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Cafiero De Raho: “Le mafie pronte a cavalcare il disagio sociale”

La Stampa, 11 luglio 2020

Cafiero De Raho: “Le mafie pronte a cavalcare il disagio sociale”

Il procuratore nazionale antimafia d’accordo con la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese: «La grave crisi economica che ha colpito molte famiglie potrebbe portare a forme di rivolta»

MARIA BERLINGUER

ROMA. «Mafia, ‘ndrangheta e camorra, quella più strutturata, sono interessate a mantenere una pace sociale perché tanto più c’è silenzio e poca presenza dello Stato e delle forze dell’ordine tanto più possono agire  nella loro principale attività, spacciare droga,  riciclare il denaro e impadronirsi delle imprese in crisi con prestanome e attraverso l’usura.  Aspirano però al consenso sociale e in alcuni casi potrebbero sostenere forme di violenza sociale cavalcando il disagio economico come è già accaduto in  passato,   ma soprattutto vanno monitorati i movimenti anarchico insurrezionalisti e le formazioni di estrema destra, basta consultare i siti, quelli aperti, per capire il livello di scontro». Federico Cafiero De Raho, Procuratore nazionale antimafia, è d’accordo con la ministra Luciana Lamorgese. Il rischio che la crisi economica dovuta al Covid possa portare a un autunno caldo è concreto.

Il disagio economico in autunno potrebbe sfociare in forme di violenza? E’ preoccupato?

«Il rischio c’è. Non c’è dubbio. La grave crisi economica che ha colpito molte famiglie, mettendo in ginocchio aree geografiche già molto disagiate, potrebbe portare a forme di rivolta e di violenza. Ci sono siti che inneggiano alla  lotta,  formazioni anarchiche che addirittura  sostengono che il coronavirus è colpa del capitalismo, invitando alla rivolta. Per non parlare dei gruppi di estrema destra che   da tempo stiamo monitorando. E’ uno scenario di rischio. Al quadro va aggiunto anche il cosiddetto stato islamico che se è vero che ha perso terreno resta pericoloso e ha tutto l’interesse a cavalcare la crisi. Monadi di pericolosità. Tutto questo costituisce l’oggetto di un monitoraggio straordinario da parte delle forze dell’ordine e della magistratura. Anche nel periodo di lockdown abbiamo seguito con attenzione tutto quello che si è mosso in rete e altrove. Il rischio c’è ma il nostro obiettivo è prevenire e per farlo bisogna conoscere.  Per questo l’attenzione è straordinaria.  Fino a oggi siamo riusciti a intervenire prima e questo è l’obiettivo».

Come hanno agito le mafie in questo periodo?  La criminalità organizzata ha avuto difficoltà nei suoi traffici?

«Le mafie hanno saputo adeguarsi a ogni trasformazione sociale economica e geo politica. Non abbiamo ancora delle evidenze ma l’esperienza ci dice che questo periodo è stata un’opportunità per la criminalità. La loro azione è finalizzata nell’investimento del denaro e nell’infiltrazione nell’economia sana, entrano nelle singole società attraverso finanziamenti a volte occulti o con soci che acquisiscono quote, un’infiltrazione mimetizzata attraverso prestanome o soggetti di  copertura.  Agiscono  con meccanismi ordinari  oppure con prestiti a usura,  danno un sostegno economico immediato attraverso forme che sono coperte, oppure con false fatturazioni ma quando il denaro mafioso entra la restituzione del denaro è impossibile. Quindi si impossessano delle aziende da dentro. Formalmente le società possono mantenere gli stessi amministratori e la   stessa composizione sociale ma le mafie si impossessano della gestione. Questa è la forma più pericolosa per l’economia.  Il soggetto è comandato dall’esterno, dovrà continuare ad accettare il denaro mafioso».

Il fenomeno è cresciuto in questa emergenza?

«L’esperienza ci dice di sì.  Le mafie hanno sempre saputo sfruttare le calamità. Quando le indagini daranno i risultati lo vedremo».

E il mercato della droga come si è riorganizzato durante il lockdown?

«La domanda di droga ha avuto una risposta, la  richiesta è stata comunque soddisfatta.  Nel periodo di diffusione del coronavirus le piazze di spaccio sono state chiuse ma sono state trovate modalità alternative per continuare le attività per esempio con le consegne a domicilio o mimetizzandosi ovunque fosse possibile andare durante questo periodo   per esempio nelle file davanti ai supermercati o alle farmacie».