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Associazione Caponnetto parte civile nel processo clan Belforte

La Caponnetto ammessa ieri tra le parti civili nel processo contro personaggi 

accusati di collegamenti col clan Belforte di Marcianise

 

Ennesima costituzione di parte civile per l’associazione Caponnetto ieri dinanzi al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, seconda sezione penale, dove è in corso il processo a carico di personaggi e imprese accusati si collegamenti con il clan Belforte di Marcianise. Assistita e rappresentata dal penalista Gerardo Tommasone, l’associazione ha dovuto anche stavolta superare le tante obiezioni avanzate dagli avvocati di controparte «che – spiega l’avvocato Tommasone – ne avevano chiesto unanimemente l’esclusione dal processo con argomentazioni forzate e prive di riferimenti giuridici concreti, al solo scopo di delegittimarne l’operato».  «Tuttavia – aggiunge il penalista –  abbiamo evidenziato alla Corte gli scopi statutari e l’ottimo operato dell’associazione, già presente in numerosi processi di rilievo nazionale, fornendo ai giudici ogni chiarimento utile ai fini della legittimazione a costituirsi parte civile anche per l’odierno procedimento».  Tanto che il Tribunale, dopo una lunga camera di consiglio, ha sciolto la riserva, ammettendo la costituzione di parte civile della Caponnetto nei confronti degli imputati.

Si tratta di un ulteriore passo avanti nell’affermazione concreta del contrasto al predominio mafioso ed in tal senso vanno lette le numerose costituzioni di parte civile finora ottenute dai legali dell’Associazione: il professor Alfredo Galasso, presidente onorario della Caponnetto, lo stesso avvocato Tommasone ed il penalista Roberto D’Aloisio.

L’udienza che si è celebrata ieri è relativa al procedimento penale instaurato presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (II sezione penale coll. B, Presidente L. Di Girolamo) contro Alberico Matteo+14, scaturito dalle indagini condotte dal pm Luigi Landolfi della DDA di Napoli. Vasti i campi d’imputazione, che vanno dall’impiego in una società di utilità provenienti dall’attività criminale dei Belforte, all’attribuzione fittizia di titolarità e cariche nella stessa impresa «al fine di eludere le disposizioni di legge in materie di prevenzione patrimoniale e eludere il sequestro e la confisca dei beni e delle utilità di Belforte Salvatore ed altri esponenti del clan».

Sotto accusa anche funzionari del Comune di Marcianise, che avrebbero «omesso qualsiasi riferimento in ordine alla illegittimità dell’intervento edilizio e alla incompatibilità dello stesso con lo strumento urbanistico del Comune di Marcianise, così attestando contrariamente al vero, la legittimità dell’intervento e la conformità dello stesso agli strumenti urbanistici che invece non ne consentivano il rilascio in quanto si trattava di modifiche sostanziali ai corpi edilizi che non potevano essere autorizzate con l’istituto della variante». Reati contestati con l’aggravante di aver favorito ed agevolato l’organizzazione camorristica Belforte che nell’ immobile aveva investito denaro di provenienza delittuosa.

 

 

Roma, 15 marzo 2016

Ufficio stampa Associazione Antimafia Caponnetto

Domina Comunicazione

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