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Boss alla conquista dei comuni del Lazio?

Niente di penalmente rilevante, fino a prova contraria.
Almeno finora.
Ma sempre più, durante le elezioni amministrative in taluni comuni della provincia di Latina, particolarmente in alcuni della parte sud, si parla di candidature di soggetti collegati a famiglie in odor di camorra o, comunque, frequentatori e amici di tali famiglie.
Soggetti probabilmente con la fedina penale immacolata e, quindi, non perseguibili dal punto di vista penale.
La legislazione italiana, così com’è fatta, non consente, pertanto, di promuovere qualunque azione preventiva nei loro confronti, nè, tanto meno, nei confronti di chi ha avallato il loro ingresso nelle liste dei candidati.
Ma dal punto di vista etico – e non solo- qualche preoccupazione deve pur sorgere in chi è preposto alla salvaguardia di certi principi che riguardano le sorti civili e democratiche dei nostri territori e, più in generale, del Paese intero.
C’è chi dice che le mafie, smesse le vesti tipiche di un’organizzazione palesemente delinquenziale, vanno sempre più trasformandosi in soggetto politico e statuale.
E’, questa, una strategia che si è andata consolidando negli anni e che ha trovato un esercito numerosissimo, oltre che di consigliori e sodali negli ambienti tradizionali politici ed istituzionali, di veri e propri soldati che si sono arruolati e che oggi fanno parte organicamente degli apparati criminali.
Non più, quindi, un processo delle ” convergenze parallele” di stampo moroteo, ma, al contrario, di una vera e propria sovrapposizione e di un rimescolamento generale delle posizioni.
La mafia che si fa Stato, insomma.
Al punto che talvolta le famiglie non si fanno scrupolo di presentare nelle liste dei candidati direttamente propri appartenenti, oltre a quelli, ovviamente, di soggetti loro amici e fiancheggiatori.
Un salto di qualità, quindi, rispetto ad un passato che, almeno nel Lazio, vedeva le mafie ricorrere più a candidature ” esterne” che non a quelle” interne” alle famiglie stesse.
Un fenomeno pericolosissimo, non sappiamo se monitorato e quanto monitorato, che in poco tempo potrebbe portare anche i comuni del Lazio e delle altre regioni del Paese ad essere amministrati direttamente, come già avviene in Campania, Sicilia, Calabria, Puglia e nel sud Italia, dal cugino, dalla cugina, dal figlio o dalla figlia, dal nipote o dalla nipote, dal fratello o dalla sorella del boss.
Tutti regolarmente ” puliti”, con la fedina penale immacolata, secondo la legislazione vigente dello Stato italiano.