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Calabria. Fratelli di ‘ndrangheta piazza un altro “campione” nella giunta del parassita: ecco chi è il sindaco di Locri

Da Iacchite -29 Novembre 2022

Finalmente ce l’ha fatta. Giovanni Calabrese, sindaco di Locri ormai dal lontano 2013, è riuscito ad entrare nella “nuova” giunta alla Regione guidata dal parassita massomafioso cosentino prestato alla politica incarnando perfettamente il ruolo di “fratello di ‘ndrangheta” espressamente richiesto dallo “statuto” di Giorgia Meloni, bruciando senza scampo le velleità di un altro “fratello”, Giuseppe Neri, che gli ha fatto “faida” quasi fino all’ultimo giorno. Calabrese è stato il primo dei non eletti alla Regione, aveva fallito altre “missioni” sia alla Regione sia al Parlamento ma adesso – evviva evviva – è entrato dalla porta principale. Per farvi capire meglio chi è partiamo da lontano.

Uno dei pochi politici fermati nell’ambito della vasta operazione “Mandamento Jonico” del 4 luglio del 2017 era stato Rocco Zito, ex assessore del comune di Careri. Ma, secondo gli inquirenti, non c’era (e diciamola tutta, non c’è tuttora…) appuntamento elettorale che i clan non abbiano provveduto a infiltrare orientando pacchetti di voti sui propri candidati. Fra i quali ci sarebbe colui che è ancora il sindaco di Locri, Giovanni Calabrese (non indagato), votato dai Cordì. Calabrese, furbo e intelligente come pochi da quelle parti, era assurto agli onori delle cronache per la prima volta per la “dura” presa di posizione contro le scritte offensive rivolte a don Ciotti comparse sui muri di Locri. Fumo negli occhi, come da scontato copione. 

Eh sì, perché Calabrese (come più volte “profeticamente” anticipato dal boss Antonio Cataldo nel corso dell’attività di intercettazione) risulterà vincitore delle consultazioni di Locri del 2013 con ampio margine di differenza in termini di voto (ben 4641 voti validi a fronte dei 1821 dell’altra lista). Parimenti, nella lista perdente, l’avvocato Giuseppe Mammoliti, anch’egli indicato quale beneficiario di un quoziente elettorale di derivazione mafiosa, risulterà primo non eletto ottenendo la cospicua somma di 520 voti.

Dalle continue stime, fondate su commistioni varie tra i candidati e le cosche mafiose di Locri, chi continuava a riscuotere maggiore successo dai sondaggi di Antonio Cataldo era senza ombra di dubbio la lista di Giovanni Calabrese, sul conto della quale continuava ad acquisire importanti conferme circa il suo ambiguo legame con la famiglia Cordì, verso la quale poteva vantare dei riconoscimenti in ordine all’impiego di persone ad essa riconducibili nel Call Center di Locri nel cui ambito, lo stesso Calabrese, svolgeva mansioni di direttore.

La ’ndrangheta – emergeva dall’indagine – dunque controllava (e controlla) tutto. Gli appalti, l’edilizia pubblica, quella privata, le elezioni, e infiltrandosi nei cantieri finisce per guadagnare anche sui beni che le sono stati confiscati, regola con i propri tribunali i rapporti fra gli associati e fra i clan, commina sanzioni, arriva perfino a “regolare” le relazioni sentimentali di giovanissime figlie di boss, punendo ex fidanzati fedifraghi.

«Lo stato qua sono io», diceva intercettato l’autoproclamato Re sole della Locride, Rocco Morabito…

E Calabrese? Beh, appena qualche mese prima – aprile 2017 – era stato sostanzialmente “incoronato” dal… padre. Infatti il papà del sindaco risultava indagato nell’operazione di ndrangheta Euro/scuola dove il connubio tra il genitore del Calabrese e la cosca egemone dei Cordi sembrava abbastanza chiaro e non dobbiamo certo essere noi a scoprire che dalle nostre parti le “amicizie” dei genitori sono di norma traslate.

Dopo gli insulti contro don Ciotti che avevano imbrattato i muri di Locri alla vigilia della manifestazione nazionale nella Giornata della memoria e dell’impegno, il Comune della Locride era tornato, a quei tempo, di nuovo al centro di un nuovo caso che quella volta riguardava l’abusivismo edilizio scolastico. Quindici persone erano state raggiunte da misure cautelari con varie accuse, fra le quali aver favorito il clan Cordì. Destinatario di un provvedimento restrittivo anche Salvatore Calabrese (padre del sindaco Giovanni), accusato di aver firmato il collaudo che in realtà non c’è mai stato. Le due scuole, punto di riferimento della Locride, furono costruite tra il 2004 e il 2005. L’Istituto Statale d’Arte ‘Panetta’ e l’istituto Professionale Statale per l’Industria e l’Agricoltura (Ipsia), erano finite sotto sequestro perché prive della documentazione e dei certificati relativi alla congruità all’uso. Per questo motivo, 15 persone, fra Locri e Roma, erano state raggiunte da misure cautelari.

Favorita la ‘ndrina Cordì”. Destinatari dei provvedimenti giudiziari 15 persone, fra progettisti, soci delle ditte che avevano costruito i due edifici, imprenditori e pubblici funzionari accusati a vario titolo di truffa aggravata, abuso d’ufficio, frode in pubbliche forniture, aggravati dalle modalità mafiose, per aver favorito il clan Cordì. Un indagato era finito in carcere (l’imprenditore Pietro Circosta), 4 ai domiciliari (fra cui l’ex consigliere provinciale Luca Maio), e 10 con l’obbligo di dimora e firma (tra questi il papà del sindaco). Le accuse della Dda. Secondo quanto emerso dall’indagine dei carabinieri del Gruppo di Locri, denominata ‘Euro-Scuola’ -coordinati dalla Dda di Reggio Calabria – erano tutti a vario titolo coinvolti nella gigantesca truffa che ha permesso a società immobiliari e di costruzioni di vendere o affittare alla Provincia di Reggio Calabria due immobili, oggi utilizzati come istituti scolastici, ma da sempre privi di certificati fondamentali, come agibilità e collaudo.

“La costruzione degli edifici risale al 2004-2005 spiegava l’allora procuratore capo della Dda di Reggio, Federico Cafiero De Raho –. Nonostante con vari pretesti sia stato rinviato il deposito della documentazione necessaria, come i certificati di collaudo o di agibilità, la Provincia ha proceduto all’acquisto di un edificio e alla locazione di un altro”. Per anni, l’affitto del secondo immobile è stato rinnovato, senza che nessuno si preoccupasse di verificarne le condizioni. Circostanze che hanno indotto gli inquirenti a chiedere e ottenere il sequestro delle due scuole.

Dall’indagine erano emerse collusioni tra soggetti appartenenti a varie Amministrazioni pubbliche, come il Comune di Locri e la Provincia di Reggio Calabria, e soggetti contigui ad ambienti al clan Cordì. Secondo quanto rivelato da collaboratori come Domenico Oppedisano, alcuni dei professionisti delle ditte impegnate nella costruzione dei due plessi sarebbero legati a doppio filo al clan Cordì.

Clan Cordì, una faida da 30 morti. Locri, feudo dei Cordì, per anni è stato conteso dalla famiglia rivale dei Cataldo. Lo scontro tra i due clan è esploso per la prima volta nel 1967 con la strage di piazza Mercato, per poi degenerare in una faida sanguinosa che dal 1993 al 2005 ha provocato 30 morti. Per mano dei clan, a Locri, è stato ucciso anche il vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria, Francesco Fortugno, freddato il 16 ottobre 2005, nel giorno delle primarie dell’Unione, all’interno del seggio.
Capito come funziona? 

Fonte:https://www.iacchite.blog/calabria-fratelli-di-ndrangheta-piazza-un-altro-campione-nella-giunta-del-parassita-ecco-chi-e-il-sindaco-di-locri/