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. Camorra, Napoli all’attenzione del Viminale. Il capo della polizia: “Momento delicato”

.Se Governo centrale,Regione Campana e Comune di Napoli non corcordano subito un  piano integrato di sviluppo da attuare ad horas,la situazione a Napoli  e  nell’intera Campania uscirà  definitivamente fuori controllo con sviluppi imprevedibili e drammatici.

La Repubblica, Lunedì 29 maggio 2017

Camorra, Napoli all’attenzione del Viminale. Il capo della polizia: “Momento delicato”

E’ allarme dopo i sei omicidi in tre giorni

di DARIO DEL PORTO

“Questo è un momento particolarmente complicato. Dove incombono minacce presenti e passate. Dalla criminalità alle vicende di Napoli”, dice il capo della polizia Franco Gabrielli chiudendo il G7 di Taormina. Parole che confermano l’attenzione del Viminale per quanto sta accadendo nell’area metropolitana scossa da una nuova, drammatica, escalation di omicidi: tre in dieci ore sabato, sei in tre giorni nell’ultima settimana. A preoccupare sono anche le modalità con le quali sono stati messi a segno gli agguati: Carmine Picale, il ventinovenne ucciso all’interno di un pub alla Riviera di Chiaia, è stato bersagliato con undici colpi di pistola, nove dei quali andati a segno.

E sono stati addirittura ventiquattro i proiettili esplosi sabato pomeriggio a Miano per uccidere Carlo Nappello, di 44 anni e il nipote omonimo di 23 anni. I killer sono entrati in azione senza preoccuparsi della presenza di altre persone, nel locale di Chiaia come nelle strade del quartiere della periferia settentrionale. Lo stesso discorso vale per il raid nei pressi di una tabaccheria di Giugliano che, giovedì scorso, ha provocato la morte di Vincenzo Staterini e del figlio Emanuele, rispettivamente 50 e 29 anni. Episodi non collegati uno con l’altro, così come l’omicidio dell’imprenditore di 72 anni Salvatore Caputo, ucciso ad Afragola, accomunati però dalla ferocia e dalla spregiudicatezza dei sicari. Per il duplice omicidio di Miano, gli investigatori coordinati dal pm Enrica Parascandolo battono la pista dell’attacco all’impero criminale che per anni è stato gestito dal clan Lo Russo, soprannominati i “capitoni”.

Le indagini e gli arresti degli ultimi anni, accompagnati dalla collaborazione con la giustizia di alcuni fra i principali esponenti dell’organizzazione, hanno lasciato un vuoto sul territorio che altri gruppi, adesso, vogliono occupare. La famiglia Nappello era considerata dagli inquirenti storicamente vicina ai Lo Russo. Chi ha deciso di colpirla in modo così eclatante voleva, presumibilmente, sferrare un’offensiva diretta a stravolgere i vecchi equilibri. Situazione diversa per quanto riguarda l‘omicidio Picale. I carabinieri diretti dal capitano Centola stanno cercando di ricostruire le ultime ore della vittima, le sue frequentazioni e i possibili moventi del delitto. L’ipotesi della vendetta consumata poche ore dopo un litigio all’esterno di una discoteca di Coroglio non è l’unica al vaglio. Ma le indagini si stanno scontrando contro i silenzi delle persone fin qui ascoltate dagli inquirenti, che non hanno saputo (o non hanno voluto) fornire elementi utili a chiudere il cerchio.

Gli ultimi eventi spingono il sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano a chiedere l’intervento del ministro dell’Interno Marco Minniti: “Occorre un piano straordinario per la sicurezza, è indispensabile che la questione venga affrontata a livello centrale, non si può perdere altro tempo”. Alfano difende l’operato dell’esercito (in questo momento, in Campania sono presenti anche 900 soldati della “Brigata Sassari”, cento dei quali distaccati nel presidio della cosiddetta Terra dei fuochi) e chiede di “mettere in funzione, laddove non sono attive, le telecamere”. Nel frattempo, nelle prossime ore saranno sul territorio di Napoli e provincia quaranta nuove pattuglie del reparto prevenzione crimine Campania della questura.

Ma negli ultimi episodi criminosi si intravedono anche le maglie spesso troppo larghe della giustizia. Picale, ad esempio, non doveva essere a Napoli quando lo hanno ammazzato perché sottoposto a un divieto di dimora per una vicenda di ricettazione. Carlo Nappello senior, pur condannato in primo grado per droga, era libero quando è caduto sotto i colpi del commando. E proprio sul territorio di Chiaiano e Miano sono stati da tempo scarcerati e restano in attesa di giudizio alcuni presunti esponenti del clan Stabile. Tutte tessere dello stesso mosaico, perché niente accade per caso.