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Barriere antirumore Napoli : «Più frastuono di prima»

– di Valerio Ceva Grimaldi –

 

La Tangenziale di Napoli è una lingua d’asfalto lunga venti chilometri che attraversa una buona parte dell’intensa conurbazione della città. è un tratto autostradale urbano, gestito dalla società Tangenziale di Napoli Spa su concessione del gruppo Autostrade. L’unico del genere in Italia che è a pagamento: il pedaggio costa 80 centesimi, peraltro di recente ritoccato verso l’alto. Croce (spesso) e delizia (raramente) di napoletani e turisti, ha rappresentato per anni un’arteria pericolosa, congestionata e con notevoli impatti su inquinamento e sicurezza della circolazione: in molti casi l’autostrada, infatti, passa a pochi metri dalle case.

Le prime proteste, nei primi anni 80, videro Verdi, ambientalisti e comitati di cittadini richiedere con forza interventi per ridurre l’impatto sonoro e dell’inquinamento atmosferico su migliaia di cittadini: nel territorio comunale, infatti, i viadotti sovrastano la città con strutture gigantesche su due zone densamente abitate, una tra i quartieri di Fuorigrotta ed il Vomero e l’altra all’Arenaccia. Ed è proprio lungo queste due tratte che si è rilevato il più alto tasso di inquinamento acustico raggiungendo valori del Livello Equivalente Sonoro (LEQ) pari ad 80 dB diurno e 65 notturno. Complessivamente, tutto l’asse viario supera il limite ammissibile del rumore prodotto, con picchi di criticità nelle tratte tra Fuorigrotta ed il Corso Malta.

Svincoli che nelle ore di punta sono estremamente congestionati, tant’è che quest’ultimo è stato di recente ampliato per permettere un deflusso maggiore. Le battaglie dei comitati, ormai, sono davvero risalenti: decine di riunioni presso gli uffici di sindaco e assessori, iniziative di sensibilizzazione con la Polizia, l’Anas, la società Autostrade, la Procura della Repubblica, la Regione, le Asl, le associazioni ambientaliste cittadine, i gruppi consiliari. E la questione è arrivata anche in Parlamento: nella seduta alla Camera del 3 marzo 1997 il parlamentare Vincenzo Siniscalchi presentò una specifica interpellanza al ministro per l’Ambiente.

Di cui nulla più si è saputo. E ora il com’è dello stato dell’arte lo chiediamo ad Alfonso Izzo, promotore del comitato cittadino contro l’inquinamento acustico. «Negli ultimi 2 anni, dopo tante annose battaglie e snervanti incontri presso i vari assessori all’Ambiente del Comune che via via si sono succeduti (Lamberti, Di Palma, Monti, Nasti), è stato approvato il progetto di insonorizzazione realizzato dalla società Tangenziale e relativa realizzazione ». Dopo tanti anni, finalmente una buona notizia. La Tangenziale, che per legge è obbligata ad investire il 7% dell’incasso degli introiti dei pedaggi in azioni di riduzione dell’inquinamento atmosferico e sonoro, ha infatti installato in alcuni tratti le barriere antirumore.

I lavori, informa la Tangenziale di Napoli spa, sono iniziati a gennaio 2005 con un investimento di 22, 5 milioni di euro, il completamento di tutta la tratta è previsto entro luglio 2012. L’installazione delle barriere nel tratto FuorigrottaCamaldoli è però già completata. Risultato? «Un incremento del rumore». Possibile? La testimonianza è dello stesso Izzo, che in questo tratto ci abita. «Dopo la messa in opera dei pannelli spiega – moltissime zone dell’asse viario hanno visto aumentare la densità del rumore esasperando le condizioni di vivibilità (il rilevamento dell’Agenzia regionale per l’ambiente Arpac presso la mia abitazione di circa un mese fa evidenziava 75 decibel all’interno della camera da letto), in particolare ai piani alti degli edifici ». Carte alla mano, c’è da credergli.

Nella relazione fonometrica redatta pochissimi giorni fa dai tecnici Arpac, l’Agenzia regionale per l’ambiente, di cui Terra è entrata in possesso, si legge infatti che «dalle misure atte a caratterizzare il clima acustico dell’area limitrofa all’asse viario» si evince che «i rilievi fonometrici effettuati presso alcune abitazioni private site in fabbricati confinanti, nel tratto FuorigrottaCamaldoli, con l’infrastruttura in oggetto» hanno «evidenziato che i livelli di rumore nei siti oggetto d’indagine sono superiori al valore limite previsto dal Dpr 30 marzo n.142». E ancora: «Considerato che le misurazioni fonometriche sono state effettuate in un periodo temporale non caratterizzato da elevati flussi di traffico, – è scritto nella relazione – si ritiene che le barriere antifoniche installate nella tratta in oggetto d’indagine non siano adeguate a garantire il rispetto dei limiti previsti dalla normativa vigente».

In due abitazioni di via San Domenico, ad esempio, è stato certificato (rispettivamente il 18 e il 24 febbraio scorso, tra le ore 12 e le 13) un livello di rumore ambientale pari in un caso a 71.5 dB (A) (valore limite 70) e in un altro a 72.5. In un’altra abitazione nel complesso residenziale Parva Domus (via Piave, a poche decine di metri dalla Tangenziale) questo valore sale a 73.5. Verosimilmente, il rumore sarebbe stato più elevato se la misurazione fosse avvenuta nelle ore mattutine e serali, al termine degli orari tipici d’ufficio, quando c’è più traffico. In pratica, queste misurazioni testimonierebbero che i pannelli installati non hanno, di fatto, ridotto il rumore. Anzi: «Dati alla mano, la situazione è complessivamente addirittura peggiorata», assicura Izzo.

L’assessore all’Ambiente del Comune di Napoli Gennaro Nasti, nell’ultimo incontro dello scorso dicembre «aveva assunto l’impegno, entro 20 giorni, di proporre soluzioni alternative idonee a rientrare nei limiti consentiti». I comitati non hanno ancora ricevuto notizie. Insomma: dopo anni di battaglie, il problema sembrava finalmente risolto. Appena gli abitanti della zona hanno visto gli operai stendere il nuovo asfalto e montare le barriere antirumore, hanno tirato un lungo respiro di sollievo. Ma, stando a quanto hanno poi denunciato e a quanto è scritto nella relazione Arpac, le cui misurazioni sono «da ritenersi comunque indicative e preliminari ad una campagna di monitoraggio », gli effetti sortiti non sembrano decisamente quelli sperati.

E, a questo punto della storia, la testimonianza della signora Marianna Durazzo, che abita con la sua famiglia in un appartamento nelle immediate vicinanze della Tangenziale in zona via Arno, può apparire davvero paradossale. In corrispondenza del suo palazzo, infatti, c’è un’interruzione di alcune centinaia di metri della cosiddetta barriera antirumore. In pratica, un “buco” che non scherma, il suo come altri palazzi, dal frastuono della Tangenziale. Per un complesso problema legale tra i proprietari dell’edificio e la società Tangenziale, al momento l’installazione delle barriere non è stata prevista. Durazzo, insieme ad altri condomini, ha da tempo avviato una causa civile per ottenere lo schermo antifrastuono anche in prossimità del suo appartamento. Chissà che ora non debba ripensarci.