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Bavaglio alla stampa. Non si vuole che scriva certe cose scomode per alcuni

Intercettazioni, stop alle notizie
Proseguono i lavori della Commissione giustizia del Senato che sta esaminando il disegno di legge sulle intercettazioni. Tra gli emendamenti approvati oggi c’è quello che prevede il divieto di pubblicazione, anche per riassunto, di tutti gli atti di un procedimento fino al termine dell’udienza preliminare. Una decisione che di fatto, secondo la presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro, “mette il bavaglio alla stampa”

Nessun atto d’indagine potrà più essere pubblicato fino al rinvio a giudizio dell’indagato. La commissione Giustizia del Senato approva la prima parte del ddl Intercettazioni tra le proteste dell’opposizione che parla di “bavaglio alla stampa”.

Il giornalista che non rispetterà il divieto di pubblicare un atto d’indagine fino al rinvio a giudizio dell’indagato rischia il carcere fino a due mesi e il pagamento di un’ammenda fino a 10.000 euro. Ma non basta. Se condannato, ‘in concorso’ con la ‘talpa’, cioè con chi gli passa la notizia magari in Procura, rischia anche la detenzione fino a sei anni di carcere.
“Se non è questo un bavaglio alla stampa – commenta il presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro – ditemi voi cos’é…”.

La maggioranza conferma la severità della norma. “E’ vero – riconosce il senatore Pdl Giuseppe Valentino – il divieto di divulgare gli atti d’indagine, anche quelli non coperti da segreto, sarà totale”. E infatti, grazie a un combinato disposto di emendamenti e subemendamenti, l’articolo 114 del codice di procedura penale viene cambiato in modo tale che resti in piedi solo il divieto assoluto di pubblicare qualsiasi atto d’indagine anche per riassunto. Il comma 7 attuale, infatti, lasciava aperto un varco: la possibilità di pubblicare “il contenuto di atti non coperto da segreto”.
Cadendo tale varco (sostituito con il divieto di non poter pubblicare le intercettazioni di cui è stata ordinata la distruzione e quelle che riguardano persone estranee alle indagini), cade ogni possibilità di far conoscere gli sviluppi di un’indagine. “Se fosse già in vigore il divieto – osserva il responsabile Giustizia Idv Luigi Li Gotti – non si sarebbe mai potuto sapere nulla né del caso Scajola, né della clinica S.Rita, né di altre inchieste come quelle relative ai ‘grandi appalti’. Il bavaglio sarà totale”.

Ma in commissione passa un’altra norma ‘calda’: quella che stabilisce l’iscrizione nel registro degli indagati del magistrato che rilascia dichiarazioni pubbliche in merito al procedimento che segue. “In sostanza – interviene il capogruppo Pd in commissione Silvia Della Monica – ogni mafioso o estorsore che sia potrà liberarsi del Pm scomodo arrivando a paralizzare la vita di un intero ufficio giudiziario”. In più, avverte Finocchiaro “non si potranno fare intercettazioni ambientali da nessuna parte”.

Si discute a lungo anche delle conversazioni e delle riprese fraudolente per le quali si prevede una condanna fino a 4 anni: il cosiddetto ‘emendamento D’Addario’ che vieta anche la registrazione dei ‘fuori onda’ in tv. Il presidente della commissione Filippo Berselli presenta un emendamento per togliere il termine ‘fraudolentemente’ e mettere più in generale ‘raccolte senza consenso’. Così facendo però, osservano nel Pd, “si allarga ulteriormente la fattispecie del reato”.

Un’altra questione riguarda ‘l’ingerenza’ negli Ordini professionali. Oltre al carcere e all’ammenda, infatti, chi divulga atti di cui è vietata la pubblicazione, rischia di essere sospeso dalla professione per tre mesi. Ma a decidere sull’azione disciplinare, incalza Li Gotti, “dovrebbe essere l’Ordine”. Nel testo invece si dice che il Pm informa il titolare dell’azione disciplinare e questo, entro 30 giorni “dispone la sospensione”.

Berselli (Pdl) respinge ogni critica. L’opposizione, assicura, “sarebbe stata contro il ddl comunque, visto che l’unica cosa che vuole è il suo ritiro”. Quindi si lamenta per la lentezza dei lavori dovuta all’ “ostruzionismo”.
Per domani, infatti, minaccia di convocare sedute notturne per arrivare al voto entro la prossima settimana. “Non è ostruzionismo – ribatte Li Gotti – stiamo solo contestando le cose che non vanno che non sono poche”. “L’unica cosa che vorrei – dice Finocchiaro – è che si rendessero conto dei danni che stanno facendo. Invece ostentano indifferenza”.

(Tratto da Aprile online)