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Bombe, minacce e intimidazioni mafiose

Bombe, minacce e intimidazioni mafiose

FOGGIA (E NON SOLO). Incendiato il portone dell’ex capitano del Foggia Calcio, nuovi tentativi di intimidazioni contro un consigliere comunale di Carovigno. Nel mirino di criminali mafiosi e vigliacchi, da due anni, anche Adriana Colacicco e Gerardo Gatti.

Alessio Di Florio

Dec 11, 2020

La recente maxi operazione delle forze dell’ordine Decimabis, che ha pesantemente colpito la «società foggiana», ha sfiorato anche il calcio: secondo gli inquirenti due imprenditori, ex proprietari del Foggia Calcio, avrebbero subito (loro lo negano) richieste estorsive. Non è la prima volta che la locale squadra di calcio viene citata nella cronaca giudiziaria: nel 2016, secondo un’inchiesta, esponenti dei clan avrebbero imposto la «stipulazione di contratti di ingaggio nei confronti di soggetti vicini» ai clan stessi; l’anno scorso un video pubblicato sulla pagina Facebook Foggia Calcio Movie ha documentato che, dopo una partita di Coppa Italia di Serie D, alcuni calciatori hanno intonato sotto la curva il coro «onoriamo i diffidati».

Decimabis è la prosecuzione dell’operazione di due anni fa, denominata «Decima Azione» da cui emersero «pressioni esercitate negli anni scorsi su dirigenti, ex dirigenti ed ex allenatore del Foggia Calcio per l’ingaggio di un calciatore foggiano, oltre che la responsabilità degli indagati in episodi di estorsione nei confronti di negozianti ed imprenditori, dalle agenzie funebri, ai gestori di slot machine, alle imprese edili».  

In questi giorni, in alcuni comunicati del Comando provinciale di Foggia dei carabinieri, sono state riportate le notizie di vari arresti per reati gravi, che vanno dalla detenzione e spaccio di stupefacenti alla detenzione di armi anche da guerra.

L’operazione Decimabis ha documentato uno spaccato violento e criminale del territorio foggiano ampio e diffuso. Alcuni fatti di queste ultime settimane, anche non essendo collegati con queste notizie, sembrano inserirsi in questo clima.

Uno dei più gravi conduce ancora al Foggia Calcio: l’incendio della porta di casa dell’ex capitano Federico Gentile. «Gentile non è più il capitano del Foggia da qualche mese, ormai si è deciso di fare a rotazione – riporta la Gazzetta dello Sport online -. E non è un caso, perché la scelta di togliergli la fascia è figlia della contestazione tra i tifosi e la società del presidente Felleca, insieme al d.g. Ninni Corda. Tutti e tre si sono trasferiti in città da Como nel 2019, e Gentile è una sorta di rappresentante in campo della dirigenza. Felleca e Corda, dopo aver rilevato il titolo sportivo del Foggia l’anno scorso e averlo fatto ripartire dalla D, hanno comprato Gentile, centrocampista romano con loro a Como. Tutto bene fino al lockdown, poi la situazione è precipitata.

Felleca, in contrasto con la socia Mariassunta Pintus, ha ipotizzato di cedere la società al finanziere foggiano Raffaello Follieri, ma la piazza non ha gradito e ha iniziato a contestare. Anche in modo duro. Alla vigilia della sfida contro il Bari – poi vinta dal Foggia – alcuni ignoti hanno inciso sull’erba dello stadio Zaccheria una scritta pesante, invitando la dirigenza ad andare via». Nell’aprile dell’anno scorso un altro calciatore del Foggia, Pietro Iemmello, è finito nel mirino con l’incendio della sua auto, dopo l’incendio della porta di casa Gentile secondo alcune fonti starebbe meditando di andare via.

Secondo Leonardo Palmisano, sociologo e tra i più attenti e profondi studiosi e analisti dei sistemi criminali foggiani (è autore anche di importanti libri d’inchiesta sul caporalato e sulle mafie nigeriane, che abbiamo approfondito con lui nei mesi scorsi),  quanto accaduto «al calciatore del Foggia (a cui va tutta la sua e la nostra solidarietà, nda) è gravissimo e va molto oltre la semplice minaccia. Sembra esserci a Foggia un disegno criminale per soffocare perfino l’economia calcistica locale. Cui prodest?».

Minacce, intimidazioni, violenza, penetrazione nel tessuto economico e politico. Quanto accade a Foggia e in tutta la Capitanata non è, come si può facilmente intuire, un unicum nel panorama pugliese. Lo stesso Palmisano il 1° dicembre ha acceso i riflettori sul suo profilo Facebook su quanto accade a Carovigno, in provincia di Brindisi, esprimendo solidarietà a Jacopo Russo «che entra nel consiglio comunale di Carovigno, forte delle sue idee e convinzioni. So che sul web già ti hanno offeso, ma tu tieni duro. Il crimine non vincerà». Russo è già stato nel mirino di minacce, intimidazioni e anche un attentato. Il 22 gennaio scorso un «vile attentato incendiario» è avvenuto davanti la sua abitazione. «Cos’è mafiosità?» – scrisse Leonardo Palmisano – «Dileggiare sui social un cittadino onesto, un giovane imprenditore, che ha denunciato un’estorsione aggravata attivando un meccanismo investigativo che ha portato all’arresto di ben 20 criminali di Carovigno. Jacopo Russo, hai tutta la mia solidarietà. Sono dei pezzenti».

Nelle scorse settimane il sociologo ha reso noto che l’anno prossimo uscirà per Fandango un libro inchiesta su Bari che sta completando, il 14 novembre ha intervistato «a distanza, un venditore di automobili, che mi ha raccontato quanto è aumentato il suo orario di lavoro in questa fase. Sette giorni su sette, la domenica su appuntamento, per vendite che sono in calo pauroso: e sotto il ricatto di un datore di lavoro che non ha capito che questo genere di mercato è ormai agli sgoccioli. C’è modo e modo di fare impresa, di trattare i dipendenti, di capire dove va il mondo». La DDA di Bari il 19 novembre ha portato a termine una importante operazione contro un’organizzazione mafiosa transnazionale la cui sede operativa era a Bisceglie.

Nella città metropolitana di Bari è inserito anche il comune di Gioia del Colle, dove l’anno scorso si tenne il primo «Convegno sulla Legalità» promosso da Progetto Di Vita di Adriana Colacicco e Gerardo Gatti. «Oggi viviamo in un clima come quello prima delle stragi e ci auguriamo che tutti se ne rendano conto – hanno sottolineato Adriano e Gerardo il 29 novembre, ad un anno esatto dal convegno -. Ecco perché continuiamo e continueremo ad andare avanti senza farci fermare da nessuno».

«Tante sono le domande che ci poniamo: avremo mai incrociato gli sguardi di coloro che ci vogliono morti? Avremo mai conosciuto quei vigliacchi con le anime nere? Chissà… noi vogliamo giustizia e la pretendiamo perché siamo nella verità. I mafiosi se non avessero complici non andrebbero avanti, sarebbero “nessuno”… vivono grazie all’omertà di tanti complici collusi… di complici che sanno e non dicono niente… ecco noi non siamo come loro e assicuriamo a chi ci vuole morti che non festeggeranno la nostra morte! Sarete assicurati alla giustizia molto prima. Serve il coraggio della legalità».

Dopo quel primo convegno Adriana Colaciccosubì uno dei tanti atti intimidatori di questi ultimi anni. Definito, ricorda, una «bravata per mano di ragazzi», una ricostruzione che loro non condividono perché «il fatto è avvenuto a seguito del primo convegno sulla legalità». Quel giorno la Colacicco trovò il portone di casa bloccato da un grosso catenaccio, nello stesso mese gli fu inviata a casa una busta bianca contenente il ritaglio di un articolo del Quotidiano del Sud con la notizia del convegno e l’immagine di una pistola con la scritta «Morirete».

Cinque mesi fa invece, sempre a casa Colacicco, viene spedita una busta contenente una lingua di animale; un’altra busta bianca (questa volta vuota) è stata successivamente lasciata sul portabagagli dell’auto di Gerardo Gatti a cui sono stati anche tolti tutti i bulloni delle gomme. In un’altra lettera spedita si legge una esplicita e chiara minaccia di morte: «non serve andare a carabignieri a infami come voi o polizzia voi dovete morire e deciso infami».

Questi sono solo alcuni delle minacce ed intimidazioni contro Adriana Colacicco e Gerardo Gatti. Il primo avvenne nel settembre 2018 quando, dopo un convegno sui diritti umani organizzato dai Verdi, trovarono sotto la porta della loro camera d’albergo una busta contenete un messaggio con la scritta «Morirete». Nei mesi successivi buste anonime furono spedite alle loro abitazioni. Un nuovo episodio ci fu in occasione della presentazione dei candidati di Europa Verde (tra cui la stessa Adriana Colacicco) alle europee del maggio 2019. In Calabria nell’agosto scorso dopo la piantumazione dell’albero della legalità a Verzino sull’auto di Colacicco e Gatti viene abbandonato un foglio con scritto «Morirete infami».

«Sin da quando abbiamo iniziato il cammino con il Progetto di Vita, è stato subito chiaro quanto difficile e irto era il percorso – hanno scritto -. Con il tempo e dopo tutto quello che ci è accaduto, abbiamo cercato di mutare la paura in coraggio, di parlare e denunciare. Purtroppo oggi sentire parlare di mafie, di massoneria e dei loro legami con la politica non piace a nessuno, invece a noi sì». Minacce ed intimidazioni opera, scrivono ancora Adriana e Gerardo di «persone esperte, ignote e vigliacche e non ad opera di criminali di strada.»

fonte:wordnews.it/