alla BIEMME Costruzioni srl e l’ho acquistato io parecchi anni orsono.

ADR.- Voglio riferire anche di due episodi che mi sono capitati nell’anno 2008 e in particolare a gennaio e a novembre per cui ho presentato regolare denuncia. Ritengo che si tratti di fatti ricollegati alla mia attività di imprenditore anche se in questo momento non sono in grado di fornire ulteriori dettagli che mi riservo eventualmente di comunicarvi…..omissis…

La inverosimiglianza delle giustificazioni addotte, soprattutto per quanto riguarda il ricorso ad utenze “dedicate” è evidente. Un uomo onesto di fronte a tali modalità  di comunicazione inizia  a nutrire legittimi dubbi su personalità ed attività dei suoi interlocutori, non accetta senza esitazioni come dice di aver fatto il Balivo.

Inoltre, la sua affermazione che i rapporti erano di semplice amicizia e che lui non aveva mai avuto alcun motivo di sospettare nulla di Basco e Pagano è smentito in atti..

Invero, premesso che risultano accertati in atti rapporti fino all’ arresto dei due (31.3.2010), la conversazione che segue  dimostra che la figlia di Balivo Gaetano era perfettamente a conoscenza del coinvolgimento dei due in attività illecite e dei timori della moglie del Pagano ben prima del 31.3.2010:

 

La mattina del 16 Luglio 2009, infatti, BALIVO Maria Luisa contattava la DI TELLA Antonietta sull’utenza fissa attestata presso l’abitazione dei genitori dando luogo alla seguente conversazione.

Decreto nr. 3762/09 RIT DDA del 14.07.2009 – Prog. nr. 75 del 16.07.2009 – ore 08:32 – utenza 3xxxxxx88 in uso a BALIVO Maria Luisa –in entrata dall’utenza 08xxxxxx49 in uso a DI TELLA Antonietta All. 1 – Int.

Conversazione integrale tra BALIVO Maria Luisa e DI TELLA Antonietta

BALIVO Maria Luisa:sorellina buongiorno…

DI TELLA Antonietta:Maria Luisa buongiorno…

BALIVO Maria Luisa:tutto bene?

DI TELLA Antonietta:eh.. tutto bene… a voi tutto bene?

BALIVO Maria Luisa:tutto bene…

DI TELLA Antonietta:eh… mi sono dimenticata il telefono… ma mi hai chiamato tu su quell’altro…

BALIVO Maria Luisa:eh… si!!

omissis…

Pos. 04.24 Conversazione integrale tra BALIVO Maria Luisa e DI TELLA Antonietta

BALIVO Maria Luisa:adesso resti là…?

DI TELLA Antonietta:no.. Maria Luisa non lo so…!! Adesso vediamo le cose come vanno… perché non posso neanche tornare…

BALIVO Maria Luisa:eh…

DI TELLA Antonietta:perché il telecomando non ce l’ho… ieri sera prendi il telecomando… acchiappa il telecomando�� poi si prese tutto quanto… anche il telecomando mio!!

BALIVO Maria Luisa:Antonietta ma che vuoi capire più…!!

DI TELLA Antonietta:perché sono arrivata a casa… sono arrivata qua… non ci stava il telecomando in borsa… non c’era il telecomando nel bagno di Marisol… mi sono innervosita come una pazza… te lo giuro Maria Luisa…

BALIVO Maria Luisa:Antonietta per forza… è normale…

DI TELLA Antonietta:adesso devo andare… pure a casa perchè devo fare ancora i letti… perché ieri sera hai capito!!

BALIVO Maria Luisa:eh… eh… si…

DI TELLA Antonietta:la bambina stava dormendo… non si capiva niente…!

BALIVO Maria Luisa:per forza!! Comunque pure noi… pure io sono stato proprio…

DI TELLA Antonietta:lo so… lo so…

BALIVO Maria Luisa:comunque Antonietta speriamo…

DI TELLA Antonietta:Maria Luisa che dobbiamo fare… non fa niente… queste cose sono banali…

BALIVO Maria Luisa:eh si…

omissis…

DI TELLA Antonietta:il buongiorno si vede da mattino…

BALIVO Maria Luisa:brava…

DI TELLA Antonietta:ieri mattina proprio non ho capito niente più a casa mia…

BALIVO Maria Luisa:perché?

DI TELLA Antonietta:va bene parliamo da vicino…!!

BALIVO Maria Luisa:eh…!

DI TELLA Antonietta:mamma mia Maria Luisa…

BALIVO Maria Luisa:eh, eh…

DI TELLA Antonietta:non ho capito niente più…

BALIVO Maria Luisa:ho capito… ho capito…

DI TELLA Antonietta:è finito ieri sera alla mezza…

BALIVO Maria Luisa:mamma mia… lo so… lo so Antonietta… mi era sfuggito…

DI TELLA Antonietta:Maria Luisa ieri non ho mangiato tutta la giornata…un mal di stomaco tremendo…

BALIVO Maria Luisa:lo so… lo so…

DI TELLA Antonietta:qua la stessa cosa…

BALIVO Maria Luisa:eh… me lo immagino…

DI TELLA Antonietta:eh.. che brutta giornata …inc… stamattina…

BALIVO Maria Luisa:brava… brava… brava…

DI TELLA Antonietta:che dobbiamo fare… adesso stamattina vanno le cose un po’ meglio…! Sicuro da voi si… Maria Luisa?

BALIVO Maria Luisa:sicuro… sicuro…

DI TELLA Antonietta:me lo giuri Maria Luisa…? Me lo prometti…

BALIVO Maria Luisa:te lo giuro… te lo prometto… non ti preoccupare…

DI TELLA Antonietta:va bene… se è qualcosa mi chiami…

BALIVO Maria Luisa:pure tu fai la stessa cosa… hai capito…

omissis…

Effettivamente nel corso della notte fra il 15 ed il 16 luglio 2009 veniva data esecuzione, nei Comuni di Modena, S. Cipriano d’Aversa, Trentola Ducenta, Cesa e Carinaro, ad una serie di ordinanze di custodia cautelare nei confronti di soggetti ritenuti appartenenti al “Clan dei Casalesi”.

Dunque, la mattina immediatamente successiva all’operazione di Polizia le due donne, con tono ansioso, si interrogavano vicendevolmente se fosse tutto a posto. Dopo aver fatto riferimento “all’altro telefono”, cambiato discorso più volte e dopo essersi interrotte con la riserva di dover parlare “da vicino”, DI TELLA Antonietta lasciava chiaramente intendere che la sera prima il marito era dovuto uscire urgentemente tanto da costringerla ad andare a dormire dalla madre. In particolare la donna riferiva che “ieri mattina non si è capito niente più”, volendosi riferire allo stato di agitazione provocato dal timore di poter essere tra i destinatari dei provvedimenti restrittivi.

Appare evidente che chi svolge una vita onesta  non ha nulla da temere da una operazione di P.G. che coinvolge gli affiliati al clan dei casalesi.

Superfluo rilevare che è assolutamente inverosimile ipotizzare che le conoscenze della figlia del Balivo non fossero condivise con il padre, atteso peraltro che il rapporto di stretta amicizia,  come afferma lo stesso Balivo, coinvolgeva anche le famiglie.

 

Né rilevano le due denunce per danneggiamento del 4.1.2008 e 24.11.2008 prodotte dall’ indagato a riprova della sua estraneità al clan.

In primo luogo si è visto in questa, come in molte altre indagini, che essere intraneo al clan non metteva al riparo da tentativi di estorsione di altre fazioni, o “cani sciolti”; la intraneità emergeva dopo il tentativo, con l’ intervento, debitamente sollecitato,  del capo fazione di riferimento.

Inoltre va segnalato che rispetto al  primo episodio non risulta in atti se venne accertata la natura dolosa dell’ incendio, mentre il secondo, particolamente cruento, avvenuto con colpi di pistola sparati contro il portone di ingresso dell’ abitazione dell’ indagato si colloca proprio nell’ arco temporale di latitanza di Setola.

Il sodalizio capeggiato da SETOLA Giuseppe, soprattutto nel periodo in cui quest’ultimo è stato latitante (07 Aprile 2008 – 14 Gennaio 2009), viene concordemente indicato come quello più aggressivo e sanguinario degli ultimi anni di storia della criminalità organizzata della provincia di Caserta. Esso ha dato luogo alla realizzazione di una incessante serie di delitti, caratterizzati da spaventosa violenza e straordinaria brutalità, capaci di conferire, in breve tempo, al gruppo criminale (non a caso denominato gruppo stragista) una infelice notorietà anche a livello mondiale.

L’esito delle numerose indagini compiute nel citato arco temporale, a carico di SETOLA Giuseppe e dei propri accoliti, hanno fatto emergere una circostanza inconfutabile: il gruppo stragista, nel periodo in esame, sebbene fosse formalmente confederato al clan dei Casalesi, ha agito con notevole autonomia di gestione dei singoli affari illeciti i quali, pur rimanendo genericamente ascritti al novero delle attività delittuose gestite dall’organizzazione casalese, si presentano, in realtà, come fatti costituenti l’atto finale di un più generale disegno criminoso, un obiettivo complessivo da conseguire e presentare, da parte di SETOLA Giuseppe, ai vertici del clan, senza troppe spiegazioni sui metodi coi quali è stato raggiunto. Emerge indiscutibilmente, in capo a SETOLA Giuseppe, l’attribuzione del più ampio margine decisionale circa l’attuazione dei programmi criminali sul territorio.

Solo così si spiega che imprenditori notoriamente legati alla consorteria criminale casalese, principalmente per esserne i “ripulitori” del denaro e dei beni acquisiti illecitamente, si ritrovavano ad essere anche vittime di condotte estorsive poste in essere dagli affiliati allo stesso clan.

Ne consegue che i due episodi, entrambi significativamente risalenti al 2008 e rimasti peraltro isolati (secondo quanto dedotto dallo stesso  Balivo,  e  considerate le importanti attività imprenditoriali a lui riconducibili, l’ assenza di altri episodi appare piuttosto  significativa della protezione camorristica di cui godeva) in alcun modo inficiano il grave quadro indiziario a suo carico.

Quanto al resto delle sue memorie depositate in atti, oltre ad una geanerica protesta di innocenza, vi è la ricostruzione delle sue attività economiche patrimoniali, nelle quale viene posto in evidenza come le sue significative disponibilità siano conseguenza di una posizione familiare di partenza che può senz’altro definirsi florida e di una serie di attività economico commerciali da lui svolte caratterizzate da fatturati di decine di milioni di euro.

Tuttavia, in queste sede non sono affatto messe in discussione, né l’appartenenza del BALIVO ad una famiglia benestante né lo svolgimento da parte dell’indagato di importanti attività economiche.

Anche se deve rilevarsi come la consulenza CUTOLO in atti nel ricostruire alle pagg. 38-72 la situazione patrimoniale e reddituale di Balivo Geaetano, Balivo Silvestro ed i familiari,  e nell‘ esaminare la limitata documentazione bancaria consegnata dagli istituti di credito evidenzia  numerosi  movimenti in contanti, e proprio per Balivo Gaetano segnala importi movimentati nei conti correnti bancari che non trovano giustifcazione nei redditi dichiarati.

E comunque ciò che nella presente indagine  è venuto in rilievo è come  BALIVO Gaetano ( e suo fratello Silvestro ) abbia svolto tali attività – vale a dire la circostanza che ha goduto dell’appoggio del clan dei casalesi – e cosa abbia fatto in cambio di tale appoggio, ossia associarsi alla famiglia ZAGARIA, dare supporto ai latitanti, portare messaggi e imbasciate,partecipare ad incontri fra affiliati, fra affiliati e latitanti e fra imprenditori e affiliati.

Piuttosto è a dirsi che proprio l’appartenenza del BALIVO ad una famiglia benestante e il suo ruolo sociale di imprenditore aggravano la posizione dell’indagato che pur avendo più di molti altri la possibilità di vivere un’esistenza onesta, per motivi utilitaristici si è associato ad un clan camorristico.

Sussistono, dunque gravi indizi di colpevolezza per BALIVO Gaetano per il delitto di partecipazione ad associazione mafiosa.

Quanto alle esigenze cautelari non è stata acquisita alcuna prova idonea a superare la presunzione di sussistenza delle stesse prevista dalla legge;  anzi la condotta del Balivo inizia negli anni  ’90 riciclando assegni per il gruppo DE SIMONE e prosegue nel gruppo ZAGARIA fino al 2008-2009 a dimostrazione di un vincolo stabile e duraturo.

Ciò unito alla  natura permanente del reato associativo inducono  a ritenere attuali le esigenze cautelari ravvisate, non sussistendo  elementi da cui inferire una sua dissociazione dal clan.

La misura cautelare in carcere si appalesa la unica in grado di prevenire le esigenze cautelari ravvisate.

Invero, premesso che occorre limitare del tutto la libertà di circolazione e di comunicazione con l’ esterno, non può ritenersi adeguata la misura della detenzione domiciliare, seppure con dispositivo elettronico di controllo. Invero il braccialetto elettronico può controllare i movimenti, non le comunicazioni.

Ed allora la interruzione dei rapporti con l’ esterno (in assenza della quale l’ indagato  potrà  continuare  a gestire le sue attività e ad avere contatti con altri sodali)  andrebbe rimessa al senso di rispetto delle prescrizioni della A.G., e dunque allo  spontaneo adempimento dell’ indagato. Ma, attesa la personalità trasgressiva mostrata dallo stesso,  appare illusorio  attendersi un tale rispetto.

La misura inframuraria è certamente proporzionata rispetto alla gravità del reato contestato ed alla pena che si ritiene possa essere irrogata.

Non sussistono i presupposti per la concessione della sospensione condizionale della pena.

 

PUBBLICATO IL: 23 maggio 2016 ALLE ORE 18:29

fonte:www.casertace.net

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