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Berlusconi la finisca di denigrare la Magistratura, presidio di democrazia e dello Stato di Diritto

Anm: “I tribunali non sono sezioni di partito”
Ogni occasione sembra buona per denigrare l’ordine giudiziario e descrivere i palazzi di giustizia come sezioni di partito, frequentate da magistrati militanti. Nessun ufficio giudiziario merita queste infondate e ridicole definizioni, tanto meno quello di Milano”. L’Associazione magistrati replica indirettamente alle accuse del premier Silvio Berlusconi che ieri aveva denunciato l’anomalia “di pm comunisti”. Domani mobilitazione nelle Corti d’Appello e in molti tribunali

Berlusconi: “L’anomalia non sono io ma i giudici comunisti”, di Aldo Garzia

“Se tra di noi ci sono toghe rosse è solo per il sangue versato dai nostri colleghi che hanno perso la vita in difesa della legalità e dei valori costituzionali”, così risponde il procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo alle accuse rilanciate ieri dal premier intervenendo in diretta alla trasmissione Ballarò su Rai Tre, mentre il Consiglio Superiore della Magistratura sta valutando l’ipotesi di un nuovo intervento “a tutela del prestigio e dell’indipendenza della magistratura”. L’intervento del Csm, comunque, non sarebbe una nuova pratica a tutela, ma le frasi di Silvio Berlusconi potrebbero essere citate in quella già aperta a seguito delle accuse nei confronti delle procure di Palermo e Milano.

Domani, il malcontento delle toghe sarà tangibile nelle tante assemblee organizzate nei distretti di Corte d’Appello e in molti tribunali.
L’Associazione magistrati e l’intera magistratura rendono pubblico lo stato di “agitazione” e il malcontento”, scrive Palamara su Il Riformista. “La magistratura – prosegue – arriva con grande unità a queste assemblee, sia per aderire all’appello di solidarietà al giudice Mesiano, da parte di centinaia e migliaia di appartenenti all’ordine giudiziario, che per testimoniare il rifiuto verso qualsiasi intimidazione”.

Oggi la Giunta esecutiva centrale dell’Anm ha diramato una nota in cui rimarca come le assemblee di protesta e dibattito convocate dall’Associazione nazionale magistrati in tutta Italia, nascono “dalla profonda e sincera preoccupazione per i continui tentativi di delegittimare e intimidire sia la giurisdizione nel suo complesso, sia i singoli magistrati in relazione a processi specifici o in ragione delle sentenze pronunciate. Perfino il rapporto tra istituzioni e organi di garanzia è stato messo in discussione”.
“Mentre la tensione e l’attenzione si concentrano su una impropria contrapposizione, di cui la magistratura è vittima, nulla di serio, concreto e duraturo – aggiunge la nota – viene proposto per restituire efficienza all’organizzazione giudiziaria e per ricondurre il processo alla ragionevole durata”.
“A questo appuntamento la magistratura arriva compatta: sia nelle componenti associative, sia con la spontanea e massiccia adesione agli appelli in favore del collega Mesiano. Ciò testimonia il sentimento di solidarietà a un collega attaccato violentemente -prosegue la nota- solo per aver fatto il proprio dovere, e che ha poi tenuto un comportamento esemplare; ma testimonia soprattutto il rifiuto verso qualsiasi forma di intimidazione”.

Forse certe strategie non nascono a tavolino. Ma neppure nascono dal nulla: dal “cappello in mano” del magistrato che si vuole parte, al calzino stravagante del giudice che si vorrebbe dimezzato più che terzo, alla stucchevole reiterazione di epiteti nei confronti di magistrati, ogni occasione sembra buona per denigrare l’ordine giudiziario e descrivere i palazzi di giustizia come sezioni di partito, frequentate da magistrati militanti. Nessun ufficio giudiziario -conclude la nota dell’Anm – merita queste infondate e ridicole definizioni, tanto meno quello di Milano. Da Milano, e dall’intero Paese, la magistratura ribadisce che intende continuare a vestire solo la toga e a rispondere solo alla legge. In primis alla Costituzione”.
Frida Roy

(Trato da Aprileonline)