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Basta con l’antimafia delle chiacchiere. Non serve. Le responsabilità della politica

Chi per disattenzione, chi per sottovalutazione del fenomeno, chi, infine, per collusione. non è che possiamo ritenere il mondo della politica – e delle istituzioni locali -, quasi nella loro interezza, immuni da responsabilità nell’occupazione mafiosa dei nostri territori.

La prova del nove l’abbiamo avuta con gli ultimi tre convegni di Formia, Gaeta e Pastena.

I primi due in provincia di Latina, il terzo in quella di Frosinone.

Con alcune specificità e molte diversità.

A Gaeta e Formia sono mancate la politica locale e quella nazionale, a Pastena quella soprattutto nazionale.

A Pastena, infatti, c’erano parecchi sindaci della provincia di Frosinone e parecchi altri amministratori.

A Gaeta e Formia non c’era nemmeno l’ombra né degli uni né degli altri.

Per non parlare degli esponenti dei partiti.

I convegni, quando sono pragmatici, non retorici, senza timbrature politiche, vengono disertati dalla politica.

I nostri sono stati sempre e sempre più saranno incontri durante i quali si discute di problemi reali, attinenti alla realtà dei territori, con riferimenti specifici alle situazioni nelle quali si vive ed opera quotidianamente, basati su analisi approfondite già effettuate, incontri durante i quali si mettono a confronto strategie e metodologie adottate e da adottare, carenze, omissioni, fra persone che operano in prima linea, magistrati di frontiera in primis, rappresentanti delle forze dell’ordine, giornalisti d’inchiesta, gente, cioè, che opera sul campo, non avvezza ai bla bla.

Un modo di fare antimafia, quello nostro, che DA ‘ FASTIDIO.

A tutti, nessuno escluso, perché, a destra, a centro come anche a sinistra, chi per disattenzione, chi per sottovalutazione del fenomeno, chi per pigrizia mentale o fisica, chi per collusione, quasi nessuno può dichiararsi non colpevole.

A noi questi comportamenti servono per acquisire sempre più -e soprattutto far acquisire ad altri – consapevolezza delle responsabilità della politica ed assumere nei confronti di molti i comportamenti conseguenti.

Evitando in ogni modo di farci strumentalizzare e dando nome e cognome alle cose.

Certamente, per onestà intellettuale non possiamo fare di tutt’erba un fascio e non possiamo dare spazio alle generalizzazioni.

A sinistra c’è una certa sensibilità al problema della presenza mafiosa, ma una sensibilità non di certo generale, che è cioè di tutti e che quasi mai trova riscontro in comportamenti ed azioni coerenti.

Molta retorica, molte enunciazioni, molti proclami, ma pochi fatti, poche azioni concrete tese a dare soluzione ai fatti, alle criticità.

Ricordiamo sempre quando avevamo il problema della Procura della Repubblica di Latina che non funzionava come avrebbe dovuto.

C’era al governo il centrosinistra con Prodi.

Andammo da due senatori, di due partiti diversi del centrosinistra, per chiedere ad essi di intervenire sul Ministro della Giustizia con un’interrogazione per denunciare le carenze di quella Procura che sul piano della lotta alle mafie era quasi completamente assente.

Ci fu risposto che… “non si poteva dar ragione a Berlusconi che attaccava la magistratura”!

Come se i magistrati fossero tutti uguali e come se noi (proprio noi che li abbiamo sempre difesi, pur avendo avuto da qualcuno di essi parecchi calci!… ) ce l’avessimo con l’istituzione e non con il singolo magistrato!!!

O come, ancora, quando ci vedemmo approvati dalla Giunta Marrazzo, dopo che avevamo avvertiti TUTTI, due progetti, uno a Sabaudia in provincia di Latina ed il secondo a Ceccano in quella di Frosinone, che,. poi, la stessa Giunta fu costretta a revocare in autotutela..

O come quando il nostro compianto ex vice segretario regionale Gigi Daga veniva denunciato alla magistratura per… “procurato allarme”! da uomini del PD… per aver osato scrivere sul suo giornale “Tarquinia città” che a Tarquinia e nel viterbese erano arrivati i Casalesi.

O, ancora, , quando la Presidente della Commissione Sicurezza della Regione Lazio, durante la gestione Marrazzo, pur avendoci a fatica invitato ad un’audizione che trattava l’argomento, non ci consentiva di parlare per denunciare l’invasione mafiosa dei territori del litorale a nord della Capitale.

Per non parlare dei continui inviti che noi abbiamo fatto, senza aver mai ricevuto riscontro, a partecipare ai nostri incontri ai parlamentari della Commissione Parlamentare Antimafia.

La finiamo qua per non apparire impietosi, ma potremmo continuare all’infinito.

L’antimafia della retorica, delle commemorazioni, delle autocelebrazioni, delle chiacchiere.

L’antimafia che non serve e che noi abbiamo sempre condannato.

Oggi serve l’antimafia del fare, della investigazione, della denuncia dei fatti, nomi e cognomi, della collaborazione continua con le forze dell’ordine e della magistratura.

La vera antimafia.