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Camorra: estorsione a un imprenditore, in cella consigliere Pd appena eletto nel Casertano Le indagini sono partite ad aprile dopo una protesta di 24 ore dei dipendenti della società che lamentavano ritardi negli stipendi

Due dipendenti della DHI, azienda che gestisce il servizio di raccolta dei rifiuti a Santa Maria Capua Vetere (Caserta) e in altri Comuni della provincia, sono stati fermati dai carabinieri su ordine della Dda di Napoli per estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Si tratta del 47enne Tommaso Del Gaudio, responsabile dei lavoratori, facente parte della famiglia cosiddetta dei “Bellagiò”, ritenuta vicina al clan dei Casalesi, e del 34enne Raffaele Guerriero, consigliere comunale a Marcianise dove è stato recentemente eletto – la proclamazione non è ancora avvenuta – nella lista del Pd.

Per gli inquirenti, i due indagati avrebbero estorto ai vertici dell’azienda, con la minaccia di provocare proteste tra i lavoratori, somme non dovute che avrebbero gonfiato gli stipendi, in particolare quello di Del Gaudio, che avrebbero percepito tra aprile e giugno di quest’anno somme di quasi 3000mila euro accanto al salario “legittimo”.

Le indagini sono partite ad aprile dopo una protesta di 24 ore dei dipendenti della società che lamentavano ritardi negli stipendi; il Comune di Santa Maria Capua Vetere multò per decine di migliaia di euro l’azienda.

Le successive indagini, che si sono avvalse anche di dichiarazioni di collaboratori di giustizia, hanno fatto emergere le condotte estorsive poste in essere verso i proprietari della società dal 47enne Del Gaudio, detto “masino”, e la sua grande influenza tra i dipendenti dovuta soprattutto alla sua caratura criminale; Del Gaudio era già stato arrestato qualche mese fa, e poi scarcerato, in quanto accusato di aver sparato mentre era nell’auto dell’azienda ad un esponente di una famiglia rivale, quella dei Fava. La Dhi, “Di Nardi Holding Industrial” Spa, è finita inoltre nell’occhio del ciclone nel marzo scorso per un altro appalto per la raccolta dei rifiuti, quello al Comune di Maddaloni; il titolare Alberto Di Nardi finì infatti in carcere (poi finito ai domiciliari, ndr) con l’ex sindaco maddalonese Rosa De Lucia, accusata di essere a “libro paga” dell’imprenditore che in cambio si assicurava continue proroghe al suo affidamento.

La Repubblica.Giovedì  30 Giugno  2016