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Beni confiscati: commercialisti contro il Governo sugli amministratori giudiziari.

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Beni confiscati: commercialisti contro il Governo sugli amministratori giudiziari
di Adriano Moraglio

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«Del tutto sbagliata, norma ammazza amministratori»: Così Maria Luisa Campise, consigliere nazionale dei commercialisti delegata alla funzioni giudiziarie, ha definito l’emendamento del Governo al disegno di legge Grasso sulla corruzione, presentato alla commissione Giustizia del …

«Del tutto sbagliata, norma ammazza amministratori»: Così Maria Luisa Campise, consigliere nazionale dei commercialisti delegata alla funzioni giudiziarie, ha definito l’emendamento del Governo al disegno di legge Grasso sulla corruzione, presentato alla commissione Giustizia del Senato che riguarda la figura dell’amministratore giudiziario per i beni confiscati e sequestrati alle mafie. «Lo dicemmo quando era stato inserito nel pacchetto giustizia dell’agosto 2014 e lo ripetiamo oggi: questa è una norma – ha sottolineato la Campise – che disincentiva i professionisti ad avvicinarsi a un ruolo e a una funzione così determinanti per una gestione realmente efficace dei beni sequestrati alla malavita». «A tutto ciò – ha poi rilevato – si aggiunge purtroppo anche l’incredibile ritardo nell’attuazione dell’Albo e nell’emanazione del tariffario degli amministratori giudiziari».

Perché le critiche dei commercialisti? L’emendamento, nel coordinare alcune disposizioni del Codice antimafia, introduce un nuovo comma che, con l’intento di garantire una rotazione degli incarichi, impedisce all’amministratore giudiziario di gestire contemporaneamente più aziende sequestrate. Cosa che, secondo Maria Luisa Campise, «di fatto disincentiva qualificati professionisti a lavorare nel settore investendovi tempo, risorse umane e finanziarie». «La nostra idea – ha proseguito la consigliere nazionale dei commercialisti – è che una rotazione dei professionisti nella gestione dei compendi sequestrati debba essere ovviamente assicurata (ed in tal senso la previsione normativa già esiste), rimettendo però siffatta valutazione al magistrato che conferisce l’incarico».

«La contemporaneità di incarichi in capo al medesimo professionista – ha aggiunto – è frutto di una valutazione effettuata dal magistrato al momento del sequestro. L’autorità giudiziaria affida incarichi particolarmente difficoltosi a professionisti esperti del settore in grado di garantire, tramite una propria struttura organizzata, una gestione rapida ed efficiente. A ciò si aggiunga che il novero dei professionisti qualificati risulta allo stato piuttosto limitato. Il magistrato, pertanto, sulla base dell’emendamento governativo, una volta esaurita la platea di professionalità in grado di svolgere adeguatamente questa funzione, sarebbe costretto ad affidare gli incarichi a professionisti neofiti del settore. È evidente che la norma rischia di avere pesanti ricadute negative sul versante finanziario, con la chiusura dell’azienda per fallimento, e sul versante occupazionale, con il licenziamento dei dipendenti».

«In questo stesso ambito – ha proseguito la Campise – sarebbe molto più utile che il ministero della Giustizia tenesse fede all’impegno, preso pubblicamente più volte, di emanare il tariffario degli amministratori giudiziari. A quattro anni dall’istituzione dell’albo, siamo inspiegabilmente di fronte ad una assoluta inerzia delle Istituzioni nel regolamentare la materia».

«Il Governo – ha concluso la consigliere nazionale dei commercialisti – dovrebbe piuttosto puntare a una riforma organica del codice antimafia, intervenendo sulle criticità riscontrate quotidianamente dagli operatori del settore nella gestione delle aziende e ripensando ruolo e funzione dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata».