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Caianiello chiedeva i voti alla ’ndrangheta

IL Fatto Quotidiano, SABATO 6 LUGLIO 2019

Caianiello chiedeva i voti alla ’ndrangheta”

DAVIDE MILOSA

N on solo nomine e mazzette, Nino Caianiello, il presunto mullah del nuovo tangentificio lombardo arrestato il 7 maggio nell’in chie sta Mensa dei poveri, nella primavera del 2018 cercava i voti della famiglie calabresi legate alla ‘ndrangheta. Una novità che fino al 23 febbraio scorso gli è valsa un’iscrizione nel registro degli indagati per voto di scambio politico-mafioso (416 ter). Accusa che non gli sarà contestata nell’ordi – nanza di arresto e che al 23 febbraio Caianiello condivide con Peppino Falvo, il coordinatore provinciale dei Cristiano democratici coinvolto nell’indagine Krimisi sempre della Dda di Milano che due giorni fa ha portato a 34 arresti fotografando la radicata presenza dei clan calabresi nei comuni di Lonate Pozzolo, Ferno, Legnano, tra le province di Milano e Varese. Anche in questa ultima indagine Falvo è indagato per 416 ter e lo è in base alle dichiarazioni dell’ex sindaco di Lonate Danilo Rivolta messe agli atti del fascicolo sulle tangenti. Le due indagini si incrociano. Risultato: ieri negli uffici della Dda si è svolta una riunione per reindirizzare l’i n c h i esta delle tangenti (dove è indagato il governatore Attilio Fontana) sui legami tra Caianiello e le famiglie legate ai clan di Lonate, emanazione della potente cosca Farao-Marincola di Cirò Marina.

TORNIAMO al maggio 2018. A Lonate Pozzolo si preparano le elezioni. La giunta arriva al voto terremotata dall’ar re st o del sindaco Rivolta per corruzione. Gli investigatori già sanno che Rivolta, per sua ammissione, nel 2014 è stato eletto anche con i voti della ‘ndrangheta. Le intercettazioni dell’indagine Kremisi fanno il resto. Dirà l’indagato per mafia Cataldo Cassopero: “N oi per questo pagliaccio di sindaco siamo andati in galera. Prima l’abbiamo messo su e poi è andato a dire che qua c’era la ‘ndrangheta”. In una nota della Finanza di Busto del 14 maggio 2018 allegata al fascicolo Mensa dei poveri si legge: “Dalle ultime risultanze emerge la necessità di Caianiello di assicurarsi l’app ogg io delle famiglie calabresi che controllano il territorio di Lonate e a sostegno della candidata sindaco Ausilia Angelino”. E ancora: “A tal scopo (…) Caianiello si rivolge all’inter – mediario Peppino Falvo”. Nei suoi verbali Rivolta definisce Falvo “referente a Lonate della famiglia De Novara”, famiglia coinvolta negli arresti di due giorni fa. Caianiello vuole assicurarsi “i voti determinanti delle famiglie calabresi (…) evitando (…) coinvolgimenti diretti di queste famiglie”. Si gioca tutto su Ausilia Angelino (non indagata) che perderà per poco. Su di lei punterà Enzo Misiano coordinatore locale di Fratelli d’Italia, arrestato due giorni fa perché ritenuto organico alla ‘ndrangheta. Misiano, secondo i pm, è un collettore di voti mafiosi. Nel maggio 2018, in Comune a Lonate partecipa con Caianiello e rappresentanti della giunta regionale ai tavoli per le nomine nelle partecipate. Dirà: “La riunione in Comune è venuto Caianiello, un macello”. Il 7 maggio Caianiello è nel suo bar-ambulatorio di Gallarate. Dice: “Sto aspettando Peppino (Falvo, ndr) mi deve dire del giro calabrese”. Arriva Falvo

che spiega: “Ieri ero a Lonate e ho trovato pure a loro (i calabresi, ndr), vediamo di fare un bel lavoro”. Falvo il giorno prima ha incontrato anche Antonio De Novara, tra gli arrestati di giovedì. Prosegue: “Lì recuperiamo tutta la struttura (…). Ci siamo, la situazione è sotto controllo Nino”.

FALVO RACCONTA che i De Novara hanno convinto la sorella a non candidarsi. “Le hanno detto: se ti candidi esci dalla famiglia!”. Caianiellopunta così sulla ‘nd r an gh et a per portare a casa il sindaco di Lonate Ausilia Angelino (sostenuta anche dalla Lega), già vicina all’eurodeputata Lara Comi (indagata a Milano per corruzione, finanziamento illecito). Caianiello: “E’andata a Strasburgo con Lara che ha pagato tutto lei”. E che il legame tra le due sia stretto lo dimostrano le foto della campagna elettorale ai mercati di Lonate, con Lara Comi e l’ex ad del Milan, oggi senatore di Fi Adriano Galliani (non indagato) a tirare la volata alla candidata sostenuta dalla ‘ndrangheta.