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Aumentano le nostre preoccupazioni in vista del poitenziamento del Porto di Gaeta e di quello di Civitavecchia e dei prevedibili interessi della mafie ad accaparrarsene spazi nelle loro attività

Abbiamo avuto modo di rendere note le nostre vivissime preoccupazioni per i possibili scenari che potrebbero delinearsi in vista dei piani di sviluppo del Porto di Gaeta (e di quello di Civitavecchia).

Due porti importanti, collocati entrambi in un’area centrale, il Lazio, vitale per i collegamenti con tutto il mondo.

Quello che ci inquieta maggiormente è la disattenzione con la quale l’opinione pubblica, i mass media, la politica nazionale e locale stanno mostrando rispetto al prevedibile interesse delle mafie nazionali ed internazionali ad inserirsi nella futura gestione delle varie attività di entrambi i porti.

Sono pochi, ad oggi, gli esponenti del mondo dell’informazione e della politica che hanno mostrato di aver compreso la gravità dei pericoli cui stiamo andando incontro nel Lazio –e non solo –, stante la vastità dell’area interessata alle ricadute -positive, ma anche negative- che avremo con il potenziamento di entrambi i porti laziali.

Stiamo parlando di due aree, quelle del nord e del sud della regione, vitali per lo sviluppo di tutto il centro Italia e di due porti – Civitavecchia e Gaeta, gestiti entrambi dalla stessa Autorità Portuale, oggi commissariata – nelle quali e sui quali già le mafie hanno mostrato di avere molta attenzione e tanti interessi.

Attenzione della criminalità organizzata non contrastata, almeno fino ad oggi, da un adeguato livello di consapevolezza del fenomeno e, peggio ancora, da una forte azione di vigilanza.

Di prevenzione e repressione.

Come al solito, opinione pubblica, politica ed istituzioni stanno palesando tutta la loro disattenzione e la loro fragilità nell’azione di contrasto di una criminalità organizzata sempre più invasiva, arrogante, intraprendente e violenta.

Eppure ripetutamente la Magistratura, che grazie a Dio ancora funziona malgrado l’azione di depotenziamento svolta quasi ogni giorno ai suoi danni da questo governo, ripetutamente ha lanciato il suo grido di allarme.

Ma, di fronte alla latitanza di altre istituzioni e soprattutto della politica e della società civile, non possiamo pretendere che essa si trovi costretta a svolgere sistematicamente un’azione di controllo che è tutta propria dei cittadini e dei politici.

E delle loro espressioni: partiti, sindacati, associazioni ecc.

Non possiamo pretendere che essa abbia gli occhi dappertutto, considerate anche le gravissime carenze da noi più volte lamentate per quanto attiene ad un apparato investigativo locale che in alcune aree, come quella pontina, appare alquanto inadeguato.

Noi abbiamo, finalmente, due ottime Procure della Repubblica, quelle di Civitavecchia e Latina, ottimi DIA, GICO ecc. a livello centrale e regionale, ma apparati investigativi nelle aree pontina e del nord del Lazio (da Civitavecchia fino ai confini con la Toscana, viterbese soprattutto) alquanto lacunosi. Parliamo ovviamente di quelli locali.

Ma siamo fortemente preoccupati, intanto, per le fragilità, a tutti note, della situazione politica complessiva che non lascia intravedere una forte volontà di contrasto nella nostra regione dei forti interessi di gruppi e soggetti di natura economico-affaristica e, poi, per alcune manovre che noi sospettiamo che possano configurarsi come tentativi di accaparramento di spazi vitali per la gestione futura delle attività dei due porti.

Qualche notizia –non sappiamo quanto fondata –ci è già pervenuta circa possibili situazioni di monopolio nella gestione di talune aree da parte di qualcuno a danno di altri.

Questo, se vero, va assolutamente evitato.

E subito.

Assumono particolare evidenza al riguardo due esigenze:

1) quella di alzare il livello di attenzione e di guardia su quanto potrebbe verificarsi sia per quanto riguarda l’accaparramento di aree intorno ai due porti che per la loro gestione anche momentanea;

2) quella che riguarda la scelta oculata di quanti saranno chiamati a gestire la cosa pubblica, l’Autorità Portuale ed il consorzio industriale nelle aree interessate.