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Bene il riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati alle mafie, ma se non si alza il tiro e si comincia a colpire chi nella politica e nelle istituzioni favorisce i mafiosi, macineremo sempre aria fritta

Regione Lazio, firmato protocollo riutilizzo beni confiscati alle mafie
Pronti bandi pubblici e risorse per sostenere l’iter. 328 immobili e 99 aziende confiscate ai mafiosi nella regione

La firma di un protocollo d’intesa fra la Regione Lazio e il Commissario straordinario per i beni confiscati, la nascita di bandi per l’assegnazione di immobili ed aziende, lo stanziamento di risorse economiche che sostengano il complesso iter del riutilizzo hanno un unico obiettivo comune: restituire il mal tolto dalle mafie e farne risorsa per il territorio a fini sociali ed istituzionali. L’assessore alla sicurezza della Regione Lazio, Daniele Fichera ha presentato oggi il nuovo piano di rilancio del riutilizzo dei beni confiscati alla criminalità organizzata nella regione.

Beni confiscati priorità nella lotta alle mafie

I dati che raccontano degli affari nella regione non lasciano altre vie: servono interventi proporzionati al grado di infiltrazione mafiosa che oggi soffoca la regione, dalla capitale al sud pontino. Sono di qualche giorno fa 17 ordinanze di custodia cautelare che confermano quello che anche l’Osservatorio regionale sulle mafie nel Lazio diretto dallo storico Enzo Ciconte denunciava da tempo: le infiltrazioni mafiose nella pubblica amministrazione del Comune di Fondi .  “Il riutilizzo dei beni confiscati è il primo strumento efficace per vincere questa battaglia contro le mafie –  ricordano oggi nella conferenza stampa Maruccia, Ciconte e Fichera – per questo motivo la regione ha scelto di farne un punto chiave nella sua strategia complessiva di contrasto al crimine organizzato per quel che concerne le competenze istituzionali”. “Le mafie si appropriano della libertà dei cittadini e dei tanti beni che alla collettività appartengono. Quella collettività ha il diritto di riprendersi il maltolto – ha commentato oggi il presidente della Regione Piero Marrazzo”.

I numeri
Nella regione Lazio sono 328 i beni immobili confiscati dalle forze dell’ordine e 99 le aziende nate o sostenute da capitali di illecita provenienza – dichiara l’assessore Fichera – di questi immobili già 221 sono stati trasferiti ai comuni e 13 sono in corso di trasferimento. Rimangono però ancora in 94 quelli la cui sorte è incerta. Proprio per dare un impulso decisivo a questo iter e superare con strumenti normativi regionali alcuni punti di criticità della legge 109/96 la Regione Lazio ha disposto la nascita di bandi pubblici per l’assegnazione dei beni confiscati e inoltre  firma un protocollo d’intesa che rafforzerà il  lavorodi informazione e coordinamento fra gli enti nazionali e quelli territoriali a vari livelli coinvolti con il commissario straordinario nella destinazione di questi beni.

Le risorse per il riutilizzo dei beni

Punto di forza di questi provvedimenti il sostegno economico che la Regione Lazio ha disposto per questi interventi.  Dopo le cifre del 2008 (1.300.000 euro stanziati per il recupero, riqualificazione e riutilizzo a fini sociali di beni confiscati alla criminalità, beni assegnati con bando regionale e ben 13 immobili già restituiti alla collettività) la Regione Lazio ha presentato oggi il piano di rilancio per il 2009: 2.000.000 euro cui si aggiungerà una pianificazione di 300.000 euro annui, destinate ad iniziative per la legalità collegate a queste strutture, per un totale complessivo di 7 milioni in 3 anni. Sono cifre che per gli addetti ai lavori sono capaci di tracciare la sorte di un bene confiscato e dunque  fra una battaglia realmente vinta e una battaglia sospesa.

Lo sanno i tanti ragazzi che in questi anni hanno messo in piedi cooperative e attività sociali su beni confiscati alle mafie, in Calabria come in Piemonte, in Sicilia come in Campania. E infine nel Lazio. Li ricorda tutti il Commissario straordinario per i beni confiscati Antonio Maruccia – sottolineando il lungo lavoro che da quel milione di firme raccolte in tutta Italia da Libera (“la legge Ciotti” come la ribattezza Maruccia) ha portato alla nascita di realtà che hanno dimostrato come quell’intuizione rivoluzionaria di Pio La Torre potesse concretizzarsi con la collaborazione di tutti, in vino, olio, pasta e beni biologici ed etici capaci di stare sul mercato e di diventare risorsa per il Paese.

Ddl sicurezza, la responsabilità ai prefetti

“Nel ddl sicurezza appena approvato c’è una norma che va nella direzione che da anni auspichiamo per i beni confiscati – commenta Maruccia – quella che trasferisce ai prefetti la responsabilità della destinazione dei beni”. Un passaggio significativo in attesa della nascita di una agenzia nazionale per i beni confiscati capace di seguire il bene dal sequestro al riutilizzo e coordinare forze e risorse nel minor tempo possibile. “Questo stanziamento economico – sottolinea Enrico Fontana (La Sinistra)  consentirà  in tre anni la completa destinazione dei beni e il loro riutilizzo ed è stata presa all’unanimità”.  Nella capitale sono ben 160 i beni confiscati alla malavita e nelle sole province di Frosinone e Latina sono rispettivamente 24 e 55.  Le mafie investono da anni sul territorio laziale, radicandosi sino a diventare forza criminale “autoctona” in alcune aree; la Quinta mafia l’aveva provocatoriamente rinominata il dossier di Libera Informazione “Mafia e Cicoria”.

Una mafia che sa dove investire e che non a caso ha messo le mani nell’economia laziale tanto che su 99 imprese  già sequestrate, 84 erano a Roma, luogo privilegiato per i propri traffici illeciti. Aziende prevalentemente collegate all’attività immobiliare o aziende fantasma che nascondono dietro riciclaggio e reinvestimento di denaro delle mafie. “Un altro segnale posivitov arriva dalla proposta bipartisan sull’istituzione di una agenzia regionale per i beni confiscati – ricorda Fontana- che mesi fa ha  ottenuto l’ok della Commissione Sicurezza del consiglio regionale. La proposta prevede anche l’istituzione di un fondo di rotazione per l’estinzione delle ipoteche sugli immobili e uno di garanzia per agevolare l’accesso al credito dei destinatari dei beni”.

Qualora venisse approvata – ricordiamolo – sarebbe il Lazio la prima regione a disporre di uno strumento normativo di questa portata per la gestione dei beni confiscati.

Antonio Mariuccia

(Tratto da Libera Informazione)