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Attacco all’informazione

Dopo l’ira di Berlusconi contro il vicedirettore di Repubblica, lo sfogo di Paolo Romani (vice ministro allo Sviluppo economico con delega alle telecomunicazioni) che tuona contro la Dandini. Che il governo polemizzi con i giornalisti è già singolare, ma quando i rimbrotti arrivano addirittura a colpire uno spettacolo comico, di satira è stupefacente

“Non sono un dittatore!”. Silvio Berlusconi ha respinto ripetutamente aspre accuse piovute sulla sua testa da parte delle opposizioni e da gran parte della stampa italiana ed internazionale. Il presidente del Consiglio se l’è presa più volte con la Rai, con i giornali, con le opposizioni, con le “toghe rosse” lanciando accuse di “falsità”, di “disfattismo”, di “sinistra rimasta comunista”.
Il leader del centro-destra più volte ha attaccato l’informazione rea di sollevare delle critiche verso di lui o il suo governo. Martedì sera ha alzato il telefono ed ha chiamato ‘Ballarò’, programma televisivo di RaiTre. “Non è accettabile sentire in una tv di Stato certe menzogne”, ha tuonato, interrompendo la telefonata prima di ricevere una replica. Il presidente del Consiglio ce l’aveva con Massimo Giannini, vicedirettore di ‘Repubblica’, che aveva ricordato una sua frase di qualche anno fa: “Evadere in Italia è inevitabile”.

Paolo Romani ieri è andato oltre, ha puntato il dito non contro l’informazione, ma contro la satira televisiva. “Serena Dandini è anche peggio di Santoro”, ha accusato il vice ministro allo Sviluppo economico con delega alle telecomunicazioni, ospite del programma di RadioDue “Un Giorno da Pecora”. Ha spiegato il suo punto di vista sull’attività della conduttrice di ‘Parla con me’, su RaiTre.
“La Dandini -ha detto Romani- è scoraggiante. In campagna elettorale, quando non poteva fare il programma con ospiti politici, ha invitato solo giornalisti chiaramente di sinistra facendo, di fatto, campagna elettorale. Per non parlare poi delle sue domande retoriche e preconfezionate”.

Uno strano linguaggio e un singolare comportamento sia quello di Berlusconi sia quello di Romani. Il vice ministro dello Sviluppo economico ha il poco lusinghiero merito di una nuova svolta nell’intolleranza verso le critiche. Che il governo polemizzi con i giornalisti è già singolare, ma quando i rimbrotti arrivano addirittura a colpire uno spettacolo comico, di satira è stupefacente. La democrazia in Occidente, nell’antica Grecia e nell’antica Roma, nacque assieme alla satira politica: Callimaco, Lucilio e Orazio furono tra le più alte espressioni dell’arte del teatro e della poesia satirici. Non a caso non piacevano molto ai potenti dell’epoca Vignettisti e comici, nella Prima Repubblica, misero alla berlina Amintore Fanfani, Aldo Moro, Giulio Andreotti, Enrico Berlinguer e Bettino Craxi, ma nessuno di questi personaggi ne fece un dramma.

Invece oggi la satira di un programma comico è ritenuta un inaccettabile attacco politico. A pensare che Berlusconi si considera un autentico liberale, alla guida di governo iper liberale e di un partito liberale di massa (il Pdl). La satira non ha mai fatto male a nessuno, anzi ha aiutato ed aiuta a migliorare la politica e la società. Mette il dito su arroganze e temibili involuzioni. Se poi la satira non piace si cambia canale tv, si sceglie un altro teatro o si compra un diverso giornale. Ma certo un governo, anche perché rappresenta il massimo del potere, non può pretendere di chiudere la bocca a un comico o a un giornalista. Invece il rischio affiora. “Buoni a nulla e capaci di tutto”, diceva Leo Longanesi.
Leo Sansone

(Tratto da Aprile online)