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Azione penale, stop obbligatorietà e poteri a un’alta camera eletta dal Parlamento. Assoluzioni inappellabili: Nordio ci riprova

Obbligatorietà dell’azione penale, abuso d’ufficio, inappellabilità delle sentenze di assoluzione, separazione delle carriere dei magistrati, sovraffollamento delle carceri.

Il guardasigilli Carlo Nordio è audito dalla commissione giustizia del Senato, ancora per parlare delle linee programmatiche del dicastero di via Arenula. Ma trova il tempo di rispondere anche su altro. Ad esempio, il tema degli errori giudiziari. «È stato aumentato il fondo di 7 milioni per gli assolti – dice-. Non è un granché, ma rappresenta un segnale di attenzione dello Stato verso chi ha subito ingiustamente un processo. Ho sempre pensato che almeno in certi casi lo Stato debba tenere indenne l’imputato assolto dalle spese legali. Chiaramente questo postula una serie di risorse che magari al momento non ci sono, ma in prospettiva questo sarebbe un segno di civiltà».

Poi passa a squadernare le sue idee, su come vorrebbe cambiare la giustizia. Radicalmente. «L’obbligatorietà dell’azione penale è diventata una vuota astrazione metafisica – sostiene-. Abbiamo una struttura edilizia, di risorse umane, finanziarie, che non consente di fare tutti i reati. Quindi l’arbitrio viene lasciato ai pubblici ministeri, alle singole procure o anche al Csm, che però non ha alcuna responsabilità e nessun criterio di valutazione che non sia quello della autoreferenzialità, e questo è inammissibile». Fosse per lui, si dovrebbe devolvere il compito «a un’alta camera del parlamanto, magari un’alta camera di membri eletti dal parlamento, composra di persone di specchiata professionalità, e le lasciassimo proporre al parlamento un editto pretorio sulla precedenza da dare ai reati, non significherebbe porre il pm sotto l’esecutivo, ma rendere trasparente quello che è il criterio di priorità. Ma almeno in questo caso ci sarebbe una responsabilità, perché se un domani questa priorità non fosse accettata dai cittadini, cambierebbe il parlamento e si cambierebbero i criteri».

Quindi torna sui reati contro la pubblica amministrazione, e ribadisce: «Abbiamo intenzione di rivedere completamente i reati contro la pubblica amministrazione che portano alla cosiddetta ‘paura di firma’. A partire dal reato di abuso di ufficio. Ne dibatteremo prossimamente in Parlamento». Articolato, invece, il discorso sulla inappellabilità per il pm delle sentenze di proscioglimento. Una «vecchia questione, personalmente sono convintissimo che sia necessario riformare completamente questa disciplina e sia necessario tornare a quella che era stata la famosa Legge Pecorella, che tra l’altro è stata dichiarata poi incostituzionale dalla Corte». Correva l’anno 2007, e la Consulta bocciava la norma del deputato-avvocato berlusconiano.

«Naturalmente – precisa Nordio – una legge in questo senso va rimodulata per evitare una nuova pronuncia» di incostituzionalità. Bontà sua. «Però – spiega il ministro – sono intervenuti dei fatti nuovi, ad esempio è intervenuto il fatto che oggi vige il principio che una persona non può essere condannata se non vi sono prove al di là di ogni ragionevole dubbio. Ora la domanda è: come si può rinviare a giudizio e in prospettiva condannare una persona quando un giudice precedente ha dubitato al punto da assolvere? O il giudice precedente era irragionevole, e quindi dovrebbe essere cacciato dalla magistratura, oppure è sbagliata la norma».

Per Nordio, «la perversione, nel senso di deviazione peggiore, è che assistiamo al paradosso che una sentenza può essere riformata ‘in peius’ con un procedimento puramente cartaceo di brevissima durata che può modificare e spedire all’ergastolo una persona che sia stata assolta dopo anni e anni di dibattimento in Corte di Assise. Tutto questo è irrazionale, salvo che intervengano nuove prove o che comunque il processo vada rifatto». La ricetta? «Una persona può essere assolta ma su impugnazione del pubblico ministero il processo va rifatto da capo se ci sono nuove prove, ma non sulla base puramente cartacea. Su questo io sono assolutamente d’accordo, sono favorevolissimo al principio della inappellabilità delle sentenze di assoluzione da parte del pm, salvo alcuni casi di nuove prove in cui però allora il processo deve essere rifatto».

Il guardasigilli non trascura un altro cavallo di battaglia del centrodestra: la separazione delle carriere. «Non faccio un passo indietro sulla separazione delle carriere tra giudici e Pm, ma – avverte – la priorità è la riforma della giustizia civile, perché la lentezza dei processi che ci costa 2 punti di Pil. Separazione carriere non è la priorità oggi, le riforme andranno in parallelo».

Un altro capitolo spinoso sono le carceri, su cui rispolvera un’idea non nuova. «Non sono sufficienti e non lo saranno per i prossimi dieci anni – premette Nordio – a tenere detenuti tutti quelli che vengono condannati. Vi sono in Italia decine di caserme che sono state dismesse. Le caserme per definizione hanno una struttura che è abbastanza simile e compatibile con quelle delle carceri, hanno il muro di cinta e le baracche interne». Del resto «costruire carceri nuove in Italia è molto difficile per il noto principio ‘Not in my backyard’ (‘Non nel mio cortile’, ndr.), l’Italia non è la California dove puoi costruire un carcere in sei mesi con dei moduli prefabbricati in mezzo al deserto. Qui ci vogliono dieci anni per fare un carcere se va bene, se poi le fai a Venezia o Roma trovi un coccio etrusco o veneziano e gli anni diventano venti».

E allora, «queste ristrutturazioni delle caserme che avrebbero costi molto minori, potrebbero essere una soluzione alternativa per quelle figure di reati e di rei di non eccessivo allarme sociale e penso anche a quelli che sono in transito in carcere, con la carcerazione preventiva. Le ‘porte girevoli’ è un’espressione vecchia di 40 anni, non è nata con i magistrati che fanno politica ma indica le persone che entrano in carcere oggi con l’obbligatorietà dell’arresto in flagranza ed escono domani perché la liberazione è obbligatoria. Anche questa è una delle contraddizioni del sistema». Secondo il ministro, «mettere insieme carcerazione preventiva con l’espiazione del reato anche questa è una cosa che va rimodulata. Su questo mi piacerebbe fare un confronto con le tre gambe della giurisdizione: con gli avvocati, con i magistrati e con chi fa le leggi, opposizione compresa». Ma alla fine deciderà uno solo.

martedì, 20 Dicembre 2022 – 19:29

fonte:https://www.giustizianews24.it/2022/12/20/azione-penale-stop-obbligatorieta-e-poteri-a-unalta-camera-eletta-dal-parlamento-assoluzioni-inappellabili-nordio-ci-riprova/