Longo: ”Palermo è cambiata. Attenzione però, la mafia è più subdola”
- Pubblicato: 22 Febbraio 2017
di Aaron Pettinari
Il saluto del Questore di Palermo. Sarà Prefetto a Vibo Valentia
Un’ultima conferenza stampa a latere dell’importante operazione antidroga che ha svelato i rapporti tra Cosa nostra, Camorra e ‘Ndrangheta nel traffico di stupefacenti. E’ così che il Questore di Palermo, Guido Nicolò Longo, ormai prossimo prefetto di Vibo Valentia, ha voluto salutare addetti ai lavori e giornalisti.
Il tutto è avvenuto all’interno dei locali di quella Squadra Mobile di Palermo in cui ha vissuto il periodo della Guerra di mafia e delle stragi. “Lascio una Palermo che è cambiata rispetto al passato. Grazie all’impegno delle forze di polizia e della magistratura si è riusciti a far diventare questa città più ‘normale’, più libera. Vedo anche una cittadinanza, una società civile più attenta al lavoro delle istituzioni e questo è importantissimo. Ma non dobbiamo pensare di aver definitivamente vinto. E’ stata sconfitta la mafia corleonese, quella che aveva messo in atto una stagione terroristica ma ancora la guerra non è conclusa”.
La nomina di Longo è arrivata direttamente dal Consiglio dei ministri su proposta del ministro dell’internoMarco Minniti. Nella sua storia è stato per dieci anni nella questura di Reggio alla squadra mobile. Poi, negli anni Ottanta è arrivato a Palermo ed è stato il vice del capo della mobile Arnaldo La Barbera ma anche dirigente delle sezioni narcotici e omicidi. Poi è stato vice capocentro della Dia. Successivamente ha vissuto un periodo a Napoli per poi tornare a Palermo nel periodo delle stragi del 1992. Promosso a Roma al servizio centrale, è stato destinato a Caserta dopo la strage di Castelvolturno. E proprio in Campania Longo ha riportato uno dei risultati più importanti nell’operazione antimafia in cui è stata messa a segno la doppia cattura dei superlatitanti dei Casalesi Antonio Iovine e Michele Zagaria. Infine è tornato a Palermo dove è rimasto per due anni alla guida della questura.
“Affronto questo nuovo impegno fuori dalla Polizia come una nuova sfida. Spero di riuscire a ripagare la fiducia che mi è stata data in un luogo, la Calabria, che non mi è totalmente estraneo. A Reggio Calabria io mi sono formato come poliziotto anche se ora, ovviamente, cambierà l’approccio”.
Longo, nel suo discorso di saluto, si è soffermato sull’importanza che ha l’informazione anche per permettere ai giovani di comprendere lo stato delle cose: “Voi stampa avete un ruolo importante. Bisogna stare molto attenti, bisogna creare le basi affinché certi fenomeni non ci siano piu. Non siamo negli anni Ottanta, gli anni del terrorismo mafioso, ma c’è un’altra mafia e questa verità va raccontata”. “Il nostro – ha continuato – è un Paese che ha bisogno di verità. Ed io sono speranzoso e fiducioso per un futuro migliore, in particolare ho fiducia nei giovani. Noi istituzioni dobbiamo essere al loro servizio, al servizio del cittadino. In questo impegno non deve mancare, poi, la memoria, il ricordo di chi si è sacrificato per la libertà. Parlo dei caduti della polizia, delle forze dell’ordine, della magistratura, della società civile. Bisogna raccontare ai giovani quelli che erano i principi di certe persone per creare una nuova società. E noi abbiamo il dovere di descrivere minuziosamente quello che è accaduto in passato con Falcone, Borsellino, Giuliano, dalla Chiesa, Mattarella, Basile, Chinnici. Noi dobbiamo inquadrarlo anche nel contesto storico, e se vogliamo anche politico perché in un Paese civile e democratico queste cose non devono più accadere”.
Dopo aver sottolineato l’importanza di un luogo come “Il giardino della Memoria”, il questore Longo ha puntato l’indice contro chi consuma droghe: “Dobbiamo dirlo che l’assunzione di cocaina provoca dipendenza ed assuefazione. Che drogarsi è sbagliato ed è una sconfitta. Il traffico di droga è una delle voci più attive per le organizzazioni criminali. Attenzione al potere economico che si crea e determina l’ascesa di certe carature criminali, l’ascesa di personaggi che poi è difficile contrastare e vincere”. E poi ha aggiunto: “Non dobbiamo pensare che la mafia è vinta. Si è trasformata, più soft, più subdola ma sul piano economico è sempre presente. C’è una mafia economica che distrugge l’economia sana e questo lo dobbiamo impedire”.