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BASSO PROFILO | I timori dell’organizzazione e il “rispetto” per Gratteri: «Una persona seria ma è esagerato»

BASSO PROFILO | I timori dell’organizzazione e il “rispetto” per Gratteri: «Una persona seria ma è esagerato»

Dalle intercettazioni sono emerse le “paure” dell’organizzazione sia verso le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia sia nei confronti della Dda di Catanzaro e del Procuratore Gratteri. E poi le “soffiate” del luogotenente della Guardia di Finanza e la complicità di un’impiegata dell’ufficio postale

21 gennaio 2021, 13:21

CATANZARO Al servizio dell’associazione dedita al riciclaggio, auto riciclaggio e alla frode fiscale anche una impiegata di Poste Italiane che con la sua condotta, ricompensata con uno stipendio fisso al fratello della donna e altre utilità, ha permesso la monetizzazione delle somme di denaro, agevolando il compimento delle operazioni di prelievo da parte degli associati o dei loro incaricati al prelievo, omettendo di segnalare, sebbene obbligata, quale intermediario finanziario le operazioni sospette. L’impiegata compiva direttamente le operazioni su richiesta degli associati, che le consegnavano le carte e i codici pin, dalle carte Postepay poi consegnando il denaro prelevato nella disponibilità dell’associazione.

«GRATTERI È UNA PERSONA SERIA» Sono stati registrati timori dai componenti dell’organizzazione sia verso le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, dalla cui scelta di collaborare venivano prese le distanze, sia nei confronti della Dda di Catanzaro e della persona del Procuratore Gratteri definito dagli stessi componenti dell’organizzazione come «persona seria che stava scoperchiando “il pentolone”» anche se in modo, a loro dire, esagerato. Il timore verso le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia si è rivelato più che mai giustificato perché proprio quelle dichiarazioni hanno consentito non tanto di scoprire, quanto di “verificare” risultanze di indagine già supportate da prove e riscontri. I componenti della consorteria criminale erano anche in grado di ottenere informazioni sulle operazioni di polizia imminenti attraverso una rete di fonti e connivenze tra le forze dell’ordine.

L’AIUTO TRA LE FORZE DELL’ORDINE In questo contesto, il ruolo di un luogotenente della Guardia di Finanza, oggi in pensione, anch’egli raggiunto da misura custodiale, in quanto, ancora in servizio all’epoca dei fatti, con la sua condotta, finalizzata ad ottenere uno stipendio fisso tramite l’assunzione del figlio presso una società costituita ad hoc dall’imprenditore Antonio Gallo in Albania, avrebbe fornito notizie sullo stato dell’indagine denominata “Borderland”, avvicinando i colleghi delegati alle indagini, contribuendo a salvaguardare gli interessi di Antonio Gallo, di cui conosceva i legami con la cosche di ‘ndrangheta cui era intraneo.

GLI AIUTI DALLA POLITICA Per gli stessi motivi si muovevano due politici catanzaresi, Tommaso Brutto e Saverio Brutto, padre e figlio, l’uno consigliere di minoranza del comune di Catanzaro, l’altro assessore del comune di Simeri Crichi, coinvolti nell’operazione, i quali auspicando ad un guadagno analogo a quello del luogotenente avrebbero mezzo in contatto quest’ultimo con l’imprenditore delle cosche, attraverso promesse di “entrature” da realizzare con il contributo del segretario Regionale in Calabria dell’Udc, Franco Talarico, oggi assessore al bilancio della Regione Calabria finito ai domiciliari  e che, a sua volta, avrebbe coinvolto un europarlamentare e altri politici nazionali. Talarico, insieme ai due politici locali, guardavano ad Antonio Gallo come un imprenditore di loro riferimento per l’aggiudicazione di grossi appalti per i quali il loro guadagno sarebbe consistito in una provvigione del 5%. Nell’ottica della sicurezza e della segretezza dell’organizzazione sono state registrate attività di bonifica da microspie e dispensati consigli per evitare di essere intercettati oppure di essere individuati. Non sono mancate le minacce dei vertici verso soggetti ritenuti colpevoli anche di aver solo pensato ad un eventuale congedo dall’organizzazione, come quelle del boss Santo Antonio Bagnato in persona all’indirizzo di un soggetto marginale ma utile per l’attività di riciclaggio dei proventi illeciti, oppure verso soggetti ritenuti insolenti perché pretendevano, in un caso specifico da Umberto Gigliotta “mister 100mila”, quanto promesso loro economicamente per l’attività di fittizia intestazione e monetizzazione evocando per convincerli a non denunciare, soggetti della criminalità organizzata catanzarese.

In carcere sono finiti:

ALECCE Luigi;
ANTONELLI Anna Rita;
BACI Henrik;
BAGNATO Antonio Santo;
BANU Elena;
BASILE Luciano;
BONOFIGLIO Giuseppe;
BONOFIGLIO Rosario;
BRUTTO Tommaso;
BRUTTO Saverio;
CARDUCCELLI Eliodoro;
CERENZIA Ilenia;
CIRILLO Nicola;
CURCIO Eugenia;
D’ALESSANDRO Ercole;
D’ALESSANDRO Luciano;
DE LUCA Vincenzo;
DI NOIA Concetta;
DOCIMO Giulio;

Agli arresti domiciliari:
DROSI Antonella;
DROSI Valerio Antonio;
ERRIGO Natale;
ESPOSITO Mario;
FALCONE Carmine;
FALDELLA Santo;
GALLO Antonio;
GIGLIO Glenda;
GIGLIOTTA Umberto;
LA BERNARDA Giuseppe;
LA BERNARDA Rodolfo;
LAMANNA Giuseppe;
LEONE Andrea;
LEROSE Francesco;
MANTELLA Francesco;
MARINARO Ieso;
PAONESSA Daniela;
PIRRELLO Antonino;
POSCA Raffaele;
ROSA Tommaso;
ROSA Victoria;
SELVINO Giuseppe;
SINOPOLI Maria Teresa;
TALARICO Francesco;
TORCIA Luca;
TORCIA Rosa;
TRUGLIA Giuseppe;
VOLPE Pino;
ZAVATTA Alberto;
ZAVATTA Claudio;

indagati

GUGLIELMO Rocco;
HASAJ Odeta;

fonte:https://www.corrieredellacalabria.it/regione/item/289419-basso-profilo-i-timori-dellorganizzazione-e-il-rispetto-per-gratteri-una-persona-seria-ma-e-esagerato/